Nasce la Fondazione Forense di Rovigo

Lo scorso 20 novembre è stata fondata la Fondazione Forense di Rovigo, con presidente Palmiro Franco Tosini, ed è stata presentata in data 24/11/2023 da Giampietro Berti, presidente dell’ordine degli avvocati, e dall’avv. Palmiro Franco Tosini.

Spiegano: «La Fondazione forense di Rovigo si propone lo scopo di elevare la cultura forense e dei temi legati al mondo giudiziario, ma anche quello di perseguire nel campo della ricerca di carattere scientifico. La Fondazione forense sarà fregiata dall’appellativo di ente di terzo settore. Questo darà la possibilità di far del bene all’avvocatura e all’esterno dell’avvocatura. Dipende dalla forza che ognuno di noi saprà profondere».

La Fondazione Forense di Rovigo è stata istituita quindi per fare del bene, all’interno del mondo giudiziario e dell’avvocatura così come all’esterno.

Dichiara il presidente Berti: «Grazie al consiglio dell’ordine e ai colleghi che hanno contribuito alla nascita della fondazione. Ricordo i nominativi dei componenti del consiglio di amministrazione: l’avvocato Fabiola Castellacci, l’avvocato Cristina Sarto, l’avvocato Michele De Bellis, che sono già consiglieri dell’ordine, l’avvocato Caterina Furfari, l’avvocato Stefania Traniello e l’avvocato Stefano Marangon».


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Secondo una nota di Via Arenula, sono attualmente «in corso presso il ministero della Giustizia le procedure per la costituzione dell’Osservatorio nazionale sull’equo compenso, previsto dall’articolo 10 della legge 21 aprile 2023 n. 49, in collaborazione con il ministero del Lavoro e il ministero delle Imprese e del Made in Italy».

Il decreto di nomina dei componenti «è atteso a breve. L’Osservatorio sarà chiamato a raccogliere le istanze delle libere professioni in ordine alla corretta determinazione e applicazione dell’equo compenso». L’annuncia da parte del ministero della Giustizia è stato accolto dalla deputata responsabile Professioni Marta Schifone (FdI) con «grande soddisfazione.

Per la parlamentare la legge introdotta la scorsa primavera è «una legge a prima firma Giorgia Meloni che restituisce dignità e giustizia al mondo libero professionale. Professionisti, per lo più giovani, travolti dalla cannibalizzazione del mercato del lavoro e dalla susseguente proletarizzazione, anche e soprattutto a causa dell’abolizione delle tariffe ad opera dei governi di sinistra, che oggi si concentrano solo su uno strumento propagandistico come il salario minimo. Il governo Meloni chiude il cerchio segnalando la totale attenzione a tutti i comparti del mercato del lavoro, con noi al governo non esistono più lavoratori di serie A e di serie B».


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Maltrattamenti familiari: aggravante se di fronte ad un neonato

Un sistema di Intelligenza Artificiale capace di evolvere come un cervello umano

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È stata applicata una modifica della norma del Codice Penale riguardo i maltrattamenti in famiglia, che vedranno un aumento della pena fino a metà nel caso in cui la condotta venga realizzata in presenza di un minore.

Lo chiarisce la Cassazione con sentenza n. 47121, sesta sezione penale, depositata il 23/11/2023. La Corte, così facendo, conferma la condanna nei confronti di un uomo che era stato accusato di alcuni gravi episodi di violenza contro la convivente, il tutto in presenza del figlio appena nato.

La pronuncia ricorda un precedente del 2019, successivo all’entrata in vigore del Codice Rosso. La Cassazione, con sentenza 21087/2022 aveva escluso l’aggravante del maltrattamento assistito, affermando come la giovane età del figlio non gli consentiva di comprendere del tutto la gravità dei comportamenti così come il contesto ambientale/familiare.

