Gratuito patrocinio: cancellazione dall’elenco solo con sanzione definitiva

Il Consiglio Nazionale Forense ha fatto chiarezza: la cancellazione dall’elenco dei difensori ammessi al patrocinio a spese dello Stato può avvenire solo a seguito di una sanzione definitiva ed esecutiva.

Nessuna cancellazione per sanzioni non ancora esecutive

Un avvocato non può essere cancellato dall’elenco per il gratuito patrocinio se la sanzione che ha ricevuto non è ancora esecutiva. Questo è quanto stabilito dal Consiglio Nazionale Forense nel parere n. 8 del 19 aprile 2024 (pubblicato il 2 maggio sul sito del Codice deontologico), in risposta a un quesito posto dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina.

La risposta del Consiglio Nazionale Forense

Il Consiglio Nazionale Forense ha chiarito che la cancellazione dall’elenco può avvenire solo in caso di sanzioni definitive ed esecutive. Questo perché la cancellazione rappresenta una misura punitiva che deve essere adottata solo quando la colpevolezza dell’avvocato è stata accertata in modo definitivo e non può più essere messa in discussione.

Tutela del diritto di difesa

La tutela del diritto di difesa è un principio fondamentale. Per questo motivo, il Consiglio Nazionale Forense ha ritenuto opportuno precisare che un avvocato non può essere privato del suo diritto di difendere i cittadini meno abbienti solo perché ha ricevuto una sanzione non ancora esecutiva.


LEGGI ANCHE:

Approvata la legge contro bullismo e cyberbullismo

Carceri, domani ministro Nordio a Biella con Zegna

legge bullismo cyberbullismo

Approvata la legge contro bullismo e cyberbullismo

È stata approvata all’unanimità la nuova legge contro bullismo e cyberbullismo, che prevede vari mezzi per il contrasto e per la prevenzione di questi fenomeni, insistendo, in particolar modo, sulla sensibilizzazione e sull’educazione.

Il 20 gennaio sarà la Giornata del rispetto, in onore di Willy Monteiro, per promuovere la non violenza. Le scuole dovranno effettuare attività di sensibilizzazione in merito, e dovranno adottare un codice di prevenzione contro cyberbullismo e bullismo, con l’adozione di un servizio di supporto psicologico.

I dirigenti scolastici dovranno informare i genitori se avvengono episodi di bullismo, mettendo in atto le linee guida ministeriali. Dovranno essere istituiti appositi percorsi di mediazione, così come interventi di tipo educativo affinché vengano affrontati e risolti i conflitti.

Nel provvedimento troviamo misure rieducative destinate ai minori che compiono atti di bullismo, come mediazione e progetti educativi da parte dei servizi sociali. Nelle situazioni più gravi sarà il tribunale a decidere se affidare temporaneamente il minore ad una comunità educativa.

Sarà implementato anche il numero di emergenza 114, che si occupa di segnalazioni di casi di bullismo (fisico e online).

Dichiara Daniela Dondi, deputata FdI: «Le nuove generazioni presentano fragilità che possono essere terreno fertile per azioni violente. Non sono soli: è un tema che non ci lascia indifferenti».


LEGGI ANCHE:

Carceri, domani ministro Nordio a Biella con Zegna

Separazione: valido il patto sulla suddivisione delle spese tramite mail

Carceri, domani ministro Nordio a Biella con Zegna

Roma, 16 maggio 2024. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio sarà domani, alle ore 15, alla Casa circondariale di Biella.

Il guardasigilli, accompagnato da Ermenegildo Zegna, presidente e amministratore delegato dell’omonimo Gruppo, visiterà il laboratorio di sartoria industriale creato all’interno dell’istituto grazie a un accordo sottoscritto nel 2016 dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria con la divisione manufatturiera del Gruppo Ermenegildo Zegna, con l’obiettivo di formare i detenuti nelle tecniche di confezionamento di uniformi ordinarie per il personale di Polizia penitenziaria.

Alla visita, che si svolge alla vigilia del rinnovo del protocollo d’intesa, interverranno anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e il vice capo del Dap Lina Di Domenico.


