Redazione 15 Luglio 2025

Solo 250 magistrati per 62mila detenuti. L’Anm lancia l’allarme e chiede rinforzi

Carceri sempre più affollate, personale insufficiente e una macchina giudiziaria penitenziaria in affanno. È la fotografia impietosa scattata dall’Associazione Nazionale Magistrati nell’ultima riunione del Comitato direttivo centrale, con tre documenti che mettono nero su bianco la gravità di una situazione ormai esplosiva.

I numeri di una crisi strutturale

I dati parlano chiaro: appena 250 magistrati di sorveglianza devono gestire una popolazione di oltre 62mila detenuti, di cui più di 46mila in esecuzione di pena. A questi si aggiungono migliaia di soggetti in misura alternativa o con sospensione condizionale, e un carico in crescita per le pene pecuniarie e sostitutive introdotte dalla riforma Cartabia.

Un organico già ridotto che, denuncia l’Anm, è stato escluso dai potenziamenti previsti dal Pnrr, creando una distorsione evidente: «Mentre tribunali e corti d’appello hanno visto aumentare la loro produttività grazie a nuove risorse – si legge nel documento – gli uffici di sorveglianza restano fermi, schiacciati da un carico di lavoro crescente e senza personale sufficiente».

Decreto “Carcere sicuro”: un anno di bilancio negativo

A un anno dall’approvazione del decreto “Carcere sicuro”, voluto dal governo per rafforzare la sicurezza degli istituti e modificare la disciplina della liberazione anticipata, il bilancio è desolante. Secondo l’Anm non solo manca ancora il regolamento attuativo, ma la popolazione detenuta è cresciuta di oltre 1600 unità, mentre non si vedono nuove misure per decongestionare le strutture o percorsi alternativi efficaci.

Nel documento, l’Anm accusa l’esecutivo di «indifferenza di fronte alla sistematica violazione dei diritti umani che si consuma quotidianamente nelle carceri italiane», preferendo rispondere al disagio sociale interno con nuove aggravanti e maggiori pene, piuttosto che con interventi strutturali per sfollare le celle.

Proposta Giachetti: sì, ma con correttivi

L’Anm riconosce alcuni aspetti positivi nella proposta di legge Giachetti, che prevede misure di deflazione carceraria immediate, ma segnala anche criticità rilevanti. La più evidente è l’idea di attribuire ai direttori degli istituti penitenziari il potere di decidere sugli sconti di pena.

Una previsione che, sottolinea l’Anm, entra direttamente nella sfera della libertà personale, materia di stretta competenza della magistratura di sorveglianza, nel rispetto della riserva di giurisdizione prevista dalla Costituzione. «Formule e vagli discrezionali che incidono sulla pena – spiega il documento – non possono essere sottratti alla giurisdizione ordinaria».

La mobilitazione: sciopero della fame e raccolta firme

A rilanciare il tema è anche la mobilitazione avviata da alcune figure di primo piano del mondo forense e giudiziario. È partita una staffetta di sciopero della fame, promossa dall’avvocata Valentina Alberta, già presidente della Camera Penale di Milano, e dal vicesegretario dell’Anm Stefano Celli. Tra gli aderenti figurano l’ex presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia e, il prossimo 17 luglio, anche il segretario generale Rocco Maruotti.

Il presidente dell’Anm Cesare Parodi ha proposto di affiancare alla protesta una raccolta firme nazionale di magistrati, avvocati e cittadini da consegnare al governo in tempi stretti, per pretendere interventi concreti e immediati.

Mattarella: “Un’emergenza sociale”

A certificare il quadro critico è stato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo scorso 30 giugno ha richiamato pubblicamente il Paese sulla condizione delle carceri, definendola «una vera e propria emergenza sociale» e chiedendo con urgenza soluzioni rispettose della dignità umana e della funzione rieducativa della pena.


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