Bonus di 600 euro anche agli avvocati

[AGGIORNATO 22/4/20] Estensione del Bonus di 600 euro anche agli avvocati e agli altri professionisti

E così, alla fine, ecco riconosciuto un bonus di 600 euro anche agli avvocati e, in generale, a tutti i professionisti e agli autonomi iscritti alle casse di previdenza private.
Questo è quanto deciso dalla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, insieme al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri.

Il bonus, che è l’evoluzione del Fondo per il reddito di ultima istanza previsto del Decreto “Cura Italia”, è relativo al mese di marzo, mentre per il mese di aprile è addirittura previsto un aumento a 800 euro.

Cassa Forense ha già pubblicato sul sito alcuni avvisi, informando gli iscritti che l’unico canale di erogazione dell’indennità è l’ente stessa tramite una procedura telematica disponibile sul sito.

AGGIORNAMENTO 3 APRILE 2020: Cassa Forense ha stabilito nuove misure a sostegno degli iscritti. Leggi l’articolo “I nuovi provvedimenti di Cassa Forense a favore degli avvocati“.

AGGIORNAMENTO 9 APRILE 2020: il Decreto Liquidità ha stabilito che il bonus di 600 euro non spetta agli iscritti alle casse private che versano anche contributi all’INPS.
Nell’art. 34 si legge: “Ai fini del riconoscimento dell’indennità di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui al decreto legislativo del 30 giugno 1994, n. 509 e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103 devono intendersi non titolari di trattamento pensionistico e iscritti in via esclusiva”.

AGGIORNAMENTO 22 APRILE 2020: Il Ministero del Lavoro chiarisce che possono richiedere il Bonus di 600 € anche i giovani professionisti iscritti alle Casse di categoria nel 2019 o nel 2020. Qui il testo.

BONUS DI 600 EURO AGLI AVVOCATI: CHI PUÒ RICHIEDERLO

Il bonus non ha carattere universale, ma sarà erogato solo a coloro che rispettano determinati requisiti.

In particolare, il richiedente:

a) deve aver percepito, nell’anno di imposta 2018, un reddito complessivo (al lordo dei canoni di locazione assoggettati a tassazione, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo n. 23/2011, e dell’articolo 4 del decreto legge n. 50/2017) non superiore a 35.000 euro.
Inoltre, la sua attività deve essere stata limitata dai provvedimenti restrittivi per il contenimento dell’epidemia da COVID-19;

b) deve aver percepito, nell’anno di imposta 2018, un reddito complessivo (al lordo dei canoni di locazione assoggettati a tassazione, ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo n. 23/2011, e dell’articolo 4 del decreto legge n. 50/2017) compreso tra 35.000 euro e 50.000 euro.
Inoltre, deve aver chiuso partita IVA nel periodo tra il 23 febbraio 2020 e il 31 marzo 2020, o aver ridotto o sospeso l’attività lavorativa in conseguenza dell’emergenza da COVID-19.
In questo caso, deve dimostrare di aver subito una riduzione di almeno il 33% del reddito del primo trimestre 2020, rispetto al reddito del primo trimestre 2019. Il reddito è determinato secondo il principio di cassa, cioè come differenza tra i ricavi/compensi percepiti e le spese sostenute per l’attività.

L’indennità non sarà corrisposta ai richiedenti che non siano in regola con gli obblighi contributivi per l’anno 2019.

Bonus di 600 euro anche agli avvocati

CUMULABILITÀ

Il bonus non rientra nel calcolo del reddito e non è cumulabile con altre forme di sostegno, come:

– la cassa integrazione ordinaria, assegno ordinario o cassa integrazione in deroga (articoli 19, 20, 21, 22 del decreto-legge 17 marzo 2020 n.18);

– la richiesta dell’indennità “una tantum prevista dai seguenti articoli del decreto legge del 17 marzo 2020: n. 18: 27, 28, 29, 30, 38 e 96;

– il reddito di cittadinanza.

IL LIMITE DI SPESA

Le casse dovranno comunicare ai Ministeri del Lavoro e dell’Economia, con cadenza settimanale, l’andamento delle domande pervenute e di quelle accettate.

L’erogazione dei bonus di 600 euro anche agli avvocati, ai professionisti e agli altri iscritti alle casse private è infatti soggetto al tetto di 200 milioni di euro previsto dal fondo per il reddito di ultima istanza.

Cosa succederebbe dunque se questo tetto massimo venisse raggiunto?

Il Ministero dell’Economia avrebbe la facoltà di rivedere quanto previsto col Decreto “Cura Italia” e ridistribuire le risorse a disposizione.

AGGIORNAMENTO 3 APRILE 2020: Cassa Forense ha stabilito nuove misure a sostegno degli iscritti. Leggi l’articolo “I nuovi provvedimenti di Cassa Forense a favore degli avvocati“.

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