Con l’ordinanza del 24 luglio 2023, n. 22012, la Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza della forma scritta nei contratti aventi ad oggetto diritti reali immobiliari, facendo chiarezza sull’efficacia delle accettazioni di proposte contrattuali trasmesse via PEC senza l’allegazione di un contratto debitamente firmato.
Nel caso di specie, la questione riguardava una proposta irrevocabile d’acquisto, che il proponente rifiutava di considerare conclusa per l’assenza di un contratto controfirmato e per la mancata trasmissione di un documento conforme alla normativa vigente.
Il contesto normativo: art. 1350 c.c. e il Codice dell’Amministrazione Digitale
L’art. 1350 del Codice Civile prescrive che i contratti relativi a diritti reali su immobili richiedono la forma scritta a pena di nullità. Ciò implica che tanto la proposta quanto l’accettazione debbano avvenire mediante un documento che soddisfi i requisiti di validità formale stabiliti dalla legge.
Nello specifico, il Codice dell’Amministrazione Digitale (D.lgs. 82/2005), all’art. 20, impone l’utilizzo di una firma elettronica qualificata o digitale per garantire la validità dei contratti aventi ad oggetto beni immobili. La PEC, pur essendo uno strumento di comunicazione certificato, non sostituisce l’obbligo della firma digitale o qualificata se il testo non è accompagnato da un allegato conforme.
Il caso: email e telegramma insufficienti per la validità contrattuale
In questo scenario, il venditore aveva trasmesso l’accettazione della proposta via PEC e telegramma, ma nessuna delle due comunicazioni conteneva un documento allegato firmato digitalmente. Tale mancanza ha impedito il perfezionamento del contratto.
L’email PEC, infatti, non può sostituire un documento firmato digitalmente o qualificato. Secondo la normativa italiana, la semplice trasmissione di un messaggio elettronico certificato, privo della necessaria sottoscrizione elettronica, non soddisfa il requisito formale previsto per i contratti di compravendita immobiliare. Lo stesso vale per il telegramma, che, sebbene costituisca un documento scritto, non era munito della firma del mittente, e dunque non ha potuto produrre effetti giuridici validi ai fini della conclusione del contratto.
Le conseguenze giuridiche: inefficacia dell’accettazione e provvigione dell’agente
L’inefficacia dell’accettazione tardiva ha generato ulteriori implicazioni per l’agente immobiliare, il quale non ha potuto esigere la provvigione. Infatti, la Cassazione ha stabilito che, in assenza di un contratto valido concluso tra le parti intermediate, l’affare non può considerarsi perfezionato e quindi non sussiste il diritto alla provvigione per il mediatore.
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