Danni da vaccino anti Covid-19: chi risarcisce

Francesca Tuscano, un insegnante di sostegno, morì dopo aver ricevuto una dose del vaccino AstraZeneca a causa di una trombosi cerebrale. Il medico legale e l’ematologo hanno stabilito che «il decesso della paziente è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid-19». I medici coinvolti nella vaccinazione sono stati scagionati.

Francesca è stata uccisa da una rara forma di trombosi cerebrale «associata a piastrine basse, scatenata in particolare nelle giovani donne dai vaccini basati su adenovirus. Il caso di Francesca è un caso modello di reazione rarissima e gravissima avversa».

Dopo l’iniezione, Francesca aveva accusato dei fortissimi mal di testa. Successivamente, i genitori l’hanno trovata in stato di incoscienza. È morta all’Ospedale San Martino di Genova.

I familiari prenderanno dallo Stato 77.468,53 euro. Ma si tratta soltanto dell’indennizzo: i familiari, infatti, potranno anche chiedere il risarcimento del danno.

La legge 210 del 1992 prevede un indennizzo da parte dello Stato a tutti coloro che subiscono danni da emotrasfusione. Tale indennizzo è stato esteso ai danni da vaccino anti Covid-19.

Il decreto legge 4 del 2022 ha riconosciuto «l’indennità statale anche ai danni permanenti causati dalla vaccinazione anti Sars-CoV2 raccomandata dall’autorità sanitaria italiana».

Chi si ritiene danneggiato da un vaccino contro il Covid può presentare la domanda di indennizzo. Bisognerà dimostrare chiaramente, però, che i danni derivati dal vaccino dipendono esclusivamente dal vaccino e non da altre cause.

Se l’indennizzo viene riconosciuto in maniera automatica, per il risarcimento del danno è necessaria la sentenza di un giudice.

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LinkedIn per avvocati: breve guida all’uso professionale

L’uso professionale dei social network

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Le nuove tecnologie e Internet hanno stravolto completamente il mondo del business. Le conseguenze hanno colpito anche il settore del lavoro indipendente.

Il web, per i lavoratori autonomi, è diventato uno spazio dove dare vita alle proprie idee. È un mercato altamente competitivo, dove bisogna trovare dei modi di sponsorizzarsi.

Sempre più avvocati usano LinkedIn come un canale di marketing legale. L’American Bar Association conferma che l’80% degli studi legali negli Stati Uniti ha creato una pagina aziendale su LinkedIn. Il social, infatti, rappresenta una grande fonte informativa per colleghi e clienti.

Come possiamo aumentare l’efficacia e la visibilità dei nostri post su LinkedIn? Basterà seguire alcuni accorgimenti.

Innanzitutto, non bisogna dare per scontato che tutte le tue connessioni vedano i post che pubblichi. Sono fondamentali le prime ore successive alla pubblicazione di un post. Bisogna essere in grado di coinvolgere sin da subito il pubblico, invitandolo a commentare tramite quesiti che richiedono risposte.

È fondamentale aver presente che non tutte le reazioni dei post hanno lo stesso peso. Un “mi piace” ha meno valore di un commento. Inoltre, la regolarità delle pubblicazioni ha un impatto positivo sui risultati di ricerca.

L’immagine di credibilità che si costruisce sui social richiede un costante sforzo. LinkedIn premia tutti gli autori che pubblicano contenuti con frequenza. Senza esagerare, ovviamente!

Ogni volta che si pubblica qualcosa, la piattaforma determina se si tratta di spam, di contenuti interessanti o di bassa qualità. Le informazioni interessanti compariranno nel feed di un numero molto ampio di utenti.

Centinaia di fattori influiscono nella valutazione di LinkedIn. Tuttavia, i 5 parametri principali che determinano il successo o l’insuccesso di un post di LinkedIn sono:

  • il giorno e l’orario di pubblicazione;
  • gli hashtag utilizzati;
  • la qualità, il peso e le dimensioni dell’immagine;
  • il numero di utenti che seguono la pagina;
  • la struttura e l’originalità del post.

Per avere una strategia vincente, è necessario stilare un calendario editoriale che tenga conto di tutto.

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Webinar Zoom organizzato dal COA di Milano tramite la Fondazione Forense

Sono aperte le iscrizioni al Webinar Zoom – Uso professionale dei Social Media. Saper utilizzare al meglio i Social Network a scopo professionale.

Il Webinar Zoom è finalizzato alla spiegazione di come funzionano i social media e come sfruttarli al meglio in ambito professionale.

Il Webinar si terrà dal 16 maggio 2022 al 31 maggio 2022, dalle ore 14:30 alle ore 17.30.

Organizzato dal COA di Milano, il Webinar Zoom ha il costo di 200 euro e prevede 6 crediti formativi (di cui 1 in materia obbligatoria).

Ci si iscrive qui. Se clicchi qua, invece, trovi il programma completo del Webinar Zoom.

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Modello 5 ter per le Società tra avvocati

A partire da luglio 2022, sul sito di Cassa Forense sarà possibile compilare online il modello 5 ter per le Società tra Avvocati. La scadenza per l’invio e il pagamento è fissata al 30 settembre. Per poter procedere all’invio, la società dovrà essere registrata sul sito della Cassa.

Le Società tra Avvocati (STA) devono iscriversi obbligatoriamente nella sezione speciale dell’Albo. Inoltre, sono soggette all’obbligo contributivo e dichiarativo nei confronti della Cassa. Le STA devono procedere entro il 30 settembre di ogni anno all’invio telematico del Mod. 5 ter e al versamento della maggiorazione percentuale relativa al contributo integrativo del 4% sui corrispettivi del volume di affari IVA dell’anno precedente.

Cassa Forense predispone il modulo telematico e fornisce alla società tutte le istruzioni per la sua compilazione. Infatti, ha messo a disposizione nel proprio sito una sezione apposita riservata alle STA. È necessario registrare la STA sul sito per ricevere il codice meccanografico indispensabile all’invio del modello 5 ter.

La STA, tramite il legale rappresentante iscritto a Cassa Forense, potrà inserire tutti i dati utili alla registrazione, come:

  • partita IVA;
  • codice fiscale;
  • indirizzo della sede legale;
  • denominazione della STA che corrisponde a quanto riportato nell’atto costitutivo da allegare in PDF;
  • deata di costituzione della STA;
  • foro di iscrizione della STA;
  • data di iscrizione della STA all’Albo;
  • indirizzo PEC;
  • indirizzo email.

Dopo aver concluso la procedura di registrazione, potrà essere effettuato l’invio. Seguirà il rilascio della ricevuta di avvenuta registrazione e l’invio del codice meccanografico all’indirizzo PEC.

A questo punto la STA potrà inviare il modello 5 ter. Tutta la procedura di compilazione del modello sarà disponibile a partire da luglio 2022.

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I numeri del Sesto rapporto Censis sull’Avvocatura

Il Sesto rapporto Censis sull’Avvocatura comunica il calo dei redditi medi dei legali sotto i 38mila euro annui. La situazione, secondo il 28,4% degli avvocati, è molto preoccupante. Il 32% sta decidendo se abbandonare o meno la professione proprio a causa del calo dei redditi. Ampio il gap retributivo femminile: le donne continuano a guadagnare la metà degli uomini.

Il rapporto Censis è stato realizzato su un campione di 30mila avvocati. La crisi emerge principalmente dalla costante riduzione degli iscritti all’Albo. Quasi il 6% degli avvocati iscritti alla Cassa è rappresentato da avvocati in pensione.

Ad oggi, la media degli avvocati rispetto alla popolazione italiana è di 4,1 ogni mille abitanti. La distribuzione, però, non è identica in tutta Italia. Soltanto un terzo degli avvocati esercita nel Nord Italia: la maggior parte, risiede al Centro e al Sud.

Le differenze tra uomini e donne

Gli avvocati con meno di 50 anni superano la metà degli iscritti totali. Il reddito medio annuo, durante il 2020, per gli avvocati ha subito una riduzione del 6%. Le differenza tra uomini e donne, però, è sostanziale. Infatti, abbiamo bisogno del reddito di due donne per raggiungere quello di un uomo. Fra le cause del divario, gli avvocati segnalano le difficoltà nel conciliare gli impegni familiari e la professione e una discriminazione da parte della clientela.

Una situazione preoccupante

La pandemia ha sicuramente contribuito ad aggravare la situazione, e le preoccupazioni fra gli avvocati sono molte. Il 23% degli avvocati intervistati ha definito la propria situazione molto critica, anche se tanti credono di riuscire in qualche modo a superare le proprie difficoltà.

I dati sul rischio dell’abbandono della professione hanno allarmato l’AIGA, l’Associazione italiana giovani avvocati. Infatti, il 28 aprile, l’Associazione ha chiesto al Governo di reperire all’interno del PNRR le risorse necessarie al finanziamento della “riconversione” delle competenze degli avvocati, incentivandone le aggregazioni.

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Gli osservatori sulla giustizia civile hanno pubblicato un decalogo di buone norme, finalizzate all’utilizzo di un linguaggio non ostile dentro e fuori il processo.

Il decalogo è ispirato al Manifesto della Comunicazione non ostile dell’Associazione Parole O_Stili.

