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Stop al Telemarketing selvaggio: nuove tutele

Addio alle chiamate indesiderate grazie al nuovo decreto Capienze, basta iscriversi a registri d’opposizione

Al momento, il decreto Capienze è in esame alla Camera: tale legge, aiuterebbe a difendersi dal telemarketing selvaggio. Infatti, con la sua conversione in legge sarà possibile azzerare tutti i consensi alle chiamate anche nel caso delle chiamate automatizzate. Per farlo, basta iscriversi al registro pubblico delle opposizioni al telemarketing.

Come bloccare le chiamate dei call center aggressivi grazie al nuovo decreto Capienze

Le tutele contro il telemarketing selvaggio sono ora all’esame di Montecitorio. Queste, si evincono specialmente con l’art. 9, comma 8, introdotto dal Senato nel decreto legge 139/2021.

Legge 5/2018 anti telemarketing sull’iscrizione al registro delle opposizioni in attesa di regolamento

Il primo intervento normativo in questo senso era contenuto nell’art. 1 della legge 5/2018, ancora in attesa di regolamento. Qui, si stabilisce che l’iscrizione al registro delle opposizioni può eliminare tutti i consensi rilasciati agli operatori commerciali.

 

 

Tuttavia, in mancanza di un regolamento, se un utente si iscrive oggi al registro delle opposizioni continua ugualmente a ricevere le chiamate di telemarketing. Nello specifico, serve ancora una revoca a uno a uno di ognuno dei consensi.

Inoltre, la legge 5/2018 riguardava anche la possibilità di iscriversi al registro. Così, si potevano cancellare tutte le autorizzazioni rilasciate nel corso del tempo, ma solo riguardo le chiamate con un operatore. Invece, la nuova norma la estenderebbe anche quelle effettuate con un sistema automatizzato.

Stop alle telefonate promozionali, maggiori tutele col decreto Capienze anti telemarketing selvaggio

Dunque, il decreto Capienze intende estendere la cancellazione di tutte le telefonate promozionali. Ovvero, sia delle chiamate con un operatore fisico, che quelle inoltrate con risponditore automatico. Quindi, chi si iscrive al registro delle opposizioni potrà revocare subito ogni consenso a ricevere telefonate commerciali di ogni tipo.

Ora, si attende che il decreto sia convertito in legge. Tuttavia, anche in questo caso servirà poi il regolamento attuativo.

 

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Facebook, dilagano fake news sul Covid

Meta non riesce a fare controlli efficienti su dilagazione di notizie false riguardo la pandemia

Sembra che Facebook abbia difficoltà ad arginare la disinformazione sul fronte della lotta al Covid-19. In particolare, lo si rileva nei riguardi di fuorvianti indicazioni scientifiche che un importante gruppo anti-vaccino sta divulgando. Difatti, secondo uno studio di Isd Globalthink tank attivo nel Regno Unito, fino a giugno 2021 non si sarebbe applicato alcun filtro contro i depistaggi nell’informazione.

Fb: tutela e sicurezza dell’utenza a causa di anti-vaccinisti e fake news

Quanto detto ha iniziato a verificarsi sin dal primo anno dell’emergenza sanitaria mondiale. Da quel momento, gli account associati alla World Doctors Alliance (Wda) iniziano a pubblicare le fake news. Si tratta di un gruppo anti-vaccino, cui membri pubblicano regolarmente notizie false in tema di Coronavirus. Inoltre, col tempo sono aumentati di popolarità.

 

 

Nonostante i loro post violino le norme di diffusione delle comunicazioni via Facebook, la pagina principale del gruppo viene rimossa dalla piattaforma solo nel luglio 2021. Poi, in una dichiarazione ad Abc NewsBen Decker (CEO di Memetica, società di consulenza e investigazioni digitali) afferma che la World Doctors Alliance è un collettivo di influencer pseudo-scientifici. Oltre ciòalcuni dei quali sono voci di riferimento nel mondo dei movimenti negazionisti e complottisti.

Ora, Isd Global sostiene che Facebook non sia intervenuta con le proprie politiche di tutela e sicurezza dell’utenza. Nemmeno a livello elementare. Infatti, i membri della Wda avrebbero divulgato sulla piattaforma informazioni di tutti i tipi, come su:

  • L’inesistenza del virus;
  • La minimizzazione degli effetti della malattia;
  • L’affermazione che la pandemia è una cospirazione, una truffa, una bufala “perseguita da governi, autorità sanitarie e media”.

I controlli di notizie false anche su altre piattaforme social oltre a Facebook e su altre lingue

A questo punto, le investigazioni dei ricercatori di Isd Global prendono in considerazione l’attività della Wda anche su altre piattaforme. Quindi, indagano su YouTubeTwitter e TikTok: tuttavia, è su Facebook che c’è gran parte dei seguaci del gruppo anti-vaccino. Di conseguenza, è Facebook che fatica maggiormente ad arginare in molti casi la disinformazione.

