truffe online pasqua

Attenzione alle truffe online di Pasqua

Molti italiani, durante il periodo pasquale, decidono di prendersi una pausa e fare un bel viaggio. Ma è sempre bene prestare attenzione alle prenotazioni online last minute, che potrebbero giocare brutti scherzi.

Ce lo ricorda anche la Polizia Postale, che, insieme a Booking.com, mette in guardia dall’alto rischio di cadere vittime di truffe, e coglie l’occasione per fornire raccomandazioni utili ai viaggiatori.

«Mai condividere le informazioni personali come i dettagli della carta di credito tramite messaggio Sma, wapp o e-mail con chi non si conosce o che ci contatta all’improvviso». Il consiglio, dunque, è pagare sempre ed esclusivamente attraverso siti web conosciuti e sicuri, oppure quando si arriva a destinazione.

Un altro passo fondamentale per la nostra sicurezza è l’autenticazione a due fattori, che alcune piattaforme online, così come i fornitori delle carte di credito, mettono a disposizione degli utenti. L’autenticazione a due fattori prevede l’attivazione di un ulteriore passaggio dopo aver inserito la password per l’accesso all’account, come un codice che arriva attraverso sms.

Leggi anche: Autenticazione a due fattori per la sicurezza degli account digitali – Servicematica

Si consiglia, inoltre, di non fidarsi di collegamenti considerati sospetti. Nel momento in cui riceviamo un messaggio con all’interno un link, meglio controllare la pagina di destinazione: basta posizionare il cursore sopra il link senza cliccare, oppure, da cellulare, toccando il link e tenendo premuto.

Nel caso in cui una struttura ricettiva richieda un pagamento al di fuori dei termini pre-concordati, oppure se riceviamo una mail scritta con un italiano poco corretto, che richiede la condivisione dei propri dati personali, meglio contattare il servizio clienti della piattaforma oppure la struttura per richiedere conferma.

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Arriva lo Spid Unico Europeo

Uncat, riforma fiscale: “Rischia di affossare l’intera riforma delle sanzioni”

spid europeo

Arriva lo Spid Unico Europeo

Novità in arrivo da Bruxelles: via libera alle nuove leggi per l’identità unica digitale, che verrà utilizzata al fine di identificarsi e autenticarsi in tutto il territorio europeo.

Le nuove norme entreranno in vigore dal prossimo 2026, e consentiranno che ogni impresa o persona abbia il proprio portafoglio europeo per l’identità digitale; questa permetterà di autenticarsi in modo semplice e affidabile ad ogni servizio.

Dichiara Mathieu Michel, segretario di Stato del Belgio alla digitalizzazione: «L’adozione del regolamento sull’identità digitale europea è una pietra miliare nella trasformazione digitale della nostra società. Dare ai cittadini un wallet digitale europeo unico e sicuro che permette di avere sempre controllo dei propri dati personali è un importante passo in avanti per l’Ue, che definirà uno standard globale nel campo della digitalizzazione e migliorerà la sicurezza nell’uso dei servizi online. Inoltre, mettendo i cittadini al centro dell’innovazione, la European digital identity regulation contribuisce a migliorare e semplificare l’accesso ai servizi pubblici online».

Secondo il quadro approvato dalla Commissione Ue, i singoli Stati dovranno offrire a imprese e cittadini dei wallet digitali, ai quali potranno essere collegate le identità digitali nazionali e altri documenti.

Si tratta, quindi, di una specie di SPID europeo, che conterrà tutti i documenti e si potrà utilizzare per l’accesso ai servizi online in tutti i paesi Ue.


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Foggia, al via la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia: firmato l’atto di cessione del terreno

polizza assicurativa cassa forense

Cassa Forense: proroga della polizza di tutela sanitaria

L’attuale copertura della polizza di tutela sanitaria sottoscritta con Unisalute, Poste Assicura e Reale Mutua, in scadenza al 31 marzo 2024, è stata prorogato sino al 30 settembre 2024.

I premi e i massimali di copertura, tenendo conto della proroga semestrale, verranno ridotti al 50%. Restano invariate tutte le prestazioni che sono prevista dalla garanzia.