Alcune delle regole si rivolgono direttamente a giudici e avvocati. Altre, invece, sono più generiche, e richiamano norme deontologiche o valori etici. Di seguito, riportiamo il decalogo completo:

  1. Virtuale è reale – Dico e scrivo in rete come se fossi in presenza. Comunico in modo commisurato al contesto e ai destinatari, nel rispetto delle regole deontologiche.
  2. Si è ciò che si comunica – Quello che dico e scrivo è pertinente, chiaro, sintetico e non retorico. Nel comunicare considero i destinatari, il contesto e il tipo di conflitto, cercando di essere il più possibile comprensibile.
  3. Le parole danno forma al pensiero – Ogni parola influisce sull’andamento e sul risultato del dialogo: scelgo con cura le parole per esprimere in modo trasparente ed efficace il mio pensiero evitando tecnicismi e inutili sfoggi di erudizione.
  4. Prima di parlare bisogna ascoltare – Ascolto sempre con attenzione il mio interlocutore, e se dubito di aver compreso chiedo chiarimenti. Parlo o scrivo soltanto dopo avere ascoltato gli altri, senza interromperli.
  5. Le parole sono un ponte – Come giudice parlo o scrivo in modo da mettere le parti e i difensori in grado di comprendere il mio pensiero sulla controversia e di valutare la possibilità e l’opportunità di una conciliazione. In particolare, evidenzio sempre le conseguenze di ogni possibile decisione. Come avvocato mi esprimo in modo che il mio assistito possa comprendere la diversità dei punti di vista che hanno causato il conflitto, al fine di favorire soluzioni consensuali.
  6. Le parole hanno conseguenze – Sono consapevole che ogni parola, detta o scritta, avrà delle conseguenze, potrebbe creare sofferenza, generare false aspettative, esasperare il conflitto.
  7. Condividere è una responsabilità – Condivido il mio sapere e le mie esperienze. Ritengo il confronto un momento di crescita e lo cerco anche con figure professionali diverse dalla mia. Come giudice contribuisco alla accessibilità della giurisprudenza del mio ufficio e condivido provvedimenti e documenti con i colleghi. Come avvocato offro il mio aiuto ai colleghi più giovani e dedico tempo alla loro formazione.
  8. Le idee si possono discutere – Le persone si devono rispettare. In quello che dico e scrivo non utilizzo toni ironici, svalutanti o moralistici. Evito di esprimere un giudizio quando affronto un contesto che non conosco. Come giudice sorveglio ogni possibile pregiudizio inconscio. Come avvocato contrasto le tesi altrui senza deridere o aggredire.
  9. Gli insulti non sono argomenti – Non utilizzo parole offensive, toni sarcastici, argomentazioni che screditano le parti o i loro difensori, la controparte o il giudice. Come giudice, richiamo le parti e i difensori al rispetto della controparte.
  10. Anche il silenzio comunica – Non parlo solo per occupare spazio né per esibizione personale. Non mi sottraggo al dovere di rispondere. Il silenzio può essere offensivo quando è mio dovere rispondere tempestivamente.

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Non si parte da zero, poiché l’avvocatura, tramite le proprie associazioni, nel passato ha avviato delle sperimentazioni per il conseguimento del titolo di specialista. La specializzazione degli avvocati, con il tempo è divenuta una necessità che risponde alla maggior complessità della realtà dei nostri giorni.

La Ministra della Giustizia Marta Cartabia ricorda che la specializzazione non deve far perdere di vista la necessità della padronanza completa delle competenze generali del diritto:

«perché anche il diritto, come tanti altri saperi, ha bisogno di una visione olistica».

Si tratta di approfondire a addentrarsi in una realtà sempre più diversificata e dotata di regole precise e specifiche.

La Commissione vuole mantenere un passo unitario nei confronti del cambiamento che affronteranno tutti i protagonisti del mondo della giustizia. Tra i commissari troviamo degli avvocati designati dal CNF, dei professori designati dal Ministero dell’Università e magistrati designati dal Ministero della Giustizia.

Cartabia ha invitato la Commissione a tener conto di alcune priorità nell’elaborazione dei percorsi formativi specialistici. Il primo obiettivo punterà allo sviluppo di migliori capacità di scrittura nei giuristi. Il percorso degli studi giuridici, infatti, si svolge oralmente. Tuttavia, la vita professionale dell’avvocato è principalmente intrisa di scrittura.

Inoltre, verranno strutturati dei percorsi che puntano all’orientamento delle nozioni che i giuristi hanno acquisito verso una miglior capacità di inquadrare i problemi e fornire soluzioni.

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Cosa pensano gli avvocati dello smart working?

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Sconto sulle tariffe Italo per gli avvocati

Italo Treno è il primo operatore ferroviario in tema di tratte ad alta velocità. Attualmente, collega 49 città italiane, con circa 120 collegamenti al giorno.