Ora la Corte dice di non condividere tale orientamento, sottolineando la coerenza con la Convenzione di Istanbul del 2011. Secondo il nuovo articolo 572 del Codice Penale, inoltre, non si accenna in alcun modo all’età del minore.

Se ogni volta si dovesse procedere a verificare l’idoneità della condotta che provoca un danno psicofisico al minore, significherebbe prendere le distanze da una forma di offesa recentemente introdotta dal legislatore.

Si ritornerebbe a disegnare la condotta penalmente rilevante per quanto concerne il pericolo concreto, e l’autorità giudiziaria dovrebbe accertare caso per caso. Sottolinea la Cassazione: «Più esplicitamente, l’ipotesi di “maltrattamenti assistiti” è tipizzata in chiave di pericolo astratto, in quanto assume l’elevata probabilità che di produzione del danno in ragione della semplice realizzazione della condotta tipica (i maltrattamenti) alla presenza del minorenne».

Per quanto concerne i maltrattamenti assistiti non c’era ragione di dubitare circa l’offensività della fattispecie introdotta. Non risulta incerto il pericolo del danno che è stato provocato dalla visione di comportamenti di natura violenta, anche in minori in età «tenerissima, il cui sviluppo neurobiologico, nelle prime fasi, appare, anzi, particolarmente delicato e potrebbe quindi essere vieppiù compromesso proprio per l’impossibilità/difficoltà, per il neonato e l’infante di elaborare le immagini e gli stimoli cui sono passivamente sottoposti».

Non è fondata, dunque, per la sentenza, quanto sostenuto precedentemente dalla Cassazione circa l’acquisizione della consapevolezza a partire soltanto dal secondo semestre del primo anno d’età.

La sentenza chiarisce che la violenza assistita esiste a prescindere dall’età del minore, a patto che gli episodi ai quali questo deve assistere compromettano in qualche modo il suo sviluppo psicofisico.


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Un sistema di Intelligenza Artificiale capace di evolvere come un cervello umano

Anagrafe nazionale: sbloccata la consultazione per gli avvocati

Un sistema di Intelligenza Artificiale capace di evolvere come un cervello umano

Un sistema di IA capace di evolversi e svilupparsi come un cervello umano, che supera anche le varie limitazioni che vengono imposte dall’ambiente esterno. Esattamente come ha fatto il nostro cervello nel corso della sua evoluzione.

Siamo di fronte ad un nuovo sistema pensato ed ideato da un gruppo di ricerca dell’Università di Cambridge, guidato da Danyal Akarca e da Jascha Achterberg. Su Nature Machine Intelligence il sistema è stato descritto come un’importante punto di partenza per tutti i nuovi sistemi di intelligenza artificiale, e che consentirà di comprendere un po’ meglio il funzionamento del cervello umano.

Uno degli obiettivi principali dei sistemi di IA è replicare determinate caratteristiche dell’intelligenza degli esseri umani, nonostante le differenze tra mondo naturale e digitale siano molte. Per esempio, si punta molto sulla capacità di modificarsi nel corso del tempo.

I cervelli umani, per risolvere problemi complessi, utilizzano pochissima energia, e questo è possibile poiché esiste la capacità di riorganizzazione delle connessioni tra i neuroni.

I ricercatori, per comprendere questo meccanismo, hanno deciso di sviluppare un tipo di rete neurale che si trasforma in maniera automatica per rispondere a ciò che gli viene richiesto, riducendo al massimo tutti i consumi di energia.

L’obiettivo è qualcosa di rivoluzionario, poiché solitamente le reti neurali hanno a disposizione grandissime quantità di energia.

I ricercatori sono riusciti a dimostrare che, quando alle reti viene richiesto di risolvere dei problemi complessi, come trovare la strada più veloce per poter uscire da un labirinto, riducendo anche l’energia, queste evolvono in maniera inattesa.

I nodi della rete, quasi come se fossero dei neuroni, riorganizzano le connessioni, gestendo un sempre maggior numero di operazioni rispetto alla normalità. Questa scoperta potrebbe apportare notevoli miglioramenti alla progettazione di nuovi sistemi di IA.