Poi, lo studio esamina 189 articoli di verifica dei fatti che menzionano la Wda. Tra questi, 61 scritti in inglese26 in spagnolo e 13 in tedesco. Tuttavia, non ce n’erano affatto in rumeno, ungherese, svedese e italiano, nonostante ci fossero più di 5.528 post che menzionavano il Wda in quelle lingue. Dunque, il fact-checking della società di Meta in lingue diverse dall’inglese sarebbe in sostanza insufficiente e quasi inesistente.

A questo punto, l’autore del rapporto Aoife Gallagher, invita Facebook a investire più risorse umane nei suoi sforzi di verifica dei fatti. Inoltre, consiglia di migliorare i suoi metodi di rilevazione automatica. Ad esempio, l’Isd trova un video in inglese etichettato come contenente disinformazione. Tuttavia, lo stesso video tradotto in spagnolo non è stato altrettanto etichettato e, apparentemente, non è stato rilevato. Dunque, Gallagher afferma che “non si tratta di nuove regole, si tratta di far rispettare quelle che già hanno”.

La risposta di Facebook sui controlli alle notizie false a tema Covid-19 e vaccinazione

Ora, Facebook risponde prontamente. Infatti, l’azienda Meta spiega ad Abc News che lo studio della Isd esaminava solo un campione ristretto di 14 account:

“Questo piccolo campione non è in alcun modo rappresentativo delle centinaia di milioni di post che le persone hanno condiviso sui vaccini Covid-19 negli ultimi mesi su Facebook.

Dall’inizio della pandemia, il nostro obiettivo è stato quello di promuovere informazioni affidabili su Covid-19, intraprendere azioni più aggressive contro la disinformazione e incoraggiare le persone a vaccinarsi.

Finora, abbiamo collegato oltre due miliardi di persone ad autorevoli informazioni provenienti da esperti sanitari, rimosso 24 milioni di disinformazioni sul Covid ed etichettato più di 195 milioni di contenuti Covid valutati dai nostri partner per il fact-checking”.

 

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Srl da casa con notaio telematico

Gazzetta: decreto sulla costituzione telematica delle S.R.L. e sul sistema d’interconnessione tra registri

Si pubblica in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo n. 284 del 29 novembre 2021. Esso tratta dell’uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario. Grazie a questo nuovo provvedimento sarà possibile stipulare l’atto pubblico necessario alla costituzione della S.R.L in forma digitale. Vediamo più in dettaglio come funziona.

Costituzione della S.r.l. in forma digitale tramite videoconferenza e atto pubblico informatico

L’atto costitutivo della S.R.L e della S.R.L semplificata può avvenire con notaio telematico. Dunque, questo processo si rinnova grazie al nuovo d.l. della Gazzetta Ufficiale e possiede le seguenti specifiche:

  • Funziona per società con sede in Italia;
  • Per Srl con capitale rappresentato da conferimenti in denaro;
  • Dal notaio si può ricevere l’atto pubblico informatico, con la partecipazione delle parti o di alcune di esse in videoconferenza;
  • L’atto si riceve su una piattaforma informatica predisposta e gestita dal Consiglio Nazionale del Notariato;
  • versamenti in denaro per la formazione del capitale si effettuano con bonifico.

 

 

Piattaforma informatica per la costituzione della S.r.l.

Ora, tale piattaforma consente di:

  • accertare l’identità dei soggetti che partecipano alla stipula dell’atto;
  • verificare l’apposizione delle firme digitali e di quelle elettroniche semplificate da parte dei soggetti titolari;
  • accertare la validità dei certificati di firma e la percezione di quanto accade in sede di videoconferenza.

Effettivamente, la piattaforma utilizza sistemi d’identificazione elettronica con un elevato grado di garanzia. Infatti, questa permette il collegamento senza interruzioni delle parti in videochiamata. Inoltre, visualizza:

  • il documento;
  • la sottoscrizione dei firmatari;
  • conservazione dell’atto;
  • la sua tracciatura.

Oltre ciò, il Ministero dello Sviluppo economico può adottare, entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto, schemi di atto pubblico informatico anche in lingua inglese. Quindi, questi si pubblicano anche sui siti delle Camere di Commercio, e si impiegano per la procedura di costituzione.

Costituzione società S.r.l. con notaio telematico: cosa cambia

Tuttavia, l’utilizzo degli schemi suddetti comporta delle restrizioni per quanto riguarda il compenso del notaio. Difatti, egli non potrà superare “quello previsto dalla Tabella C) Notai del decreto del Ministro della giustizia 20 luglio 2012, n.140, ridotto a metà.