La polizza sanitaria collettiva base è gratuita e automatica per Avvocati, Praticanti e Pensionati iscritti alla Cassa, che siano in regola con le dichiarazioni reddituali. Può essere estesa ai familiari conviventi sino a 80 anni d’età, mediante un pagamento per il semestre di copertura:

  • € 99,50 sino a 40 anni di età;
  • € 174,13 da 41 a 60 anni di età;
  • € 248,75 da 61 a 70 anni di età;
  • € 298,50 da 71 a 80 anni di età.

Potranno aderire alla tutela sanitaria anche i Pensionati cancellati dagli Albi e i titolari di pensione di reversibilità o indiretta, con la possibilità di estendere l’assicurazione ai propri nuclei familiari.

La garanzia assicurativa copre:

  • Grandi interventi chirurgici;
  • Gravi eventi morbosi;
  • Garanzia per malattia oncologica;
  • Check-up annuale con esami e accertamenti;
  • Quattro prestazioni di alta diagnostica;
  • Indennità di convalescenza.

È possibile aderire anche ad un piano integrativo, che copre:

  • Ricovero, con o senza intervento;
  • Day-hospital;
  • Intervento chirurgico ambulatoriale;
  • Prestazioni di alta diagnostica;
  • Visite specialistiche;
  • Accertamenti diagnostici.

Le estensioni e le adesioni potranno essere perfezionate dal 2 aprile al 2 maggio, con apposita procedura telematica, da attivare sul sito di Cassa Forense con bonifico entro il 2 maggio.

Per ulteriori informazioni:

Link al comunicato di Cassa Forense

È possibile scrivere a adesionicassaforense@unisalute.it.


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Treviso: annullato il bando del ministero. Ivg rimane l’unico istituto

Attenzione alla nuova truffa WhatsApp

esame avvocato

Treviso: annullato il bando del ministero. Ivg rimane l’unico istituto

A Treviso, il Tar ha annullato il bando del ministero della Giustizia per l’autorizzazione ad un secondo istituto di vendite giudiziarie (Ivg).

Era stato presentato ricorso da Aste.Com Srl, ovvero l’unico Ivg nel circondario del Tribunale di Treviso.

La vicenda è cominciata a febbraio dello scorso anno, ovvero quando Aste 33 Srl aveva richiesto al presidente della Corte d’Appello di Venezia di proclamare una procedura con lo scopo di individuare un secondo Ivg.

Questo avrebbe richiesto un parere con motivazione al presidente del tribunale trevigiano: «L’apporto fornito da Aste 33 si è rivelato decisivo per una gestione più efficiente delle procedure instaurate avanti il tribunale».

La presidenza della Corte d’Appello, di conseguenza, ha comunicato tale istanza al ministero della Giustizia, dichiarando anche come la riforma della giustizia Cartabia permetta al giudice di procedere con l’affidamento della custodia dei beni immobili pignorati solo a persone incaricate dal servizio degli Ivg.

Dunque, altre persone, seppur con molta esperienza nel settore, non sarebbero più autorizzate a svolgere tale attività.

Lo scorso ottobre il ministero ha richiesto al presidente della Corte d’Appello di predisporre una procedura di gara, per poter rilasciare un’altra concessione per Ivg «sulla scorta del parere favorevole del tribunale circa la necessità di un secondo concessionario, da affiancare a quello attuale, al fine di smaltire l’arretrato e di garantire un più efficiente svolgimento dell’attività».

Tuttavia, Aste.Com non era stato avvisato. Scrivono i giudici del Tar: «Aste.Com osserva che, qualora fosse stata notiziata del relativo procedimento avrebbe potuto fornire all’amministrazione la dimostrazione dell’insussistenza dei presupposti normativi fattuali a cui è subordinata l’istituzione di un nuovo Ivg».

Secondo Aste.Com ci sono stati anche ulteriori gravi vizi circa l’attività istruttoria del ministero nei confronti di un’istanza di una parte privata interessata alla sterilizzazione degli effetti della riforma della giustizia Cartabia.

Gli incarichi che sono stati assegnati ad Aste.Com, dal 2016 al 2023 sono calati da 359 a 155: per questo motivo, i dipendenti sono stati ridotti, da 19 a 13.

Conclude il Tar: «La violazione delle garanzie partecipative denunciata da Aste.Com ha concretamente inciso sull’adeguatezza dell’istruttoria, nonché sulle conclusioni alle quali sono pervenuti il presidente della Corte d’appello e il ministero sulla necessità di istituire un secondo Ivg, il vizio denunciato è di per sé idoneo a inficiare in modo insanabile la determinazione assunta in merito all’avvio della relativa procedura selettiva».

