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La panacea per i mali della pubblica amministrazione? La trasformazione digitale

La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana rappresenta una delle sfide più urgenti e delicate del nostro tempo. In un contesto globale sempre più interconnesso e tecnologico, la capacità di un paese di innovare e digitalizzare le proprie strutture pubbliche non è solo un indicatore di efficienza, ma anche una misura della sua competitività internazionale. In questo scenario, la relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sull’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, istituita dalla Camera dei deputati nel 2016 e conclusa il 26 ottobre 2017, evidenzia chiaramente l’urgenza di promuovere una trasformazione digitale incisiva e capillare nel nostro Paese.

L’inchiesta parlamentare: un’analisi critica dello stato dell’arte

L’inchiesta parlamentare ha avuto un duplice obiettivo: da un lato, raccogliere dati aggiornati sul livello di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche statali e locali; dall’altro, individuare soluzioni, anche di natura legislativa, per colmare il gap che separa l’Italia dagli altri Paesi europei in materia di innovazione tecnologica. Tra i principali compiti della Commissione vi è stata l’analisi degli investimenti effettuati nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), con particolare attenzione alle eventuali diseconomie e alla comparazione della spesa pubblica italiana con quella dei principali Paesi europei.

Il lavoro della Commissione ha permesso di ricostruire in modo dettagliato l’evoluzione storica e legislativa del processo di digitalizzazione della PA, mettendo in luce criticità e ritardi che hanno compromesso la piena realizzazione di molti progetti chiave. Tra questi, spiccano le problematiche legate all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), che ha subito numerosi ritardi e difficoltà nella sua implementazione, e il Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN), afflitto da persistenti malfunzionamenti che hanno ostacolato l’erogazione dei fondi europei per l’agricoltura.

Le criticità emergenti: normativa disattesa e scarsa qualità della spesa

Uno dei punti più critici emersi dalla relazione finale riguarda la scarsa conoscenza e applicazione del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), sancito dal D.Lgs. 82/2005. Questa normativa, fondamentale per il processo di digitalizzazione della PA, è stata spesso ignorata o mal interpretata, con gravi conseguenze sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini e sull’efficacia degli investimenti effettuati. La mancanza di un controllo rigoroso sulla qualità della spesa, soprattutto in relazione ai sistemi informativi, ha inoltre limitato fortemente l’impatto positivo che queste tecnologie avrebbero potuto generare in termini di risparmi economici e miglioramento dei servizi pubblici.

Le raccomandazioni della Commissione: formazione, rafforzamento e governance

La Commissione parlamentare ha proposto una serie di linee d’azione volte a superare le criticità evidenziate e a promuovere una vera trasformazione digitale. Tra queste, spicca la necessità di un adeguamento delle competenze del personale, sia attraverso un massiccio investimento in formazione, sia mediante l’inserimento di nuovo personale altamente qualificato, in particolare nei ruoli dirigenziali. Solo con una PA dotata delle competenze necessarie sarà possibile affrontare le sfide della digitalizzazione in modo efficace.

Altrettanto importante è il rafforzamento dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che necessita di maggiori risorse finanziarie e umane per poter svolgere il suo ruolo di guida e coordinamento del processo di innovazione tecnologica nel Paese. La Commissione ha inoltre sottolineato l’importanza di aggiornare le linee guida per il procurement dei sistemi informativi, introducendo l’obbligo di studi di fattibilità e progettazione accurata prima della messa a bando dei progetti, per evitare sprechi e garantire la qualità degli investimenti.

Infine, la relazione della Commissione pone l’accento sulla necessità di rafforzare e stabilizzare la governance della trasformazione digitale. Questo richiede non solo un miglioramento delle strutture esistenti, ma anche un costante monitoraggio dell’impatto tecnologico della normativa, valutando l’opportunità di istituire una Commissione permanente dedicata ai temi del digitale.