Come previsto dall’art. 26 comma 2 della legge n. 89/1913 il notaio può spostarsi per la stipula dell’atto costitutivo. Però, deve tenere conto del luogo in cui almeno una delle parti ha la sede legale o la residenza. Questo vale nei limiti della Regione in cui si trova il Comune in cui lo stesso pubblico ufficiale ha la propria sede (o del distretto della Corte d’Appello, se compreso in più regioni).

Dunque, il notaio riceve l’atto in ogni caso, se tutte le parti hanno la residenza al di fuori del territorio dello Stato. Però, al notaio si riconosce il potere d’interrompere la stipula dell’atto in video conferenza e di richiedere la presenza fisica delle parti. In particolare, quest’ultimo caso avviene se:

  • ci sono dei dubbi riguardo l’identità del richiedente;
  • rileva che non si rispettano le norme sulla capacità di agire e di rappresentare la società.

Infine, l’atto formato si pubblica nel registro delle imprese in modalità digitale.

Cos’è il Bris, il sistema d’interconnessione dei registri nella costituzione telematica delle S.r.l.

A questo punto, ricordiamo che il Bris (sistema d’interconnessione dei registri delle imprese come da normativa Europea), permette di compiere diverse operazioni. Tra queste ricordiamo:

  • la registrazione o la cancellazione della sede secondaria di una società di capitali soggetta alla legge di uno stato membro;
  • l’inoltro, su richiesta di un’autorità di uno stato membro, delle informazioni che attestino l’esistenza di cause d’ineleggibilità a carico degli amministratori di società di capitali con sede nel territorio dello Stato che ne richiede;
  • la consultazione dei dati relativi alle società di capitali;
  • lo scambio di informazioni tra i vari registri delle imprese;
  • la consultazione di atti e documenti relativi alle società di capitali e alle società diverse da quelle di capitali.

 

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reato-di-diffamazione-virtuale

Quando offendere su Fb non è reato

Secondo la Cassazione, i messaggi in chat possono originare condotte diffamanti o ingiuriose

Il punto è cercare di capire quando lo scambio di messaggi in chat configuri il reato di diffamazione e quando -invece- ingiuria. A spiegarlo è la Cassazione che, nella sentenza 44662/2021, delinea la differenza tra queste due condotte nel mondo virtuale. Nel farlo, gli Ermellini stabiliscono i princìpi ai quali il giudice del rinvio chiamato a decidere dopo l’annullamento della sentenza in appello dovrà attenersi.

Le offese in chat costituiscono ingiuria solo se la persona offesa è presente

Succede che Tizio pubblichi su una chat con la vittima e altri sulla bacheca di Facebook del M5S commenti volgari e offese. Poi, succede che in secondo grado venga confermata la condanna dell’imputato per diffamazione. Quindi, Tizio ricorre in Cassazione contro la decisione, sollevando i seguenti motivi:

  • Le prove raccolte non sarebbero sufficienti a dimostrare la pubblicazione dei messaggi diffamatori da parte sua (anche da quanto emerso dalla perizia del consulente della difesa);
  • La condotta non sarebbe diffamatoria ma ingiuriosa;
  • L’attenuante della provocazione (art. 599 c.p.) non sarebbe stata riconosciuta nonostante egli avesse agito in preda ad uno stato d’ira provocato dalla persona offesa.

A questo punto, la Cassazione ritiene il ricorso fondato, soprattutto per il secondo motivo sollevato. Dunque, la sentenza impugnata viene annullata e si rinvia ad altra sezione della Corte di Appello competente per un nuovo esame. Comunque, in merito agli altri motivi sollevati: il primo è inammissibile perché i messaggi sono riferibili, il terzo infondato perché generico.

 

 

Ora, vale la pena soffermarsi sul secondo motivo, quello ritenuto fondato perché trattasi di ingiuria e non di diffamazione. Per altro, la stessa Corte era già giunta ad una medesima conclusione anche nel caso precedente di un invio di e-mail a più destinatari, compreso il destinatario dell’offesa. E, in questo caso aveva anche precisato: “l’offesa diretta ad una persona presente costituisce sempre ingiuria, anche se sono presenti altre persone”.

Allora, “resta fermo il criterio discretivo della “presenza”, anche se “virtuale”, dell’offeso”. Nel caso in cui, invece, il destinatario delle offese non sia virtualmente presente alle offese, si tratta di diffamazione. Infine, nel caso della chat di fb, il primo compito del giudice del rinvio dovrà essere stabilire il concreto funzionamento della chat in questione. Lo scopo: scoprire se la persona offesa fosse o meno “presente” al momento dell’invio dei messaggi offensivi incriminati.