LEGGI ANCHE:

Separazione: valido il patto sulla suddivisione delle spese tramite mail

Un’importante risorsa per la salute degli avvocati

separazione patto mail

Separazione: valido il patto sulla suddivisione delle spese tramite mail

L’accordo per le spese per sostenere famiglia e figli è valido se preso via mail dai coniugi. La Cassazione, infatti, ha accolto il ricorso di un ex marito che si era visto respingere la richiesta di rimborso di parte della quota sostenuta per la famiglia.

Tramite mail la coppia aveva stabilito che il marito aveva il 60% degli esborsi a carico, mentre la moglie il 40%. Il giudice di pace e il Tribunale non avevano approvato il diritto del ricorrente a riavere indietro le somme pagate in eccesso rispetto quanto pattuito.

Il Tribunale aveva rifiutato la richiesta poiché le spese sarebbero state sostenute nel periodo precedente alla separazione, «nell’ambito della convivenza coniugale per i bisogni della famiglia, ex articolo 143 del Codice Civile, per cui esse non erano ripartibili pro-quota, anche considerando che si trattava di obbligazione assimilabile a quella naturale».

Tuttavia, il ricorrente vince l’ultimo grado di giudizio. Secondo la Cassazione, tutto quello che è stato concordato tramite mail circa la suddivisione delle spese risulta vincolante.

Per i giudici di legittimità ormai è superata la concezione «che ritiene la preminenza di un interesse, superiore e trascendente, della famiglia rispetto alla somma di quelli, coordinati e collegati, dei singoli componenti. Ne consegue che i coniugi possono concordare, con il limite del rispetto dei diritti indisponibili, non solo gli aspetti patrimoniali, ma anche quelli personali della vita familiare, quali, in particolare, l’affidamento dei figli e le modalità di visita dei genitori».

Il Tribunale avrebbe sbagliato nel considerare il “patto” tramite mail circa la suddivisione delle spese per la famiglia non vincolante. Di conseguenza, tale errore coinvolge anche la restituzione del denaro all’ex marito, che si era fatto carico di tutte le spese, considerandole come «espressione della solidarietà familiare, in adempimento dell’obbligo di contribuzione».

Secondo il Tribunale le mail che si erano scambiati i coniugi era soltanto un’organizzazione quotidiana delle spese della famiglia, mentre per la Cassazione, tale interpretazione entra in contrasto «con le risultanze documentali che evidenziano l’esistenza dell’accordo tra i coniugi, raggiunto con le e-mail esaminate dai giudici di merito, e riguardando inequivocabilmente la ripartizione delle spese tra i detti coniugi, nel periodo da marzo a settembre 2018 (anteriormente alla separazione) prevedendo, in particolare, la suddivisione delle spese dell’abitazione e del mantenimento del figlio minore (nato nel 2016) nelle proporzioni del 60% a carico del marito e del 40% a carico della moglie».

Il principio generale secondo il quale, in seguito alla separazione non si può procedere con il rimborso per le spese sostenute, può essere derogato «tramite un accordo negoziale tra le stesse parti (che può meglio rispecchiare le singole capacità economiche di ciascun coniuge o modulare forme di generosità spontanea tra i coniugi) che è comunque finalizzato al soddisfacimento delle primarie esigenze familiari e dei figli, nel rispetto dei doveri solidaristici che trovano la loro fonte nel rapporto matrimoniale», e dunque tramite mail.


LEGGI ANCHE:

Un’importante risorsa per la salute degli avvocati

Ordine degli Avvocati di Palermo: “Richiesta di rilascio immediato per Sonia Dahmani”

salute avvocati

Un’importante risorsa per la salute degli avvocati

In un recente post social, l’avv. Cosimo Matteucci -noto attivista di politica forense- ha evidenziato un’opportunità preziosa per tutti i colleghi iscritti a Cassa Forense desiderosi di prendersi cura della propria salute senza alcun esborso immediato.

Attraverso il sito web www.unisalute.it, ogni iscritto alla Cassa Forense ha la possibilità di prenotare esami di base presso centri convenzionati, indipendentemente dalla regolarità contributiva. Questa iniziativa, denominata “pacchetto prevenzione”, offre un’opportunità concreta per monitorare la propria salute in modo proattivo e preventivo.

