Le intercettazioni rappresentano il primo strumento di indagine in Italia, ma attualmente costano circa 200 milioni di euro all’anno. Certamente meglio dei 300 milioni spesi nel 2010, ma sempre una cifra decisamente alta.
Uno dei motivi dell’enorme spesa risiede nel fatto che ogni Procura ha un proprio listino prezzi di riferimento.
Per questo motivo, il Ministero della Giustizia, in collaborazione con il Ministero dell’Economia e della Finanza, ha presentato uno schema di decreto interministeriale per una razionalizzazione dei costi.
IL DECRETO INTERMINISTERIALE
La bozza del decreto per la gestione dei costi delle intercettazioni è stata presentata al Senato lo scorso 2 marzo 2021.
L’obiettivo è pareggiare le tariffe applicate dalle società esterne che effettuano le intercettazioni su mandato delle Procure della Repubblica.
L’idea di un listino prezzi unico non è però una novità. Già presente nella Riforma Orlando (Legge 103 del 2017), fu adottata solo per le intercettazioni via telefono e internet tramite le infrastrutture dei diversi operatori telefonici. Per trojan e microspie non si giunse a nessuna conclusione.
Ma quanto costa davvero un’intercettazione? Questi alcuni dei prezzi presenti nella bozza del decreto:
– intercettazioni telefoniche classiche, da 90 centesimi a 2,42 euro al giorno per bersaglio;
– tramite trojan su smartphone, da 30 euro a 120 euro;
– intercettazioni ambientali audio, fino a 34,75 euro al giorno.
LA RIFORMA DEI COSTI DELLE INTERCETTAZIONI
La riforma dei costi delle intercettazioni si basa su 3 passaggi:
1) definire quali tipologie di intercettazioni le Procure possono acquistare;
2) stabilire prezzi che non superino la media di quanto hanno pagato finora le 5 Procure che spendono di più in intercettazioni (Milano, Roma, Napoli, Palermo, Reggio Calabria);
3) fissare gli standard per la conservazione e la gestione dei dati sensibili da parte dei fornitori dei servizi.
Alcuni di fornitori che hanno visionato la bozza non ne sono però particolarmente soddisfatti. In particolare trovano che:
– la lista delle categorie di intercettazioni e dei servizi annessi sia incompleta o non perfettamente definita;
– i costi medi risultino “ottenuti assemblando prestazioni diverse ed eterogenee” portando a prezzi eccessivi per alcune prestazioni o riduttivi per altre;
– la custodia dei dati manchi ancora di chiarezza.
Ciò che preoccupa è l’effetto economico delle nuove tariffe. Se, da un lato, queste potrebbero portare alle Procure un risparmio di circa 10 milioni di euro all’anno, dall’altro, secondo Gian Paolo Fedrigo dell’Associazione Lawful Interception, per i fornitori potrebbero tradursi addirittura in un calo del 50% del fatturato.
[Fonti e approfondimenti: Wired – Il ministero della Giustizia deve decidere quanto pagare per le intercettazioni; Agenda Digitale – Intercettazioni, in arrivo decreto ministeriale sui costi, ma resta il nodo della conservazione]
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