 

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Windows 11, le novità sulla barra applicazioni

Microsoft ascolta le critiche degli utenti: presto aggiornamento barra applicazioni di Windows 11

Se la coerenza stilistica ha da subito convinto i sostenitori del programma operativo Windows, lo stesso non si può dire in termini di usabilità. Infatti, diverse sono state le critiche e osservazioni mosse specialmente nei confronti della barra delle applicazioni. Prossimamente, ci sarà un aggiornamento per sistemare questo problema.

Presto aggiornamenti per la barra delle applicazioni del sistema operativo Windows 11

Indubbiamente, la barra delle applicazioni è fra gli strumenti più utilizzati dell’OS in assoluto. Con i prossimi aggiornamenti sarà ad esempio visibile nuovamente l’orologio e la data anche sugli schermi secondari. Ad oggi, questa funzionalità è garantita solo con tweak e applicazioni di terzi (ad esempio ElevenClock).

 

 

Comunque, Microsoft sta pensando di reintrodurre la feature. Si tratta di una novità attesa, anche se ci sono ancora ampi margini per migliorare. Infatti, si spera che Microsoft ascolti ulteriormente gli utenti, che chiedono tra le altre cose:

  • un menu contestuale più completo;
  • la possibilità di trascinare i file sulle app attraverso l’icona della barra delle applicazioni;
  • una capacità di personalizzazione maggiore.

Ognuna di queste funzioni era già presente su Windows 10, ma inspiegabilmente manca per la versione più moderna dell’OS di Microsoft.

Inoltre, Microsoft sta pensando anche di modificare il Menu Start. In che modo? con la possibilità di impostare diverse modalità di visualizzazione con più icone per le proprie preferenze oppure più elementi consigliati. Quindi, il menu diventerà più personalizzabile.

Tuttavia, anche in questo caso sempre più utenti preferiscono soluzioni di terze parti che già adesso offrono ulteriori margini di manovra.

Le novità della Build Insider 22509 di Windows 11 e il probabile addio alla barra delle applicazioni

Le novità si sanno dall’ultima Build Insider 22509 di Windows 11. In questo contesto, oltre all’aggiunta di alcune opzioni del Pannello di controllo nell’app Impostazioni si è illustrato altro. Ad esempio, di alcune opzioni di condivisione avanzate come:

  • il rilevamento della rete;
  • la condivisione di file e stampanti;
  • condivisione di cartelle pubbliche (inserite in una nuova pagina).

Inoltre, la nuova build presenta miglioramenti nelle pagine della sezione Stampanti e scanner e alcune parti del Pannello di controllo rimandano direttamente all’app Impostazioni. L’idea è quella che Microsoft voglia rimuovere definitivamente il Pannello di controllo a favore della più moderna app Impostazioni.

 

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Meta cancella diversi account rete No-Vax

Facebook rimuove i profili di un gruppo anti vaccinazione chiamato Movimento V_V

La società Meta (Facebook) rimuove una rete di account che appartengono al movimento anti-vaccinazione chiamato V_V. Tale movimento, si origina in Italia e in Francia e prende di mira medici, giornalisti e politici con molestie di massa e squadrismo. Vediamo più dettagliatamente la questione.

No-Vax attaccano in rete con molestie e squadrismo: interviene Meta con la rimozione

La vicenda coinvolge un gruppo numeroso di persone che crea account doppi e falsi per celare la propria identità. Poi, in combinazione coi profili autentici, commentano in massa i post di Paginerealtà editoriali e individui, con scopi intimidatori“Prenderemo provvedimenti qualora trovassimo ulteriori violazioni”, spiega quindi Meta, che qui lavora in collaborazione con governo e polizia.

In Italia l’intervento è parte di una serie col fine della sicurezza e Meta lo avvia anche in sei diversi paesi. In particolare, la rete rimossa in Italia faceva attività di “brigading” (squadrismo), coordinandosi per

“commentare in massa, postare in massa per molestare o mettere a tacere altre persone. L’attività di brigading può riguardare sia azioni di intimidazione altamente sofisticate per soffocare il dissenso, sia brutali campagne di molestia per mettere a tacere punti di vista diversi”. 

Meta interviene con la rimozione dei commenti d’odio del movimento V_V

“Anche se questa rete ha molestato in massa le persone sui social media, tra cui Facebook, YouTube, Twitter e VKontakte, è Telegram la piattaforma che hanno usato maggiormente per coordinare gli attacchi, nel tentativo di eludere i controlli”, spiegano Nathaniel Gleicher (Head of Security Policy) e David Agranovich, (DirectorThreat Disruption) di Meta.

Inoltre, spiegano che nelle loro azioni social usavano lo stesso testo o immagini manipolate dei loro bersagli, sovrapponendo svastiche e altri simboli. Spesso, definivano medici, giornalisti ed editori “sostenitori dei Nazisti” per aver promosso i vaccini anti-Covid. Oltre a questo, sostenevano che la vaccinazione obbligatoria porterà alla dittatura sanitaria.