L’invito di Matteucci è chiaro: incoraggiare tutti i colleghi a prendere in considerazione questa opportunità.

Inoltre, sottolinea che molti dei test più cruciali offerti dal pacchetto sono destinati a coloro che hanno superato i 50 anni, come la mammografia, la ricerca del sangue occulto nelle feci, l’ecografia mammaria, gli esami della prostata per gli uomini e l’ecodoppler dei tronchi aortici. Tuttavia, è disponibile anche un pacchetto completo di analisi del sangue, delle urine e un ecocardiogramma per tutti gli altri.


LEGGI ANCHE:

Ordine degli Avvocati di Palermo: “Richiesta di rilascio immediato per Sonia Dahmani”

Avvocato sospeso non può difendersi da solo: serve un collega per impugnare la sospensione

sonia dahmani

Ordine degli Avvocati di Palermo: “Richiesta di rilascio immediato per Sonia Dahmani”

L’Ordine degli Avvocati di Palermo si è pronunciato a proposito dell’arresto della collega Sonia Dahmani, avvenuto all’interno dei locali dell’Ordine degli Avvocati a Tunisi.

Le circostanze che hanno portato all’incarcerazione di Dahmani sollevano serie preoccupazioni riguardo al rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà civili. È emerso chiaramente che l’arresto è avvenuto in seguito all’esercizio del legittimo diritto di espressione da parte dell’avvocata, il cui impegno nella tutela dei diritti umani è noto.

Questa vicenda – scrive l’Ordine palermitano in una nota – mina anche la fiducia nella giustizia e nei principi democratici della Tunisia, così come nei rapporti di cooperazione consolidati nel tempo tra la comunità Forense italiana e tunisina.

In risposta a questo grave evento, l’Ordine degli Avvocati di Palermo desidera esprimere la propria indignazione e solidarietà nei confronti di Sonia Dahmani e di tutta la comunità legale del suo Paese. Al contempo, si sottolinea l’importanza fondamentale del rispetto dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, a cui la Tunisia ha aderito.

Pertanto, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palermo sollecita le autorità tunisine affinché procedano con il rilascio immediato dell’avvocata Sonia Dahmani e garantiscano il rispetto dei suoi diritti legali. Questa richiesta è stata comunicata ufficialmente al Consiglio Nazionale Forense, all’Ordine degli Avvocati della Tunisia, al Consolato della Repubblica Tunisina di Palermo, nonché all’Ambasciata della Tunisia.

Inoltre, l’appello è stato rivolto anche al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, alla Federazione degli Ordini d’Europa (FBE) e alla Presidenza della Commissione Europea, affinché siano sensibili a questa situazione e possano contribuire a una soluzione rapida e rispettosa dei diritti umani.


LEGGI ANCHE:

Avvocato sospeso non può difendersi da solo: serve un collega per impugnare la sospensione

Giustizia, riforme Cartabia e Pnrr: calano i tempi dei processi e l’arretrato

Avvocato sospeso non può difendersi da solo: serve un collega per impugnare la sospensione

Il Consiglio Nazionale Forense chiarisce: un avvocato sospeso non ha lo jus postulandi e non può presentare autonomamente un ricorso contro la sospensione. Per impugnare il provvedimento, deve avvalersi di un altro difensore abilitato.

Sospensione e perdita del diritto di difendersi

Secondo la sentenza n. 50/2024 del Consiglio Nazionale Forense, un avvocato a cui è stata sospesa l’attività professionale non ha la facoltà di presentare autonomamente un ricorso contro tale provvedimento. La sospensione, infatti, comporta la temporanea perdita dello jus postulandi, ovvero il diritto di stare in giudizio per conto di altri.

Un collega per impugnare

Per tutelare i propri diritti, l’avvocato sospeso deve quindi nominare un difensore abilitato che presenti il ricorso per suo conto. Questo difensore, munito di procura speciale, potrà agire nelle opportune sedi per contestare la sospensione e far valere le ragioni del proprio assistito.