Contemporaneamente, tutto questo apre degli spunti molto interessanti per comprendere al meglio la struttura del cervello umano.


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Anagrafe nazionale: sbloccata la consultazione per gli avvocati

Una 56enne si è finta avvocata per truffare degli Studi Legali milanesi

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È stato pubblicato in GU il decreto del 6 ottobre 2023 del Ministero dell’Interno sull’aggiornamento dei servizi che si sono resi disponibili dell’Anpr, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente, che permette agli avvocati di richiedere certificati anagrafici per via telematica.

Pochi giorni fa l’Organismo forense aveva lanciato l’allarme vista la mancata uscita del decreto in GU. Il problema era stato segnalato anche dal Coa Roma nel 2022, con gli Ordini di Milano, Napoli e Palermo, quando il Ministero dell’Interno aveva pubblicato la circolare 115/2022, con una stretta che andava ad escludere «la possibilità per il richiedente di acquisire, accedendo alla piattaforma ANPR con la propria identità digitale, certificati relativi a soggetti terzi».

Soltanto lo scorso settembre era arrivato l’ok definitivo. Per l’occasione il ministro Piantedosi aveva dichiarato che ci troviamo di fronte ad «un nuovo servizio che viene incontro alle esigenze professionali degli avvocati, con l’obiettivo di fornire loro strumenti tecnologici innovativi per rendere più agevole l’esercizio della professione legale».


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Una 56enne si è finta avvocata per truffare degli Studi Legali milanesi

Nasce Effe Legal, società tra avvocati con forte connotazione tecnologica

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Una 56enne si è finta avvocata civilista per truffare sette studi legali milanesi, sottraendo loro beni e utilizzando le loro carte di pagamento.

Ora la donna è accusata di truffa, furto e di indebito utilizzo di strumenti di pagamento. Gli agenti della Polizia Locale e della Polizia di Stato hanno cominciato le indagini, scoprendo la trappola organizzata.

Le 56enne ha deciso di inserire il suo CV sul sito dell’Ordine degli Avvocati, dichiarando di essere esperta nel campo civilistico. Alcuni studi legali, dunque, l’avrebbero contattata al fine di cominciare una collaborazione.

Tuttavia, una volta ottenuto l’incarico, la donna, approfittando della grande fiducia che le veniva riconosciuta, non si faceva scrupoli e derubava gli avvocati. Avrebbe, infatti, sottratto valori e beni personali che i “colleghi” lasciavano in Studio.

Inoltre, più di una volta avrebbe utilizzato anche le loro carte di pagamento.

Tra le vittime della 56enne anche un avvocato anziano, effettuando bonifici a proprio favore, così come per il compagno per più di 15.000 euro. Per di più, avrebbe sottratto e utilizzato 8.900 euro dalla carta di credito dell’anziano.

Attualmente, la donna è sottoposta agli arresti domiciliari.


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Nasce Effe Legal, società tra avvocati con forte connotazione tecnologica

Acquisti in Rete Pa: nuove modalità di autenticazione

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Dalla cooperazione tra il Gruppo Fire e un gruppo di esperti legali con esperienza nella gestione e nel recupero giudiziale e stragiudiziale dei crediti bancari, utility e commerciale, consumer finance, nasce una nuova Società tra Avvocati, Effe Legal, caratterizzata da una grandissima connotazione tecnologica.

Effe Legal si approccia alla governance legale orientandosi direttamente ad obiettivi e a performance che possono essere misurate, puntando ad offrire dei servizi legali efficienti ed efficaci, riducendo al tempo stesso i tempi e i costi per la valorizzazione delle posizioni.