 


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Ferragosto di fuoco per gli studi professionali: valanga di notifiche dall’Agenzia delle Entrate

Roma – Un vero e proprio “ingorgo” di notifiche sta sommergendo i contribuenti e gli studi professionali in questo periodo di Ferragosto. La postalizzazione degli atti da parte dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, iniziata a metà luglio, non sembra rallentare, nonostante le promesse di una tregua estiva. La denuncia arriva dall’Unione Nazionale delle Camere degli Avvocati Tributaristi (Uncat), che ha segnalato una “pioggia di notifiche” che sta creando non poco stress tra i professionisti del settore.

“Piovono notifiche ai contribuenti da parte delle Agenzie delle Entrate territoriali”, afferma l’Uncat in una nota ufficiale, “nonostante la circolare n. 9/E di maggio scorso avesse annunciato lo stop all’invio di comunicazioni e inviti nei mesi di agosto e dicembre, salvo casi di indifferibilità e urgenza”. L’associazione ha stilato un elenco degli atti che stanno inondando i contribuenti e, di conseguenza, gli studi professionali: notifiche di pignoramento subito dopo i cinque giorni dall’intimazione, intimazioni relative a cartelle già rottamate o rateizzate, richieste istruttorie a 15 giorni, e richieste di chiarimento sui crediti per ricerca e sviluppo. Si segnalano anche annunci di notifica di verbali di accesso e richieste documentali, nonostante alcuni rinvii siano stati ottenuti solo dopo proteste energiche.

Questi atti, precisa l’Uncat, non rientrano nella sospensione estiva degli invii fiscali prevista dal decreto legislativo 1/2024, articolo 10, né nelle misure previste dall’Agenzia delle Entrate in merito al contraddittorio preventivo. La circolare 9/2024 dell’Agenzia delle Entrate, infatti, specifica che lo stop all’invio di comunicazioni dal 1° al 31 agosto e dal 1° al 31 dicembre riguarda solo alcuni atti, come le comunicazioni sui controlli automatizzati delle dichiarazioni e le lettere di compliance.

Nonostante la prassi consueta dell’Agenzia delle Entrate Riscossione di sospendere l’invio di atti rinviabili tra il 10 e il 25 agosto, gli atti considerati indifferibili e urgenti continuano a essere notificati senza interruzioni.

L’Uncat, preoccupata per il caos che si sta creando, sottolinea come questa iperattività estiva contrasti con l’obiettivo della riforma fiscale, che dovrebbe favorire la collaborazione tra fisco e contribuenti. “Purtroppo si sta verificando ciò che Uncat aveva paventato,” prosegue la nota, “una contrapposizione tra una riforma ispirata a criteri di collaborazione e prassi operative rigide degli uffici fiscali.”

L’associazione chiude la sua denuncia con un appello all’Agenzia delle Entrate affinché emetta indicazioni omogenee per le sue sedi territoriali e vigili sulla corretta attuazione delle stesse, al fine di garantire una tutela equa e uniforme per tutti i contribuenti.


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Iva e accise: dal 1° ottobre nuove competenze per il Tribunale dell’UE

Bruxelles – A partire dal 1° ottobre 2024, il Tribunale dell’Unione Europea assumerà nuove competenze pregiudiziali in sei aree specifiche, precedentemente di competenza esclusiva della Corte di giustizia europea. Il trasferimento parziale di tali responsabilità è stato formalizzato con la pubblicazione del regolamento sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (GUEE).

Le sei materie interessate dal trasferimento di competenze sono il sistema comune dell’Iva, i diritti di accisa, il codice doganale, la classificazione tariffaria delle merci, la compensazione pecuniaria e l’assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, ritardo o cancellazione dei servizi di trasporto, nonché il sistema per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra.

Questa significativa modifica dello statuto della Corte di giustizia dell’Unione mira a redistribuire il carico di lavoro tra le due istituzioni, consentendo al Tribunale di occuparsi di questioni altamente specializzate e alleggerendo così il compito della Corte. Con l’avvicinarsi della scadenza, gli esperti del settore sono già al lavoro per adattarsi al nuovo assetto giuridico che entrerà in vigore a breve.