Il caso del CNF

La sentenza del CNF è stata emessa in seguito al ricorso presentato da un avvocato che era stato sospeso dall’esercizio della professione. Il ricorrente aveva impugnato il provvedimento di sospensione autonomamente, senza avvalersi di un difensore. Il CNF ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che l’avvocato non aveva lo jus postulandi necessario per presentare l’impugnazione.


LEGGI ANCHE:

Giustizia, riforme Cartabia e Pnrr: calano i tempi dei processi e l’arretrato

I futuri magistrati dovranno passare due settimane in carcere con i detenuti

giustizia cartabia pnrr

Giustizia, riforme Cartabia e Pnrr: calano i tempi dei processi e l’arretrato

Roma, 15 maggio 2024 – Prosegue la riduzione della durata dei processi e dell’arretrato, in linea con gli obiettivi concordati con l’Europa. Questo il quadro che emerge dalla Relazione sul monitoraggio statistico degli indicatori PNRR, aggiornata al 2023, curata dalla Direzione generale di statistica e analisi organizzativa (DgSTat) del Dipartimento per la transizione digitale della giustizia l’analisi statistica e le politiche di coesione del Ministero della Giustizia.

I dati annuali del disposition time confermano la tendenza osservata nel I semestre, al netto di fisiologiche oscillazioni dovute all’effetto del periodo feriale. A fine 2023 la riduzione rispetto al 2019 (anno base di riferimento del PNRR) era pari a:

-17,4% nel settore civile

-25,0% in quello penale

Nel confronto con il 2022 la diminuzione è stata piu consistente nel settore penale (-16,6%), ma apprezzabile anche in quello civile (-6,4%).

Nel settore penale il risultato complessivo si conferma in linea con il target PNRR (-25% entro giugno 2026) e beneficia di un aumento dei procedimenti definiti (+3,9% rispetto al 2019). L’aumento delle definizioni ha avuto una accelerazione in Tribunale nell ‘ ultimo anno (+7 ,6% rispetto al 2022) grazie anche all’impatto positivo di alcune delle misure introdotte dalla riforma Cartabia. Nel 2023 il disposition time della Corte di Cassazione ha raggiunto i 110 giorni, un valore inferiore alla media dei paesi del Consiglio d’Europa.

Più contenuto il calo del disposition time in ambito civile, ma si registra il dato positivo del Tribunale che dal 2020 ha aumentato il numero di procedimenti definiti (nell’ultimo anno l’aumento è stato dell’1,6%). Nel 2023 le definizioni del settore civile risultavano però ancora al di sotto di quelle del 2019 sia in Tribunale, sia in Corte di Appello: un dato che andrà monitorato nella prospettiva del raggiungimento dell’obiettivo concordato di riduzione del disposition time complessivo del 40% entro giugno 2026. La Corte di Cassazione presenta un tasso elevato di definizione a fronte di una diminuzione di iscrizioni.
Lo scorso dicembre la Commissione europea ha accolto la proposta di rimodulazione degli obiettivi di abbattimento dell’arretrato civile avanzata dal Ministero. I nuovi accordi prevedono  un obiettivo  intermedio  di  riduzione   del  95%  dell’arretrato  2019  entro  il 31.12.2024 e un obiettivo finale di riduzione, entro il 30.06.2026, del 90% dei procedimenti civili pendenti al 31.12.2022, iscritti dal 01.01.2017 presso i Tribunali e dal 01.01.2018 presso le Corti di Appello.         .
A fine 2023 si registravano i seguenti risultati:

–   Obiettivo intermedio: -85% in Tribunale e -97,1% in Corte di Appello;

–   Obiettivo finale: -50,1% in Tribunale e -43,4% in Corte di Appello.

Lo smaltimento delle pendenze rilevanti ai fini del raggiungimento dell’obiettivo intermedio risulta quindi più che completato per le Corti di Appello e quasi completato per i Tribunali. Tuttavia, per garantire il raggiungimento degli obiettivi finali, sarà cruciale mantenere anche nei prossimi anni una dinamica di smaltimento robusta.