Dichiara l’Amministratore Delegato di Effe Legal, Alessandro Barbaro: «Effe Legal risponde ad una necessità del mercato del credito di cui c’è una consapevolezza ancora limitata, quella di servizi legali progettati ed implementati per salvaguardare valore a favore di tutte le parti coinvolte, facendo leva su un’interazione ottimale fra fattore umano e tecnologico, per un impatto positivo su società ed economia. Siamo convinti che il futuro della professione vada in questa direzione».

Prosegue: «I nostri avvocati sono professionisti al centro di un universo informativo e tecnologico e, coniugando la loro esperienza con le opportunità offerte dall’innovazione, intelligenza artificiale inclusa, forniscono una consulenza ritagliata sul singolo caso».


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Acquisti in Rete Pa: nuove modalità di autenticazione

Nuove norme Ue: raddoppiano gli illeciti ambientali

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Il Nuovo Codice degli appalti avrà piena efficacia dal prossimo 1° gennaio 2024 per quanto riguarda le procedure di affidamento. Questo andrà ad influire anche sul portale degli Acquisti in Rete della Pubblica Amministrazione.

Uno step per il passaggio al nuovo Codice è stata la pubblicazione di nuovi bandi a partire dal 1° luglio 2023, che ha consentito agli Operatori Economici di continuare ad operare sul portale.

In questa operazione viene coinvolto anche l’intero sistema di sicurezza e di protezione dei dati. Dal 1° gennaio 2024 avverrà una rivoluzione anche delle credenziali.

Leggi anche: In vigore il Nuovo Codice degli Appalti: il problema della qualificazione delle stazioni appaltanti

Dal prossimo 1° gennaio 2024 non sarà più possibile accedere alla piattaforma telematica Acquisti in Rete PA attraverso le credenziali precedentemente rilasciate dal Sistema.

Per potersi conformare ai nuovi standard di sicurezza introdotti dalle Regole tecniche di AgID nel nuovo Codice degli Appalti, per accedere al Portale bisognerà utilizzare:

  • SPID di livello 2 (personale o professionale);
  • Carta d’Identità Elettronica di livello 2;
  • Funzionalità del nodo eIDAS italiano [FICEP] per gli utenti che provengono dagli altri Stati membri dell’UE.

Per tutti quegli operatori economici che provengono dai Paesi extra Ue o che non hanno aderito alla piattaforma eIDAS, ci sarà un’autenticazione alternativa.

Per quel che concerne SPID, Acquisti in Rete permetterà di accedere con diverse tipologie quali:

  • SPID persona fisica;
  • SPID persona fisica per uso professionale;
  • SPID persona giuridica per uso professionale.

Per poter accedere al Portale e per svolgere tutte le attività sarà sufficiente effettuare il login, utilizzando le nuove modalità di autenticazione, da associare al proprio profilo di abilitazione.

Quando si accede, si potrà selezionare quale profilo utilizzare. Il Legale Rappresentante potrà successivamente abilitare uno o più collaboratori all’interno del Sistema, al fine di ottenere supporto nelle varie attività operative.

Per alcuni servizi presenti nella Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) si potrebbe richiedere Spid e Cie di livello 3.


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Nuove norme Ue: raddoppiano gli illeciti ambientali

Bonus Cultura: truffa da 300mila euro con falsi Spid

Nuove norme Ue: raddoppiano gli illeciti ambientali

Verranno rafforzate le indagini e l’azione penale nei confronti dei reati ambientali. Si vedrà l’aumento, infatti, da 9 a 18 degli illeciti che sono previsti attualmente dal diritto penale Ue, con sanzioni maggiormente severe, con sino a 10 anni di reclusione nel caso delle persone fisiche e sino a 40 milioni di euro, oppure corrispondenti al 5% del fatturato per le persone giuridiche.

Si tratta dell’accordo provvisorio che è stato raggiunto tra i negoziatori del Parlamento europeo e la presidenza del Consiglio dell’Ue per quanto concerne la nuova direttiva sulla criminalità ambientale.