Per questo, è stato annullato il bando.


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Attenzione alla nuova truffa WhatsApp

Mafie, Nordio: “Impegno per cybersicurezza e per i più giovani”

nuova truffa whatsapp

Attenzione alla nuova truffa WhatsApp

Aumentano i tentativi di frodare gli utenti su WhatsApp, sfruttando l’ingenuità e il buon senso delle persone per svuotare i loro conti correnti.

«Ciao mamma, mi è caduto il telefono. Questo è il mio nuovo numero. Per favore, puoi mandarmi un WhatsApp?»

Questo il testo della truffa, accompagnato da un link malevolo, che, una volta cliccato, porta dritto nel sito dei cybercriminali. Infatti, i malcapitati si ritrovano in una pagina web che richiede loro i dati bancari e le credenziali per accedere alla home banking.

I dati, inutile dirlo, finiscono dritti nelle mani dei malviventi.

Il messaggio potrebbe contenere la richiesta d’aiuto di un figlio o di un parente, che chiede che venga sbloccato urgentemente qualcosa di importante. Anche qui, il “figlio” o il “parente”, viene portato in un sito web che effettua un bonifico: recuperare i soldi, è quasi impossibile.

Dunque, il consiglio è sempre lo stesso, ovvero: non cliccate su questi link!

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PagoPA poste italiane

Bocciata la cessione di PagoPA a Poste Italiane

AGCM, il Garante della Concorrenza e del Mercato, ha respinto la modalità decisa dal Governo di cedere il 49% di PagoPA a Poste Italiane.

Secondo l’antitrust bisogna scegliere un operatore maggiormente qualificato attraverso un’asta pubblica. In seguito a questa decisione, l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha criticato aspramente il provvedimento, mentre il Codacons ha deciso di presentare un esposto ad AGCM e a Corte dei Conti.

PagoPA S.p.A. è di proprietà del Ministero dell’Economia, e controlla la piattaforma PagoPA per i pagamenti a favore delle PA e dei gestori di servizi pubblici.

Il Governo, con decreto legge n. 19/2024 (decreto PNRR), ha deciso di cedere il 51% della società all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e il restante 49% a Poste Italiane. Nell’articolo 20 del decreto, viene stabilito che il corrispettivo circa la gestione delle quote viene determinato basandosi su una perizia giurata di stima, generata da soggetti con adeguata qualificazione ed esperienza professionale, che verranno nominati dal Ministero dell’Economia.

Secondo ABI questo porterebbe al rischio di uno squilibrio competitivo, poiché Poste Italiane è uno dei Prestatori dei Servizi di Pagamento che ad oggi opera come concorrente delle banche. L’acquisizione di PagoPA del 49% potrebbe condurre all’imposizione di tariffe più alte alle banche, ma anche a ricavare i dati dei clienti a scopi pubblicitari.

La cessione diretta del 49% adottata dal governo, secondo l’Antitrust, porta a criticità di tipo concorrenziale, senza garantire condizioni trasparenti e soprattutto non discriminatorie.

Dunque, ACGM richiede al legislatore di esplorare nuove modalità per individuare un operatore maggiormente qualificato, come, per esempio, un’asta pubblica. La base d’asta sarà rappresentata dalla stima giurata del valore di PagoPA.


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In G.U. n.67 del 20/03/2024 è stato pubblicato il D.lgs. n. 31 del 19/03/2024, ovvero il decreto correttivo della riforma penale (Riforma Cartabia, D.lgs. 150/2022 attuativo della L. 132/2021).

La data di entrata in vigore è fissata al 4 aprile 2024.

Il Cdm, nella seduta dell’11 marzo, ha dato il via libera al testo del D.lgs. recante disposizioni correttive e integrative del Riforma Cartabia Penale.

Risale al 16 novembre 2023 la prima approvazione del testo in Cdm, con trasmissione del provvedimento alle Camere il 7 dicembre. A seguito del parere favorevole delle Commissioni parlamentari e della Conferenza unificato Stato-Regioni, sono arrivati anche i pareri favorevoli del CSM e del Garante Privacy.

Nel provvedimento troviamo 11 articoli: tutte le modifiche introdotte sono state necessarie per coordinare le nuove disposizioni e per semplificare le procedure. Resta sempre l’obiettivo di una maggior efficienza nel mondo della giustizia penale, così come richiesto anche dal Pnrr.

Secondo una nota pubblicata da Via Arenula, gli interventi maggiormente incisivi sono da ricondurre alla “stasi del procedimento” e al “sentencing”.

Si è deciso di intervenire sul “termine di riflessione”, ovvero quello entro il quale il PM dovrà decidere se esercitare o meno l’azione di tipo penale. A livello di tempistiche si parla di tre mesi dalla scadenza del termine delle indagini preliminari e sino a nove mesi a seconda della complessità delle indagini e della gravità del reato in questione.

Nel correttivo si punta alla realizzazione di una semplificazione della “stasi del procedimento”, che in altre parole è l’inattività del pm dopo il termine delle indagini. Dunque, vengono eliminati passaggi cartacei e notifiche non indispensabili, con un controllo maggiore del GIP.

Tale controllo si estende anche durante l’autorizzazione ritardata al deposito degli atti. In tal modo si vuole consentire alla persona sottoposta ad indagini e alla persona offesa di aver cognizione degli atti. In caso di avocazione, si estende da 30 a 90 giorni il termine per svolgimento delle indagini del procuratore generale.

Il correttivo, in questo caso, prevede che il giudice, quando ha a disposizione tutti gli elementi necessari per prendere una decisione, potrà sostituire la pena detentiva direttamente con la pena sostitutiva. Originariamente, nel D.lgs. 150/2022 il giudice doveva sentire l’imputato, e fissare una nuova udienza al fine di svolgere ulteriori accertamenti per procedere con l’adeguata pena sostitutiva.


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Secondo i dati dell’Associazione italiana avvocati d’impresa, le donne hanno superato gli uomini tra i giovani avvocati. Permangono, tuttavia, alcune problematiche.  

Dichiara Antonello Martinez, presidente dell’Associazione: «Dopo l’emergenza Covid è ripresa la corsa in avanti delle avvocatesse che sono state più colpite dall’impatto dell’emergenza pandemica. Nel 2022 sono aumentate di oltre 3.800 unità dopo lo stop del 2021. Solo nel Sud Italia siamo quattro punti sotto il 50%».

Il sorpasso delle donne, specialmente nel Nord Italia, è un fenomeno ormai consolidato. Al primo posto troviamo l’Emilia-Romagna, con il 54,9% e subito dopo il Piemonte, con il 54,5%.

La Campania è la regione con la percentuale più bassa, ovvero con il 43,2%. Gli Ordini, invece, con maggior presenza femminile, sono:

  • Busto Arsizio (61,5%);
  • Rieti (59,3%);
  • Lecco (57,4%);
  • Monza (57,0%).

Per quanto riguarda i Distretti:

  • Bologna (52,6%);
  • Brescia (52,5%);
  • Perugia (52,2%).

Il reddito medio maggiormente elevato per le avvocate si registra in Valle d’Aosta (€43.703) e in Lombardia (€43.232), mentre i redditi medi più bassi sono in Calabria (€13.413), Basilicata (€15.129) e Molise (€15.556).

Martinez sottolinea come «i dati della Cassa Forense evidenziano ancora in tutte le regioni un divario di genere, in termini di retribuzione, abbastanza netto fra uomini e donne. Siamo tutti chiamati a cambiare mentalità con i fatti su questo aspetto».

Il divario di genere è parecchio evidente in un rapporto dell’AIGA del 2023, che porta alla luce un mondo intriso di difficoltà economiche, con un persistente gender gap e con sfide quotidiane per gli under 45.

Una delle preoccupazioni è il reddito insoddisfacente: si pensi che soltanto una piccola parte degli avvocati supera i 50.000 euro lordi annui. Inoltre, il 53% delle avvocate guadagna meno di 15.000 euro, contro il 36% degli uomini.

Sempre a proposito di divario di genere, più della metà delle avvocate dichiara che la carriera legale ha influito sulle loro scelte personali. Infatti, le donne si ritrovano ad affrontare difficoltà collegate alla maternità, che potrebbero influenzare opportunità e avanzamenti di carriera.

Questo poiché tradizionalmente, la donna viene associata al ruolo di “custode” dei figli, e spesso questo influisce nelle loro decisioni lavorative. Sul lavoro, le donne potrebbero dover affrontare discriminazioni collegate alla maternità, e molte hanno difficoltà a ritornare al lavoro in quanto mancano adeguate politiche aziendali di sostegno.

Le avvocate, dunque, spesso rinunciano ad importanti opportunità di carriera, oppure scelgono dei percorsi professionali più “semplici” per poter esercitare “meglio” il ruolo di madre. Proprio per questi motivi il numero di avvocate con figli è inferiore rispetto a quello dei colleghi uomini.

Dunque, nonostante gli importanti progressi nel promuovere le parità di genere nel mondo legale, resta ancora tantissimo lavoro da fare per distruggere il gender gap e le disuguaglianze strutturali nell’avvocatura.


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Avvocati aggrediti in carcere: azione disciplinare contro gli agenti

A Palermo è stata avviata l’azione disciplinare nei riguardi degli agenti penitenziari del carcere Pagliarelli che hanno aggredito verbalmente gli avvocati Stefano Giordano e Giovan Battista Lauricella.

Il Guardasigilli ha risposto all’interrogazione parlamentare avanzata da Roberto Giachetti. Quest’ultimo ha sollevato alcune specifiche domande circa l’entità degli stanziamenti che sono stati effettuati dall’amministrazione penitenziaria, al fine di soddisfare le esigenze dei detenuti indigenti, sopperire alle carenze del personale, ma in particolar modo ha insistito sulla denuncia dell’avv. Stefano Giordano, a seguito di un’aggressione subita da un’agente penitenziario del carcere Pagliarelli.

L’avv. Giordano, in data 18 dicembre 2023, ha effettuato dei bonifici da parte dei familiari dei detenuti, che volevano fare dei regali poiché si avvicinavano le festività natalizie. I detenuti, tuttavia, quattro giorni dopo, hanno denunciato che la somma in questione non era stata accreditata.

Giordano e il collega Lauricella hanno ricercato delle spiegazioni recandosi all’ufficio ragioneria del carcere, dove hanno parlato con una funzionaria che ha affermato che tutti i passaggi erano stati eseguiti correttamente, invitando il legale ad uscire dalla stanza urlando.

A quel punto un membro della polizia penitenziaria, il marito della funzionaria, ha cercato di aggredire l’avvocato, minacciando di arrestarlo. I legali hanno dovuto cercare rifugio in un ufficio.

Il ministro Nordio conferma quanto avvenuto il 22/12/2023, in cui è avvenuta un’animata discussione tra due avvocati e alcuni operatori penitenziari, che avevano richiesto conferme sulle procedure dei bonifici dei loro assistiti.

La Direzione penitenziaria, dichiara Nordio, ha già prontamente proceduto al rilevamento dell’infrazione disciplinare verso il personale coinvolto nell’evento.

Il Guardasigilli, inoltre, conferma che al 22/12/2023 gli accrediti in questione erano già stati eseguiti.


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Pagati come addetti alle pulizie: la protesta dei fonici del Tribunale

Fonici, trascrittori e stenotipisti sono figure fondamentali affinché funzioni il Tribunale: a Torino, tuttavia, vengono classificati come impresa di pulizia.

Per questo motivo, nella mattina del 19 marzo 2024, queste figure hanno deciso di protestare di fronte al palazzo di giustizia, anche se manifestazioni del genere sono avvenute in tutta Italia.

Spiegano le lavoratrici e i lavoratori: «Facciamo un lavoro assolutamente necessario senza il quale si bloccherebbero persino le udienze perché tutto quel che viene detto dentro le aule passa attraverso noi, il nostro lavoro e la nostra trascrizione».

«E’ su questo materiale», proseguono, «che poi lavorano gli avvocati e i giudici. Chiediamo l’internalizzazione anche perché ci sono fondi del Pnrr che sono destinati al ministero della Giustizia per l’assunzione di personale».

Dichiara Stefania Trovato della Cgil di Torino: «Vengono classificati come se fossero un’impresa di pulizia. Chiediamo che la loro internalizzazione sia adesso perché a giugno ci sarà il cambio di appalto. A Torino ci sono 14 persone, ma in tutta Italia sono più 1.500. Vorrebbero portare il loro lavoro alla durata dell’udienza, se dura 10 minuti verrebbero pagate per 10 minuti».

«La loro prestazione», conclude, «va dalla mattina alla sera, a disposizione totalmente del Tribunale. Hanno la reperibilità. A noi questo non sta più bene. Vogliamo che ci sia un tavolo ministeriale per riconoscere le loro professionalità».


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