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Giustizia, mediazione: prorogati i termini per l’adeguamento alla nuova normativa

Roma – Gli organismi di mediazione avranno tempo fino al 31 gennaio 2025 per conformarsi ai requisiti stabiliti dal decreto ministeriale numero 150 del 24 ottobre 2023. La proroga è stata ufficialmente sancita da un decreto firmato il 9 agosto dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in collaborazione con il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

La decisione di estendere i termini è stata presa a seguito delle numerose richieste inviate al Ministero della Giustizia dagli enti interessati. Il decreto sottolinea che il prolungamento è stato necessario anche a causa della complessità delle procedure amministrative legate all’adeguamento ai nuovi standard normativi.

Questa proroga rappresenta un respiro di sollievo per molti organismi di mediazione che si trovano ad affrontare un percorso di adeguamento particolarmente impegnativo, garantendo loro il tempo necessario per conformarsi alle nuove disposizioni senza rischiare sanzioni o la perdita della propria abilitazione.


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Caso Pifferi: la Corte d’Assise di Milano spiega la condanna all’ergastolo per la morte della figlia Diana

La Corte d’Assise di Milano ha recentemente pubblicato le motivazioni della sentenza che ha condannato Alessia Pifferi all’ergastolo per la morte della figlia Diana. Un caso che ha suscitato grande interesse mediatico e che pone questioni giuridiche complesse, in particolare riguardo alla distinzione tra omicidio e abbandono di minore.

La sentenza, emessa il 9 agosto 2024, ha sottolineato la differenza tra il reato di abbandono di minore seguito da morte e quello di omicidio. Secondo i giudici, l’elemento psicologico che distingue i due reati è cruciale: nel caso di abbandono di minore, il reato si configura quando l’autore è consapevole del pericolo per l’incolumità fisica della vittima, mentre nell’omicidio è necessario che l’autore agisca con la volontà di causare la morte, o accettando il rischio che ciò avvenga.

Nel caso Pifferi, i giudici hanno ricordato che, secondo un orientamento costante della giurisprudenza, la prova del dolo (cioè della volontà di commettere il reato) si basa sulla valutazione delle circostanze concrete dell’azione. Anche senza una confessione esplicita, queste circostanze devono essere analizzate attentamente per verificare se siano idonee a dimostrare l’intenzionalità del reato.

Durante il processo, il pubblico ministero aveva riconosciuto che l’indagine non aveva dimostrato un dolo diretto intenzionale da parte di Alessia Pifferi. Tuttavia, la Corte ha ritenuto che il comportamento omissivo della Pifferi fosse comunque gravemente colposo, anche se non intenzionalmente volto a causare la morte della figlia.

La sentenza chiarisce inoltre che, per configurare il dolo eventuale (una forma di dolo in cui l’autore accetta il rischio del verificarsi di un evento dannoso), è necessario dimostrare che l’imputato si sia confrontato psicologicamente con la possibilità dell’evento e abbia accettato tale rischio. Questo processo di analisi si basa su una serie di indicatori, tra cui la condotta dell’imputato, la sua personalità, il contesto in cui si è svolto il fatto e le conseguenze che avrebbe potuto prevedere.

La Corte ha concluso che Alessia Pifferi, pur non avendo voluto direttamente la morte della figlia, aveva previsto come concreta la possibilità di tale esito, sulla base delle sue azioni e delle dichiarazioni rilasciate durante il processo. Questo ha portato i giudici a ravvisare tutti gli elementi necessari per configurare il dolo eventuale.

Infine, riguardo all’aggravante della premeditazione, la Corte ha chiarito che questa non può essere applicata insieme al dolo eventuale. La premeditazione implica infatti una volontà intensa di raggiungere un determinato risultato, incompatibile con la “vaghezza” psicologica caratteristica del dolo eventuale, dove l’autore accetta solo il rischio che l’evento si verifichi.