L’obiettivo di questo accordo è stabilire quali sono le norme minime per definire i reati e quelli “qualificati”, o delle sanzioni che tutelano al meglio l’ambiente, sostituendo la direttiva del 2008 ormai obsoleta, visti tutti gli sviluppi del diritto ambientale sul territorio europeo.

Viene anche armonizzato il livello delle sanzioni per le persone fisiche e giuridiche di tutti gli Stati membri.

Nei nuovi reati troviamo il traffico di legame, le gravi violazioni sulle sostanze chimiche e il riciclaggio illegale delle componenti inquinanti delle navi. Si individuano anche i “reati qualificati”, quelli che vengono commessi intenzionalmente, che provocano danni irreversibili, duraturi, e distruzione di ecosistemi e habitat naturali in siti protetti, così come della qualità dell’aria, delle acque o del suolo.

Per tutti i reati dolosi che portano a catastrofi e al decesso delle persone, si prevede una pena massima di 10 anni. Pena massima di 8 anni, invece, per reati di grave negligenza. 5 anni di reclusione per reati di tipo doloso, con pena massima di 5 o 3 anni.

Nel caso dei reati più gravi per le persone giuridiche si prevede una sanzione pecuniaria corrispondente al 5% del fatturato totale, oppure a 40 milioni. Per gli altri reati la sanzione pecuniaria massima corrisponde al 3% del fatturato totale, oppure, a 24 milioni.


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La Procura di Trieste ha scoperto una maxi truffa sul Bonus Cultura, che riguarda circa un migliaio di giovani. Sono state aperte ulteriori indagini in tutta Italia, poiché il fenomeno potrebbe essere qualcosa di molto più esteso.

I responsabili della truffa, secondo le accuse, si facevano consegnare da 18enni inconsapevoli i loro dati anagrafici, per poter creare dei falsi Spid per accedere al Bonus Cultura attraverso la 18app. È stato aperto un fascicolo per truffa informatica pluriaggravata nei confronti del Ministero della Cultura. I carabinieri, fino ad ora, hanno scovato 620 vittime.

Il Bonus Cultura ha il valore di 500 euro, e viene utilizzato per l’acquisto di libri, materiale didattico e servizi. I neo 18enni, per poterlo utilizzare, si devono registrare al sito www.18app.italia.it con Spid o Cie.

Gli autori della truffa hanno individuato e contattato tantissimi diciottenni, spacciandosi per facilitatori della procedura per ottenere il buono. Altre volte, invece, si sono presentati in veste di impiegati comunali che avevano bisogno di verificare i loro documenti.

In questo modo sono state attivate delle false identità Spid, utilizzando un provider differente rispetto a quello dell’utente, effettuando in tal modo accessi abusivi alla 18app. Successivamente venivano effettuati degli acquisti presso ditte complici, che soltanto apparentemente fornivano materiale e servizi culturali.

A livello formale la procedura sembrava regolare, e per questo la società che è stata incaricata dal ministero della Cultura di effettuare la validazione ha avviato i bonifici. Tutti i soldi (parliamo di quasi 300.000 euro) sono finiti su un conto corrente di una banca di Trieste.

Spiega il procuratore Antonio De Nicolo: «Dalle indagini emerge che il fenomeno delittuoso sia molto più esteso di quanto finora emerso, tanto che indagini analoghe a quella di Trieste sono state aperte da altre Procure».

Prosegue: «I diciottenni diffidino di siti internet non ufficiali e di persone che, con varie scuse o spacciandosi per pubblici impiegati, richiedano loro documenti o dati sensibili o si prestino come facilitatori per l’ottenimento del bonus. È bene affidarsi alle sole indicazioni fornite dal sito ufficiale del ministero».

Al fine di scongiurare completamente la possibilità di truffe, De Nicolo invita all’istituzione «di un coordinamento efficace tra tutti i provider di Spid accreditati, in modo che non sia mai possibile ottenerne più d’uno, semplicemente contattando i vari fornitori».


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