Di conseguenza, Gleicher Agranovich affermano che i loro sistemi automatici e di revisione hanno preso provvedimenti contro i loro commenti e account. Infatti, il gruppo ha così violato gli Standard della Community per: discorsi di odio, disinformazione, incitamento alla violenza, bullismo e molestie.

“Anche se non stiamo bannando tutti i contenuti di V_V, continuiamo a monitorare la situazione e prenderemo provvedimenti qualora rilevassimo ulteriori violazioni, per prevenire gli abusi sulla nostra piattaforma e proteggere le persone che utilizzano i nostri servizi”.

 

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Verifica19: stasera verranno rilasciati gli aggiornamenti sugli store AppleGoogle e Huawei

L’aggiornamento dell’app VerificaC19 messa a punto da Sogei è pronto per controllare anche il green pass super. Allo stesso tempo, l’Agenzia italiana del farmaco apre il vaccino anti-Covid anche per la fascia 5-11 anniAifa rileva che i dati disponibili dimostrano un elevato livello di efficacia e non si evidenziano al momento segnali di allerta in termini di sicurezza.

Cosa prevede il Super Green Pass: le novità sull’aggiornamento dell’app Verifica19

Innanzitutto, ricordiamo che il Super Green Pass si riserva ai vaccinati e guariti dal Covid. Inoltre, la Certificazione super sarà indispensabile dal 6 dicembre per aggirare le restrizioni relative alla corsa dei contagi. Dunque, restano fuori coloro che non sono vaccinati e che si appoggiavano ai tamponi per il rilascio del Certificato Verde.

 

 

Ora, le novità vengono presentate in anteprima al Sole 24 Ore dalla Sogei. Inoltre, stasera verranno rilasciati gli aggiornamenti sugli store AppleGoogle e Huawei. Infine, è in atto il processo di review che dura circa 48 ore: in anticipo e operativo dopo il via libera del Ministero della Salute.

A questo punto, la prima operazione da fare per coloro che hanno già VerificaC19 è scaricare l’aggiornamento e scegliere la tipologia di verifica. La scelta è tra quella di base per il tampone o quella rafforzata per la vaccinazione o guarigione dal Covid.

Quindi, per controllare l’attendibilità di un Super Green Pass si dovrà selezionare la voce “verifica rafforzata”; mentre per controllare il Green Pass standard si dovrà optare per “verifica base”. A quel punto, si passa alla scansione del Qr code e si attende il responso:

  • se la certificazione è valida compare “Certificazione valida in Italia e in Europa”;
  • qualora non si è in regola con il pass compare la scritta “Certificazione non valida”.

Super Green Pass Covid-19: a chi e a cosa serve la nuova app?

Ora, specifichiamo che l’introduzione delle nuove funzionalità non richiede un cambio del Qr code per il cittadino. Comunque, ne si genera uno nuovo se ci si vaccina con la terza dose. In quel caso, il nuovo pass è valido per altri nove mesi dalla data di somministrazione del richiamo.

Invece, quando i vaccinati contraggono il Covid, il pass viene sospeso in attesa della guarigione. Una volta guariti, vale altri nove mesi. Inoltre, i non vaccinati con il solo certificato di guarigione hanno diritto a un pass valido per sei mesi.

Oltre ciò, Sogei sta lavorando con l’Europa per mettere in campo la funzionalità delle revoche. Ciò significa che in caso di tampone positivo si potrà invalidare immediatamente il pass. Poi, si torna in automatico al verde quando si guarisce e il tampone è negativo.

Verifica C19 e Green Pass rafforzato: Qr Code invariato e miglioramenti per i controlli

Il codice autorizzativo Authcode, che serve per scaricare la certificazione verde, è attivo anche nella nuova versione dell’app. In precedenza, il codice arrivava al cittadino solo con sms o mail mentre dal 15 ottobre è attiva la funzionalità per scegliere la modalità di scansione manuale o automatica del Qr code. Essa permette di effettuare un nuovo controllo ogni 5 secondi senza dover fare un doppio click.

Inoltre, saranno più veloci i controlli grazie a un’altra funzione: se qualcuno passa davanti al device mostrando il Qr code dopo qualche secondo toccherà già al successivo. Poi, altri miglioramenti ci sono anche per quanto riguarda la scansione: ora, c’è la possibilità di attivare la torcia del cellulare se il controllo viene effettuato in luoghi a luminosità ridotta.

Infine, per quanto riguarda gli obblighi vaccinali per il personale sanitario; scolastico; per le forze armate e di polizia, Sogei sta realizzando anche dei servizi automatizzati che consentiranno la verifica. Intanto, Enrico Giovannini (il Ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili) annuncia che è allo studio per il trasporto pubblico e su “il passaggio al biglietto elettronico con informazioni sul possesso del green pass”.