Con queste motivazioni, la Corte d’Assise di Milano ha confermato la condanna di Alessia Pifferi all’ergastolo, sottolineando la gravità delle sue azioni e la consapevolezza del rischio che queste comportavano per la vita della figlia Diana.


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“Ciao Darwin” e la nozione di “luogo di lavoro”: la sentenza della Cassazione sull’incidente durante le riprese

La sentenza, emessa il 6 maggio 2024 dalla Sezione IV della Cassazione Penale (Presidente Di Salvo, Relatore Mari), si concentra sull’applicazione delle normative per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, ponendo l’attenzione sulla possibile equiparazione tra un concorrente di un programma televisivo e un lavoratore.

Il caso in esame riguarda un incidente che ha coinvolto un concorrente durante le riprese del programma “Ciao Darwin”. La questione principale ruotava attorno alla definizione di “luogo di lavoro” e alla conseguente applicazione delle misure di sicurezza.

La nozione di “luogo di lavoro” secondo la Cassazione

Secondo la Corte di Cassazione, per definire un “luogo di lavoro” è necessario adottare un criterio di tipo funzionale e relazionale. In altre parole, un ambiente può essere considerato un luogo di lavoro se al suo interno si svolgono attività lavorative e se esiste un rischio connesso all’esercizio di un’attività di impresa. Da ciò deriva l’obbligo, per il datore di lavoro, di garantire la sicurezza di tutte le persone presenti in tale ambiente, indipendentemente dal loro ruolo.

La Corte ha inoltre chiarito che le norme di prevenzione degli infortuni non sono esclusivamente a tutela dei lavoratori dipendenti, ma anche di tutte le persone che, pur non avendo un rapporto di lavoro diretto con l’impresa, si trovano occasionalmente in quell’ambiente. Pertanto, in caso di lesioni o decessi, perché si possa parlare di violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, è sufficiente che esista un nesso causale tra tale violazione e l’evento dannoso.

L’esclusione del “luogo di lavoro” per l’incidente di “Ciao Darwin”

Tuttavia, la Corte ha ritenuto corretto il giudizio del Tribunale di primo grado, che aveva escluso la qualificazione dell’ambiente in cui si è verificato l’incidente come “luogo di lavoro”. Il Tribunale ha basato la sua decisione sul fatto che la struttura in cui è avvenuto l’infortunio era destinata esclusivamente a un’attività ludica, ovvero le prove dei concorrenti, e non era utilizzata dai lavoratori presenti sul set.

Di conseguenza, il rischio derivante dall’uso di quella struttura non poteva essere considerato un rischio lavorativo, poiché non era legato all’attività d’impresa e la struttura stessa non era destinata ad attività lavorative. Il rischio di caduta, che si è concretizzato nell’incidente, è stato considerato un pericolo intrinseco all’attività ludica svolta dai concorrenti e non associato al lavoro.

La conclusione della Cassazione

La Cassazione ha confermato che il Tribunale ha agito correttamente nel valutare che l’incidente non rientrava nella violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. La remissione della querela, che ha portato all’estinzione del reato, è stata considerata adeguata, escludendo l’aggravante inizialmente contestata.


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Benedette vacanze: dopo lo stress, per gli avvocati un ritorno alla “normalità”

Agosto rappresenta una parentesi di calma per gli avvocati, una categoria professionale spesso abituata a ritmi incessanti e a un carico di lavoro che non conosce tregua. Con la chiusura estiva dei tribunali, gli studi legali di tutta Italia si svuotano, e anche i professionisti più impegnati si concedono un meritato riposo.

Una tregua necessaria 

Per molti avvocati, il periodo delle vacanze non è solo un’opportunità per godersi il mare o la montagna, ma una vera e propria necessità per recuperare energie fisiche e mentali. La professione legale è infatti notoriamente stressante: la gestione di cause complesse, le scadenze stringenti e l’inevitabile pressione legata alla responsabilità verso i clienti richiedono un equilibrio psicofisico che, senza pause adeguate, rischia di incrinarsi.