La riduzione dell’arretrato “cosiddetto Pinto” (pendenza ultra-triennale nei Tribunali e ultra-biennale nelle Corti d’appello e quindi a rischio risarcimento per eccessiva durata) rispetto al 2019 è pari al 24,7% in Tribunale ed al 37,7% in Corte di Appello.

Complessivamente i dati confermano lo sforzo importante che gli uffici giudiziari stanno compiendo nell’abbattimento delle pendenze e dell’arretrato, frutto anche dei cambiamenti organizzativi attuati con l’arrivo degli addetti all’Ufficio per il processo.

La Relazione viene inviata alla Commissione europea due volte all’anno; i dati  pubblicati sul sito del Ministero della giustizia.
Il prossimo aggiornamento, relativo al I semestre 2024, verrà pubblicato a ottobre.


LEGGI ANCHE:

90 milioni per la digitalizzazione della PA

Mamme e avvocate: tra passioni negate e richieste di diritti

proposta legge magistratura quindici giorni carcere

I futuri magistrati dovranno passare due settimane in carcere con i detenuti

L’Associazione Amici di Leonardo Sciascia, con a capo l’avv. Simona Viola, ha ideato una proposta di legge con obbligo formativo, dopo aver vinto il concorso, per tutti i futuri magistrati di passare almeno 15 giorni in carcere tra i detenuti.

L’iniziativa è stata promossa insieme alla Fondazione Enzo Tortora, dall’Associazione Italiastatodidiritto e dalla Società della Ragione. Il testo della proposta di legge è stato redatto da docenti universitari e avvocati.

L’idea, comunque, non è del tutto nuova, poiché già nel 1983 Leonardo Sciascia avanzò una proposta simile sul Corriere della Sera.

La proposta punta all’arricchimento della formazione della magistratura, grazie ad esperienze umane e culturali che possano aiutare i magistrati a svolgere la loro importante e delicata funzione.

Attualmente la proposta ha l’adesione soltanto di +Europa, ma verrà posta all’attenzione del Guardasigilli Nordio. Infatti, la proposta fa enunciata dallo stesso Nordio nel 2011 durante una conferenza a Palermo, promettendo che l’avrebbe realizzata se fosse diventato Ministro della Giustizia.

Per i futuri magistrati, dunque, sarà previsto un tirocinio di 15 giorni di carcere, per approfondire le tecniche da adottare per la mediazione dei conflitti e sperimentare misure alternative, oltre allo studio della letteratura del diritto penitenziario.

Il fulcro dell’esperienza consiste nel ricordare ai futuri magistrati che il loro lavoro non si risolve in un fatto puramente tecnico, poiché si parla di restrizione della libertà personale e sofferenza umana.


LEGGI ANCHE:

90 milioni per la digitalizzazione della PA

Deposito telematico degli atti: principi di diritto

digitalizzazione PA

90 milioni per la digitalizzazione della PA

Dopo due anni dalla nascita del PNNR, prosegue il percorso per il sostegno alla digitalizzazione delle PA locali. Grazie alle nuove risorse stanziate, saranno consolidati strumenti fondamentali per la digitalizzazione della PA italiana, come PagoPA, App IO e SEND.

Dichiara Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica: «Altri 90 milioni di euro per digitalizzare la PA. Una dimostrazione tangibile dell’impegno del Governo Meloni nel rendere i servizi pubblici più accessibili e funzionali, favorendo un cambiamento duraturo sul sistema paese».

«Con l’incremento delle risorse per App IO, PagoPA e la nuova piattaforma SEND», prosegue Butti, «guardiamo al futuro, agendo con decisione e visione per non lasciare indietro nessuna amministrazione locale».

Il Dipartimento ha stanziato altri 50 milioni di euro per la piattaforma SEND, 30 milioni per l’App IO e 10 milioni per PagoPA.

Ne beneficeranno diverse PA, quali Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere, Regioni e Province Autonome, Enti di ricerca e Università.


LEGGI ANCHE:

Deposito telematico degli atti: principi di diritto

Mamme e avvocate: tra passioni negate e richieste di diritti

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto