Nel 2020, nonostante la pandemia, le procedure fallimentari in Italia sono diminuite. Eppure, i tribunali sono riusciti a smaltire solo una piccola porzione delle procedure arretrate.
Questo è quanto evidenziato da Cherry Sea, osservatorio di Cherry srl, società attiva nello sviluppo di algoritmi di intelligenza artificiale da applicare al mondo del credito deteriorato, che ha analizzato i dati del Ministero della Giustizia relativi a tutti i fallimenti registrati nel 2020 presso i 140 tribunali italiani.
Riportiamo ora alcuni risultati dell’analisi.
PROCEDURE FALLIMENTARI: MOLE DI LAVORO, ARRETRATI E TEMPISTICHE
Nuove procedure fallimentari
Nel 2020 le nuove procedure fallimentari sono state 7500. Sembrerebbero molte, in realtà sono più del 30% in meno rispetto al 2019 (11.000).
Il calo è stato più marcato tra marzo e giugno: il lockdown ha bloccato le attività dei tribunali.
Gli arretrati
Al 31 dicembre 2020, le pratiche arretrate erano 77.000. Un anno prima, 83.000. Si è registrato dunque un calo del 7%.
Gli arretrati più consistenti si trovano a Roma e Milano, con 4905 e 4788 pratiche ferme, che comunque mostrano un calo del 5% rispetto al 2019.
I tribunali – nuove procedure
Tra i 20 tribunali più attivi, il 50% delle nuove procedure è stato aperto nei tribunali di Milano e Roma, rispettivamente con 665 e 458 fallimenti, e un calo del 35% e del 49% al 2019. La minor variazione si è registrata a Padova, con 162 procedure, “solo” il 12% in meno rispetto il 2019.
I tribunali – lo smaltimento
Tutti i primi venti tribunali hanno chiuso più pratiche di quante ne siano state aperte, con un tasso di smaltimento medio del 174% (nel 2019 un tribunale su quattro presentava un tasso inferiore al 100%).
Nonostante il buon tasso di smaltimento medio, nel 2020 i tribunali italiani hanno chiuso più del 10% in meno di pratiche rispetto al 2019.
I meno efficienti sono stati Monza (-40%), Torino (-35%) e Genova (-32%). I più efficienti, Palermo, Treviso e Modena, con un calo delle nuove procedure del 25%.
Durata dei procedimenti
Il Disposition Time (DT) è un parametro adottato anche dalla CEPEJ, la Commissione europea per l’efficienza della giustizia, che valuta il tempo impiegato a smaltire i procedimenti pendenti alla fine di un anno.
La media del DT dei 20 tribunali italiani è di 5,77 anni, mentre nel 2019 era di 5,33.
Solo 8 tribunali tra i primi 20 hanno abbassato il loro DT rispetto al 2019. Il tribunale con il miglior DT è Modena (3,39), all’estremo opposto c’è Bari (12,69).
Verona ha migliorato le tempistiche di oltre il 30%; al contrario, Monza le ha peggiorate passando da 5 a 8,17 anni.
Cliccare qui per leggere il comunicato stampa ufficiale.
Iscriviti al canale Telegram di Servicematica
Notizie, aggiornamenti ed interruzioni. Tutto in tempo reale.
Scopri i prodotti privacy di Servicematica!
——–
LEGGI ANCHE:
LEGGI ANCHE
Quando un avvocato è tenuto a restituire il compenso in caso di mancato adempimento professionale
In caso di mancato adempimento professionale, l’avvocato è tenuto a restituire, in tutto o in parte, il compenso già incassato per attività non svolta. Tuttavia,…
CNF: gli avvocati specialisti oggi sono realtà
Gli avvocati specialisti diventano ufficialmente realtà. Così come comunicato dal CNF, quattro professionisti hanno raggiunto questo traguardo, ottenendo una specializzazione in diritto civile, in diritto…
Equo Compenso 2020
Qualche giorno fa Chiara Gribaudo, responsabile del Dipartimento del lavoro del PD, ha presentato un emendamento cofirmato da Andrea Orlando, vicesegretario DEM ed ex ministro…