Gli avvocati approfittano di questa pausa estiva per dedicarsi a se stessi e alle loro famiglie, spesso sacrificate durante l’anno a causa dei numerosi impegni professionali. Per alcuni, agosto è il momento di viaggi e svago; per altri, una parentesi da dedicare a hobby e interessi personali, lontano dalle urgenze del quotidiano.

Un ritorno alla normalità 

Nonostante il periodo di riposo, per molti avvocati agosto non è un mese di totale inattività. La chiusura dei tribunali non implica infatti l’interruzione completa delle attività legali. Alcuni avvocati continuano a lavorare su pratiche meno urgenti, preparano strategie per le cause in sospeso, o dedicano il tempo a formarsi e aggiornarsi su nuove normative e giurisprudenza.

Tuttavia, la mente è già proiettata verso settembre, quando gli uffici e i tribunali torneranno a pieno regime. L’autunno 2024 si preannuncia particolarmente impegnativo per la categoria, con numerose riforme in arrivo e un’agenda legislativa che richiederà massima attenzione e preparazione.

Vacanze brevi e la sfida della conciliazione

La realtà per molti avvocati è che il tempo di riposo è breve e, spesso, interrotto da urgenze inattese o scadenze imminenti. La sfida di conciliare vita professionale e personale resta alta anche in questo periodo, specie per chi gestisce studi legali di piccole dimensioni o è impegnato in contenziosi particolarmente delicati.

La flessibilità tipica del lavoro dell’avvocato si traduce quindi anche in agosto in una necessità di bilanciamento, che può richiedere di rispondere a email, organizzare meeting virtuali o gestire questioni urgenti anche sotto l’ombrellone.

Un augurio di ricarica per affrontare le sfide future

Le vacanze estive rappresentano per gli avvocati un momento di recupero fondamentale per affrontare con nuove energie le sfide che li attendono al rientro. Seppur breve e talvolta interrotto, questo periodo di pausa permette ai professionisti del diritto di ricaricare le batterie e tornare in pista con determinazione e prontezza, pronti a rispondere alle esigenze di una giustizia che non si ferma mai.

La redazione di Servicematica non si ferma e continuerà ad assicurare l’informazione puntuale e gli approfondimenti come di consueto. Auguriamo a tutti i professionisti di godersi il meritato riposo e considerarlo come un’opportunità preziosa per guardare avanti, preparandosi a un autunno che si prospetta intenso e ricco di sfide, sia a livello professionale che personale.


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Giustizia, cosa ci aspetta a settembre

La giustizia rimane un tema centrale nell’agenda politica. Le proposte di riforma, dalla custodia cautelare alla separazione delle carriere, riflettono la complessità e l’urgenza di trovare un equilibrio tra efficienza, garanzie costituzionali e tutela dei diritti dei cittadini.

Nordio ha ribadito la necessità di interventi tempestivi e ha annunciato l’intenzione di discutere il problema con il Presidente della Repubblica. “Ho prospettato alla presidente Meloni soluzioni per il sovraffollamento carcerario. Su questo tema chiederò un incontro al Presidente della Repubblica”, ha dichiarato il ministro, sottolineando l’urgenza di riforme per alleviare la pressione sul sistema penitenziario italiano.

Riforma della custodia cautelare: divergenze e proposte

In Parlamento, le discussioni si concentrano sulla possibilità di riformare la custodia cautelare. Forza Italia, in sintonia con Nordio, propone di rivedere i criteri per la carcerazione preventiva, eliminando il pericolo di reiterazione del reato come motivo per l’adozione di tale misura. La Lega appoggia questa proposta, sebbene all’interno del partito emergano posizioni sfumate. Al contrario, Fratelli d’Italia adotta un approccio più prudente, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che ha dichiarato: “Prima di procedere, se ne parlerà con il ministro e all’interno della maggioranza. Non ci sono testi scritti, ma valuteremo con prudenza”.

