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Perché le forze dell’ordine in Italia non usano le Bodycam?

Si è riaperto il dibattito sulla necessità di dotare le forze dell’ordine italiane di bodycam e di targhette identificative, con tanto di numero di matricola. Si muove verso questa direzione un progetto di legge presentato nel 2022 dalla senatrice Cucchi, ancora fermo in Parlamento.

Le bodycam sono dei dispositivi che registrano immagini, audio e video, utilizzate molto all’estero. L’anno scorso, il ministero dell’Interno aveva pubblicato delle linee guida per riuscire a regolare l’utilizzo delle 1.000 bodycam acquistate per le forze dell’ordine.

Il ministero, con una circolare diffusa a gennaio 2022, ha assegnato 700 bodycam a 15 reparti mobili della Polizia di Stato e 249 bodycam ai Carabinieri. Secondo la direttiva, devono essere utilizzate soltanto in situazioni di rischio, come «ulteriore strumento di documentazione degli accadimenti e, nel contempo, di tutela del personale operante».

Nella circolare, oltre alle norme sull’impiego delle bodycam, troviamo anche quelle che riguardano il trattamento dei dati acquisiti, che può avvenire soltanto da un operatore autorizzato, che dovrà trasferire i file su appositi server, nei quali verranno conservati per sei mesi.

Gli agenti possono avviare la registrazione soltanto con un ordine espresso dal responsabile del servizio, mentre i file possono essere consultati subito, ma soltanto per motivi urgenti.

I pareri del Garante per la Privacy

Il Garante per la Privacy, dopo aver valutato tutte le disposizioni nazionali e sovranazionali, e tenendo presente che le bodycam raccolgono dati personali, nel 2017 ha emesso i pareri 6197365 e 6197012, al fine di disciplinare i principi secondo i quali si dovranno attenere gli uffici pubblici per l’utilizzo delle tecnologie.

Il dibattito è stato parecchio lungo e il Garante, pur consentendo l’utilizzo delle bodycam, ne vieta la registrazione continua. Non appena i dati vengono trasferiti nei server di destinazione, inoltre, dovranno essere rimossi subito dalla memoria delle bodycam.

Immagini certificate dallo Stato

La senatrice Cucchi ha rilasciato un’intervista all’Huffington Post, dichiarando che «per estendere l’utilizzo delle bodycam è sufficiente una circolare del dipartimento della Pubblica sicurezza e un confronto preventivo con le organizzazioni di rappresentanza del personale che, dal Silp Cgil sino a quelle autonome, condividono da tempo tale linea».

«I primi a volere le telecamere non possono non essere proprio le poliziotte e i poliziotti, che durante tutte le manifestazioni sono ormai immortalati da migliaia di telefonini pronti a cogliere qualsiasi comportamento. Con le bodycam, almeno in parte, ci sarebbe un riequilibrio e una maggiore tutela anche per i cittadini attraverso immagini certificate dallo Stato, senza rischio di manipolazioni».

Cosa dice il Gdpr

In Europa, i singoli Paesi devono tener conto delle norme del Gdpr. Sono tantissime le forze di polizia che utilizzano le bodycam, e il problema della privacy ha trovato una soluzione condivisa.

I volti delle persone, infatti, vengono oscurati, e viene creato un omologo gemello digitale nei confronti di eventuali fuggitivi o sospettati che la polizia sta ricercando, e lo fa attraverso parametri come corporatura, altezza e colori degli abiti, e non con le fotografie del loro viso.

Le bodycam giovano a tutti

Il Bureau of Justice Statistics, una specie di Istat americano, ha stilato una graduatoria dei vantaggi delle bodycam:

  1. Sicurezza degli agenti;
  2. Miglioramento della qualità delle prove;
  3. Riduzione del numero di denunce da parte dei civili;
  4. Riduzione della responsabilità degli agenti.

L’impiego delle bodycam, dunque, gioverebbe alle forze dell’ordine, alla giustizia e alla collettività.

In linea di massima, si può dire che, basandosi sugli studi e sulle statistiche sulle bodycam, si sono registrate meno lamentele della comunità, anche rispetto all’operato delle forze dell’ordine, confermando la natura difensiva di questi strumenti.


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