 

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Cyber-security: sicurezza nazionale con il PNRR

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: stanziati milioni per la sicurezza digitale

Oggigiorno, la tecnologia è parte integrante della vita quotidiana di ognuno: può essere uno svago o un aiuto in diverse situazioni. Tuttavia, proprio perché così diffusa bisogna fare i conti anche con i rischi che essa comporta e individuare modalità per proteggerci. Per questo, nasce la cyber-security: tema chiave per la sicurezza nazionale per il quale il PNRR stanzia 620 milioni di euro.

Cyber-security: le proposte d’azione del Governo nel PNRR per l’Italia

Si sa, la velocità d’innovazione informatica è in continua evoluzione, perciò le sfide sono dettate dal futuro che avanza. Al contrario, le opportunità dipendono da come saremo capaci di elaborare concretamente le risorse che l’Europa ha destinato nel PNRR. A tal proposito, i 620 milioni di euro a destinazione della sicurezza digitale sono un buon punto d’inizio: infatti, essi rappresentano la presa di coscienza del problema.

 

 

In questo senso, il Governo punta sia sul personale che sulle strutture dedicate. Lo fa con una duplice direttrice di intervento: vuole investire sulla protezione e sulla tutela della sicurezza nazionale. La strategia vede:

  • Una linea difensiva da un lato;
  • La risposta alle minacce cyber e ransomware dall’altro.

La prima proposta d’azione del Governo per la protezione tecnologica: Cloud First per la PA

Innanzitutto, guardiamo la cifra nel PNRR relativa alla digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA: è di circa 10 miliardi di euro. Nello specifico, tale importo si riferisce a:

  • Reti ultraveloci;
  • 5G;
  • Sviluppo di un Cloud nazionale;
  • Interoperabilità delle banche dati (6,31 miliardi);
  • Tecnologie satellitari ed economia spaziale (1,29 miliardi).

Dunque, si insiste sulla tecnologia cloud anche e soprattutto come chiave difensiva e di protezione dei dati sensibili e delle infrastrutture critiche della pubblica amministrazione e non solo.

La seconda proposta d’azione del Governo sulla cyber-security: sovranità tecnologica nazionale

Poi, il Governo intende istituire (in sinergia tra Ministero della DifesaPubblica AmministrazioneIntelligence e Presidenza del Consiglio) l’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity. Dunque, si va nella direzione di una “sovranità tecnologica nazionale” e dello sviluppo di strategie difensive, condivisione di know how e best practices.

Infatti, l’Agenzia nazionale per la Cybersecurity si pone l’obiettivo di attualizzare e adeguare il comparto Cyber alle nuove e differenti sfide nazionali e internazionali. Per fare ciò, prende consapevolezza della diversità concettuale della cyber resilience rispetto alle istanze di cyber intelligencecyber defence e cyber investigation.

Tutto questo avviene in un percorso di osmosi tra:

  • intelligenza artificiale e intelligenza umana;
  • tra settore pubblico e privato.

La terza proposta d’azione del Governo per la sicurezza informatica in Italia: partnership aziende

Ora, notiamo la valorizzazione della partnership pubblico-privato: fulcro attorno al quale non solo ruota la difesa degli interessi nazionali ma anche l’economia di mercato. A tal proposito, un esempio esplicativo è il percorso per la realizzazione e la gestione del Polo strategico nazionale (Psn). Si tratta dell’infrastruttura che deve ospitare “in cloud” i dati strategici della Pubblica Amministrazione (900 milioni stanziati dal PNRR).

Se si aggiudicheranno la garaaziende pubbliche e private nel campo della sicurezza dei dati, della difesa, dell’informatica si costituiranno in una Newco. La novità? la gara non sarà gestita dalla Consip, ma dalla società Difesa e Servizi Spa controllata dal Ministero della Difesa.

La quarta proposta d’azione del Governo per la cyber-security in Italia: collaborazione tra Stati europei

A questo punto, quale sarà la strategia di cybersecurity a livello europeo? Di seguito le azioni messe in campo dalla Commissione europea:

  • la revisione della direttiva NIS (la direttiva sulla sicurezza delle reti e dell’informazione). Si tratta del primo atto legislativo a livello europeo sulla sicurezza informatica con un obiettivo specifico. Ossia, raggiungere un livello comune ed elevato di sicurezza informatica in tutti gli Stati membri;
  • la creazione di un’unità congiunta per il cyberspazio per rafforzare la cooperazione tra le istituzioni, gli organismi e le agenzie dell’Ue;
  • la possibile adozione di norme orizzontali per migliorare la cybersecurity dei prodotti connessi presenti sul mercato interno;
  • istituire il Centro europeo di competenza per la cybersicurezza e la rete dei centri nazionali di coordinamento. Ovvero, questo significa gestione dei finanziamenti dell’Ue, degli Stati membri e indirettamente dell’industria;
  • il Fondo europeo per la difesa, per sostenere progetti collaborativi di ricerca e di sviluppo delle capacità nel settore della Difesa. Allo stesso modo, l’Ue e la NATO continueranno a collaborare nell’ambito della cyberdefence tramite la squadra CERT-UE (EU’s Computer Emergency Response Team) e la Computer Incident Response Capability della NATO.

In conclusione, con queste quattro strade l’UE auspica di raggiungere una sovranità cibernetica europea. Comunque, esse conducono alla stessa meta: la difesa e prevenzione dagli attacchi cyber, sempre più pericolosi per le nostre infrastrutture e per la sicurezza nazionale.

 

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CTU e Riforma della giustizia civile

Albo unico per i consulenti tecnici: più formazione con la riforma della giustizia civile

Il 25 novembre 2021 la Camera approva definitivamente il disegno di legge A.C. 3289. Ovvero, la riforma del processo civile: uno degli obiettivi concordati con l’Unione Europea per accedere alle risorse del PNRR. Tra le novità in atto ci sono una maggiore attenzione a formazione e specializzazione, così come la creazione di un albo nazionale unico per i consulenti tecnici.

Consulenti tecnici d’ufficio e albo in materia civile: le novità della riforma della giustizia

Innanzitutto, tra le principali novità della riforma troviamo una maggiore attenzione a:

  • Iscrizione;
  • Formazione;
  • Correttezza delle nomine

in riferimento ai consulenti tecnici e periti. Inoltre, da notare la creazione di un Albo unico, dal quale avvocati e magistrati possono rintracciare le professionalità necessarie in relazione al singolo caso.

 

 

Poi, è stata stilata una serie di principi e criteri direttivi che il legislatore delegato (il Governo) dovrà rispettare. Inoltre, dovranno adottare decreti legislativi ad hoc entro un anno dall’entrata in vigore della legge. Questi introdurranno concretamente e compiutamente le misure per:

  • l’efficienza del processo civile;
  • la revisione della disciplina, strumenti di risoluzione alternativa delle controversie.

I compiti del legislatore delegato all’interno della riforma della giustizia civile

Ora, l’Esecutivo nell’esercizio della delega è incaricato anche di apportare diverse e rilevanti modifiche alla normativa riguardo i consulenti tecnici. In primo luogo, rivede il percorso di iscrizione dei consulenti presso i tribunali. Dunque, è un incarico importante: sarà il Governo a dover compensare la genericità dei criteri del codice di procedura civile.

Difatti, si pensi a come negli ultimi anni il settore della consulenza giudiziaria sia diverso, richiamando sempre più professionisti. A tal proposito, si noti che ora si favorisce l’accesso alla professione anche ai più giovani.

Comunque, il fine è predisporre un apparato riformatore che enfatizzi i requisiti qualitativi e le competenze che devono possedere i consulenti. Infatti, il d.d.l. assegna al legislatore delegato il compito di distinguere tra le varie figure professionali, dai percorsi formativi differenti. Il senso di ciò è anche unificare o aggiornare gli elenchi e favorire la formazione di associazioni nazionali di riferimento.

L’importanza della formazione dei consulenti tecnici

Detto ciò, si noti che un altro importante punto della riforma in relazione ai consulenti tecnici riguarda la loro formazione. Infatti, è necessario che gli operatori della giustizia possano contare su figure le cui competenze sono in continuo aggiornamento. A tal proposito, il Governo ha l’incarico di prevedere una formazione continua per consulenti tecnici e periti.

L’Albo nazionale unico per i CTU dopo la riforma della giustizia civile

Come anticipato, un’altra novità interessante riguarda la creazione di un “albo nazionale unico”, al quale magistrati e avvocati potranno accedere per ricercare le figure professionali più adeguate al singolo caso.

Inoltre, si vuole favorire la mobilità dei professionisti tra le diverse corti d’appello: è possibile anche attraverso l’esclusione degli obblighi di cancellazione da un distretto all’altro. Inoltre, si vuole assicurare adeguate tutele alle situazioni di salute, gravidanza o contingenti che si potrebbero verificare nel corso dell’anno lavorativo.

In questo caso, si mira a prevedere la possibilità di avanzare una richiesta di sospensione volontaria così come avviene in altri ambiti lavorativi. Infine, si prevede un controllo sulla correttezza dei processi di nomina dei consulenti. Infatti, presso le Corti d’Appello si istituiranno Commissioni di verifica per il controllo della regolarità delle nomine. Comunque, ai componenti della Commissione non spetteranno compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese o altro.

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Come-funziona-il-Super-Green-Pass

Come funziona il Super Green Pass?

