Riforma della Magistratura: gli avvocati accederanno ai fascicoli delle nomine

Riforma della Magistratura: gli avvocati accederanno ai fascicoli delle nomine

La vicenda Palamara ha acceso i riflettori sulle reali modalità di assegnazione delle cariche dirigenziali delle Procure italiane. La Magistratura non ne è uscita nel migliore dei modi e il governo si è mosso con l’obiettivo di ripristinare valori come la trasparenza e il merito all’interno dell’istituzione.

E se gli avvocati rappresentassero la chiave di volta?

LA RIFORMA DEL CSM

La riforma della Magistratura prevede diverse misure e, tra queste, ce n’è una decisamente importante: gli avvocati potranno accedere all’Ufficio studi e documentazione di Palazzo dei Marescialli, ufficio che si occupa anche di compilare e gestire i fascicoli dei candidati alle nomine.

Nell’art.25 del ddl presentato si legge che il CSM può assegnare ai ruoli tecnici «un numero non superiore a 8 addetti esterni, individuati mediante procedura selettiva con prova scritta aperta ai professori universitari di ruolo di prima e di seconda fascia, agli avvocati iscritti da almeno dieci anni nel relativo albo e a tutti i magistrati ordinari, i quali sono posti fuori del ruolo organico della Magistratura».

È la prima volta che agli avvocati viene concesso di far parte dell’Ufficio studi e documentazione e, quindi, contribuire alla creazione dei fascicoli delle nomine.

INVASIONE DI CAMPO DA PARTE DEGLI AVVOCATI?

La presenza dell’avvocatura all’interno dei meccanismi della Magistratura non è da considerarsi «un’indebita invasione di campo da parte del ceto forense nella vita del corpo togato [ma] deve essere letta nell’ottica di un riequilibrio della giurisdizione».

Come disse l’ex presidente del CNF, Mascherin, durante un evento lo scorso dicembre:

«Nella nostra Costituzione, quando si parla di giurisdizione si parla di Magistratura. E se vogliamo che questa sia una vera garanzia per i cittadini, dobbiamo assicurarci che sia forte e indipendente dalla politica e da ogni altro potere.
Ciò è ancora più importante in questo periodo storico, caratterizzato da minacce alla democrazia che rischiano di comprimere l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione non solo in paesi totalitari, ma anche in Italia.
Si vede, per esempio, una crescente aggressione alla discrezionalità dei magistrati, sotto forma di normative che già contengono in qualche modo in sé la decisione finale a cui si vuole puntare (come nel caso della legittima difesa), stringendo la libertà del giudice. 
Un’altra forma di aggressione viene dalla pressione mediatica. Ciò che sta succedendo è che non si fanno più norme guardando alla Costituzione, ma puntando al consenso, basandosi sui sondaggi.

Per giungere a una Magistratura davvero indipendente e forte è necessario un elemento equilibratore del suo potere, un elemento tecnico che non sia esterno alla Magistratura, che non sia un soggetto politico o economico e che non sia il popolo.

Può essere solo l’avvocatura, il cui potere deriva dall’applicazione delle regole».

[Per approfondire: Associazione Nazionale Forense]

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