Anche le forze di opposizione, in particolare Azione e Italia Viva, mostrano aperture significative. Matteo Renzi ha suggerito di limitare la custodia cautelare per reati di lieve entità, mentre Roberto Giachetti di Italia Viva ha avanzato una proposta di legge per estendere la “liberazione anticipata” da 45 a 60 giorni ogni sei mesi, e in alcuni casi fino a 75 giorni. Questa proposta, discussa alla Camera a luglio, tornerà sul tavolo dopo la pausa estiva.

Lo “scudo penale” per i presidenti di Regione: un’idea controversa

Un altro tema scottante è la proposta della Lega di introdurre uno “scudo penale” per i presidenti di Regione, che posticiperebbe le indagini a loro carico fino alla fine del mandato. Questa iniziativa, che trova legame con la situazione del governatore della Liguria Giovanni Toti, vede Forza Italia aperta alla discussione, mentre Fratelli d’Italia si mostra più resistente. Le opposizioni, specialmente quelle di centrosinistra, si sono espresse criticamente, e anche Renzi ha manifestato il suo dissenso.

Verso il futuro: separazione delle carriere e riforme costituzionali

Oltre alla custodia cautelare, un’altra riforma di grande rilevanza riguarda la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante. Questa proposta, inclusa nel disegno di legge costituzionale, sarà al centro del dibattito parlamentare a partire da settembre, ma il percorso per la sua attuazione si preannuncia lungo. Il governo intende procedere con cautela, assicurando che la riforma si sviluppi in parallelo all’introduzione del premierato.


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Termine per gli organismi di mediazione, OCF: “Urgente la proroga”

L’Organismo Congressuale Forense, alla luce dell’imminente scadenza normativa del 15 agosto, richiama l’attenzione sulla necessità di proroga del DM 150/2023, in assenza della quale numerosi Organismi di mediazione interni agli Ordini degli Avvocati si troverebbero a dover far fronte a rilevanti criticità operative e strutturali.

A seguito delle proficue interlocuzioni intrattenute con il Ministero della Giustizia nello scorso mese di giugno, l’OCF è fiducioso che le Istituzioni competenti interverranno tempestivamente prorogando il termine ad oggi previsto, al fine di mantenere la piena efficacia del sistema della mediazione, in linea con il conseguimento degli obiettivi previsti dal PNRR.


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Corte d’Appello di Venezia: avvio della consultazione telematica dei fascicoli penali

Venezia, 9 agosto 2024 – La Corte d’Appello di Venezia ha annunciato l’implementazione di un nuovo servizio telematico volto a migliorare l’accesso ai fascicoli penali di appello. Questo progetto sperimentale, realizzato da Servicematica, rappresenta un passo significativo verso la digitalizzazione dei processi giudiziari, permettendo una consultazione più rapida e agevole degli atti processuali.

A partire da oggi, gli avvocati coinvolti nei procedimenti penali con udienza fissata per il mese di settembre 2024 potrebbero ricevere delle comunicazioni via email dall’indirizzo “comunicazioni.portalegiustizia@servicematica.net“. Queste email informeranno della possibilità di accedere al portale “https://giustizia.info/” per consultare il fascicolo relativo al procedimento identificato con il numero RG xxxx/aaaa.

Il nuovo servizio consente agli avvocati, in qualità di parti del fascicolo, di consultare telematicamente i documenti contenuti nel fascicolo di appello e, ove previsto, di procedere al caricamento della ricevuta di pagamento dei diritti di copia. Si prevede che il sistema sarà pienamente operativo dal 2 settembre 2024. Tuttavia, si segnala che, nella fase transitoria attuale, il personale delle cancellerie è impegnato nel caricamento dei documenti nei fascicoli all’interno del portale.

Una nota ufficiale sarà diramata al termine del caricamento dei fascicoli, fornendo ulteriori dettagli e confermando la piena operatività del sistema. Questo nuovo strumento rappresenta un’importante innovazione nel sistema giudiziario, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e l’accessibilità della giustizia.

Avviso sul sito Corte d’Appello di Venezia al link: https://ca-venezia.giustizia.it/it/paginadettaglio.page?contentId=CTM14572&modelId=55


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