Cos’è, come si ottiene e a cosa serve il Super Green Pass in vigore

Dal 6 dicembre fino al 15 gennaio 2022 ci saranno nuove restrizioni per ottemperare all’obiettivo di prevenzione dal contagio Covid-19. Parliamo del Super Green Pass, stabilito col decreto-legge del 26 novembre, n. 172 e pensato per evitare una quarta ondata. Quali sono le direttive da seguire questa volta? Vediamole insieme.

I destinatari del Super Green Pass e le regole per prevenire il contagio Covid

I destinatari del Super Green Pass sono i vaccinati o i guariti dal Covid-19; quindi, non riguarda il mondo dei tamponi. Per aggiornare tale certificazione bisognerà rinnovare con la somministrazione della terza dose quando passeranno i sei mesi dalla precedente. Grazie al Super Green Pass, si potrà (nel periodo sopra indicato) accedere ad attività che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla, in ambiti relativi a:

  • Spettacoli;
  • Eventi sportivi;
  • Ristoranti (al chiuso);
  • Feste e discoteche;
  • Cerimonie pubbliche.

Dunque, si noterà che tale regola non vale per lavoro e viaggio, dove si potrà ugualmente utilizzare il “classico” Green Pass, ottenibile anche da un tampone.

 

 

I controlli nel periodo d’emergenza

Poi, si prevede anche un rafforzamento dei controlli da parte delle prefetture, che dovranno prevedere

“un piano provinciale per l’effettuazione di costanti controlli entro 5 giorni dall’entrata in vigore del testo e sono obbligate a redigere una relazione settimanale da inviare al Ministero dell’interno”.

Non solo, tra le varie misure è stato altresì deciso di potenziare la campagna vaccinale sia consentendo la terza dose a distanza di soli 5 mesi dalla seconda sia aprendo agli under40 fin da subito. Tuttavia, si avvicinano tempi sempre più duri all’orizzonte per i non vaccinati anche in zona bianca nel periodo natalizio.

Quindi, gli ambiti di azione nei quali il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofali hanno deciso di intervenire sono:

1) l’obbligo vaccinale e la terza dose;

2) l’estensione dell’obbligo vaccinale a nuove categorie;

3) l’istituzione di un Green pass rafforzato cd super Green pass;

4) il rafforzamento dei controlli e campagne promozionali sulla vaccinazione.

Il Super Green Pass è costituzionale? La privacy è morta?

Indubbiamente, salta di getto all’occhio che i problemi di questa novità riguardano discriminazioni tra vaccinati e non. Senza scadere nel patteggiamento per l’una o l’altra categoria si noterà comunque che si sta formando una linea nettanon solo di pensiero ma anche d’azione. In effetti, si verificano disuguaglianze significative, una compressione di diritti assoluti e fondamentali di difficile ri-espansione in seguito.

Sin dall’inizio del problema Covid e con le prime direttive escogitate in molti si sono chiesti quanto queste fossero costituzionalmente a norma. Un esempio recente fra tutti si rileva nelle parole del presidente della Corte costituzionale Cesare Mirabelli:

“…un rimedio difficilmente praticabile e, dal punto di vista normativo, molto rischioso come possibilità di giustificazione dei singoli divieti”.

Oltre ciò, un altro problema di cui da molto si discute riguarda la privacy, in particolare con l’avvento dell’app Verifica19. Che fine fanno i nostri dati personali quando li esponiamo alla verifica? A questo proposito, notiamo che il Garante della Privacy è discorde con questa scelta, sostenendo che:

“le discriminazioni in base alle scelte vaccinali e l’indebita conoscenza, da parte di soggetti non legittimati, dei dati sanitari degli interessati”.

L’avanguardia dell’Italia sull’uso del Super Green Pass per prevenire i contagi

Per concludere, in tutela del periodo natalizio si è deciso di seguire una rotta considerabile severa. La decisione si prende sulla scia di Austria e Germania, dove la situazione contagi è più grave e si sta adottando il Green Pass 2G. Dunque, l’obiettivo del Governo è prevenire il peggio ed evitare un nuovo lockdown.

Inoltre, si noti che l’Italia si mostra di nuovo all’avanguardia sul tema green pass: è il primo Paese a stabilire obblighi generalizzati con il decreto di ottobre. Ciononostante, il Governo ha comunque deciso tutelare per il momento la possibilità di viaggiare e lavorare con il solo tampone. Con l’eccezione di:

  • Sanitari;
  • personale scolastico;
  • forze dell’ordine.

Finora, le mosse dell’Italia sono andate bene: gli alti controlli e le molte vaccinazioni hanno permesso di ridurre al minimo i contagi e i morti rispetto al resto d’Europa. Sulla stessa lunghezza d’onda dell’Italia troviamo solo Spagna e Portogallo. Ora, la sfida sarà far sì che non ci sia una ulteriore stretta e che anzi questa fase così come le precedenti diventino presto un ricordo.

 

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