Le città coperte dall’alta velocità sono, principalmente, Milano centrale, Roma termini, Firenze Santa Maria Novella, Venezia Santa Lucia, Torino Porta Nuova, Trieste Centrale e Bari Centrale.

L’accordo stipulato da Cassa Forense riserva agli avvocati e ai collaboratori uno sconto del 30% sulla tariffa FLEX (che può essere modificata fino a 5 minuti prima), sulla tariffa CLUB EXECUTIVE, SALOTTO e PRIMA.

Lo sconto può essere applicato a tutte le tratte e a tutte le destinazioni. Gli avvocati potranno usufruire del collegamento Wi-Fi e del portale Italo che offre intrattenimento e quotidiani.

Oltre allo sconto, wifi, accesso prioritario e quotidiani

È previsto il servizio dedicato Miro, sulla tratta Roma-Milano. La convenzione permette anche di usufruire del servizio fast track, con accesso prioritario ai binari. Servizio ideale per chi vuole evitare attese e per chi arriva all’ultimo minuto in stazione.

È previsto anche il servizio Lounge Executive Club: sale d’attesa organizzate, con servizio di caffetteria, assistenza personalizzata, servizi igienici riservati e salotti relax.

Gli avvocati, per usufruire dello sconto, dovranno accedere al sito di Cassa Forense, nella sezione dedicata alle convenzioni (qui il link per accedere). Dopo aver effettuato l’accesso si viene reindirizzati automaticamente al sito di Italo, per acquistare i biglietti con le tariffe agevolate.

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In un articolo del 5 aprile 2022, pubblicato su The Law Society, viene riportato un sondaggio sullo Smart Working. A quanto pare, la maggior parte degli avvocati americani e inglesi non ha il desiderio di ritornare a lavorare a tempo pieno nello studio.

In un sondaggio condotto su 350 avvocati (150 negli States e 100 nel Regno Unito), il 66% degli intervistati desidererebbe che il proprio capo adottasse una politica di smart working. Nonostante ciò, la metà degli intervistati ha affermato di essere tornata a lavorare a tempo pieno.

Secondo un sondaggio, il 66% degli avvocati intervistati preferirebbe lavorare in smart working.

Mark Rhodes, l’autore del sondaggio, ha detto che “I risultati della nostra ricerca potrebbero arrivare come un campanello d’allarme per i capi dell’ufficio legale, molti dei quali hanno visto i loro team rimanere in ufficio durante la pandemia. Come la maggior parte dei settori, ora c’è un reale appetito tra gli avvocati interni, sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti, di poter lavorare da casa per sempre”.

La maggior parte degli avvocati dichiara che la pandemia ha accelerato l’adozione delle nuove tecnologie digitali, di almeno tre anni.

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Riscatto della laurea e contributi: le risposte di Cassa Forense

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Riscatto della laurea e contributi: le risposte di Cassa Forense

Sul sito di Cassa Forense è attivo un servizio di risposta alle domande degli iscritti. Dopo essere entrati con il proprio codice meccanografico, si procede a inserire il testo della domanda (massimo 180 caratteri). La risposta viene pubblicata nella relativa sezione. Tra gli ultimi temi trattati dalla Cassa, c’è molto interesse, per esempio, riguardo il riscatto della laurea.

Riscatto della laurea

La Cassa chiarisce che è possibile rateizzare al massimo 10 rate l’importo dovuto, con l’applicazione degli interessi al tasso del 1,50%. Gli anni di cui si può richiedere il riscatto sono al massimo 4 per le lauree del vecchio ordinamento e 5 per quelle del nuovo ordinamento. Terminato il pagamento degli oneri per il riscatto, la posizione dell’iscritto viene aggiornata automaticamente.

Qualora l’iscritto avesse la necessità di certificare le somme versate per il riscatto, potrà richiederla a mezzo di pec all’indirizzo istituzionale@cert.cassaforense.it

Pagamento dei contributi

Riguardo il pagamento dei contributi, l’ente previdenziale fa sapere che:

  • le fatture emesse dall’avvocato per riaddebitare i costi dello studio ai colleghi che fanno parte dello studio, possono essere stornate dal volume d’affari IVA. Su queste fatture, non sarebbe dovuto il contributo integrativo. Il consiglio dell’Ente è quello di conservare in ogni caso tutta la documentazione fiscale in caso di contraddittorio;
  • un dipendente part-time di un’azienda privata che voglia iscriversi all’Albo non può versare il contributo integrativo del 4% se è iscritto all’INPS. Deve iscriversi obbligatoriamente a Cassa Forense e deve versare anche i contributi minimi annuali;
  • il pagamento dei contributi (minimi e integrativi) resta anche per coloro che percepiscono la pensione di invalidità della Cassa.

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