folla con megafono

Giudice di Pace al collasso: avvocati in piazza a Roma il 4 luglio

Roma, 19 giugno 2024 – Il Presidente del Consiglio degli Avvocati di Roma, Avv. Paolo Nesta, ha annunciato una manifestazione per il prossimo 4 luglio, volta a protestare contro la drammatica carenza di organico, amministrativo e non solo, che affligge l’Ufficio del Giudice di Pace di Roma e dell’intero Distretto del Lazio. Questa situazione critica, che sta paralizzando ogni attività giurisdizionale, reca danno all’intera collettività.

Il Presidente Nesta ha posto l’accento su diversi problemi urgenti: l’amministrazione degli uffici del Giudice di Pace settore civile di via Teulada è sotto sfratto e deve abbandonare la sede attuale. Parallelamente, l’edificio destinato al penale, situato in via Gregorio VII, risulta inagibile e anch’esso soggetto a sfratto.

Il Ministero della Giustizia ha proposto di trasferire le attività lungo via Aurelia, nei pressi dell’Hotel Ergife, ma secondo Nesta, tale delocalizzazione è impraticabile a causa della distanza dagli altri uffici giudiziari e dalle difficoltà legate al traffico della zona. In alternativa, Nesta suggerisce di utilizzare una delle caserme nella zona Prati o altri edifici disponibili, sottolineando la necessità di una soluzione che permetta un funzionamento efficiente del sistema giudiziario.

Nesta ha inoltre evidenziato che la carenza di organico tra i giudici di pace è del 60%, un problema aggravato dalla riforma Cartabia, che ha complicato ulteriormente il ricorso alla tutela effettiva del giudice di pace. L’Ordine degli Avvocati di Roma ha ripetutamente sollecitato il Ministro della Giustizia per trovare una soluzione, ma ad oggi la situazione rimane irrisolta.

Per dare voce a queste criticità e sollecitare un intervento immediato, è stata organizzata una manifestazione per il 4 luglio, dalle 10:00 alle 13:00, in via Teulada.


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Gratuito Patrocinio: una guida indispensabile

Su WhatsApp circola una truffa della Asl

copertina libro

Gratuito Patrocinio: una guida indispensabile

guida breve al gratuito patrocinioL’avvocato Alberto Vigani ci propone un’innovativa risorsa digitale con il suo nuovo ebook “Guida Breve al Gratuito Patrocinio”. Questo strumento, aggiornato alla recente Riforma Cartabia del 2023, si pone come una guida indispensabile per comprendere l’istituto del patrocinio a spese dello Stato, una misura cruciale per garantire l’accesso alla giustizia anche a chi si trova in difficoltà economiche.

L’ebook si distingue per la sua chiarezza e completezza. Offre una spiegazione dettagliata di cos’è il patrocinio a spese dello Stato, chi può richiederlo, come funziona, e quali sono i requisiti e le procedure per ottenerlo. Un’attenzione particolare è riservata alla normativa di riferimento, con una raccolta esaustiva di leggi, decreti e giurisprudenza che regolano questo importante istituto giuridico.

L’autore ha incluso una serie di utili informazioni e suggerimenti pratici: dalla preparazione della domanda di ammissione al gratuito patrocinio, alla scelta dell’avvocato, fino ad affrontare il processo. Il tutto arricchito dalle novità introdotte dalla Riforma Cartabia, che ha portato significativi cambiamenti nel panorama giuridico italiano.

Punti di Forza dell’Ebook:

  1. Completo e Aggiornato: Tutte le informazioni necessarie per conoscere e richiedere il patrocinio a spese dello Stato sono racchiuse in un unico volume, costantemente aggiornato alle ultime novità legislative.
  2. Chiaro e Sintetico: Il linguaggio semplice e accessibile rende questo ebook fruibile anche per chi non ha familiarità con il diritto.
  3. Pratico: Esempi concreti e consigli utili rendono la guida un supporto pratico e immediatamente applicabile.
  4. Accessibile: Disponibile in formato Kindle gratuitamente su AMAZON, l’ebook è facilmente accessibile a tutti.

L’e-book è disponibile IN FORMATO KINDLE al seguente link AMAZON: https://www.amazon.it/Guida-Breve-Gratuito-Patrocinio-scaricare-ebook/dp/B07R9MLB2Q


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Su WhatsApp circola una truffa della Asl

Esecuzione forzata sproporzionata: condotta illecita dell’avvocato

smartphone in mano

Su WhatsApp circola una truffa della Asl

Sta circolando una nuova truffa su WhatsApp. I cybercriminali, questa volta, fanno leva su una grande preoccupazione delle persone, con lo scopo di attirarle nelle loro fauci: la salute.

Sembra, infatti, che in tutta Italia (ma soprattutto in Sardegna), gli utenti stiano ricevendo un messaggio su WhatsApp abbastanza sospetto, proveniente da un “ufficio Asl”.

Il messaggio è il seguente: «Si prega di contattare i nostri uffici socio assistenziali al numero 89341472 per la comunicazione che la riguarda». Viene citata anche una situazione allarmante che riguarda il Coronavirus.

Tuttavia, se chiamiamo il numero, non entriamo in contatto con gli operatori della Asl, ma veniamo reindirizzati ad un numero a pagamento, che nel giro di pochissimo tempo prosciuga il credito telefonico del malcapitato.

La Asl di Sassari, che è quella maggiormente interessata dalla truffa, ha rilasciato un annuncio ufficiale: «Il consiglio della Asl di Sassari resta quello di prestare massima attenzione e di non lasciarsi fuorviare da comunicazioni simili, e ricorda alla popolazione che le Aziende sanitarie del Servizio sanitario regionale, come la Asl di Sassari, non usano mai numeri a pagamento ma esclusivamente numeri verdi».

Dunque, come sempre, il consiglio è quello di evitare di fidarsi delle comunicazioni proveniente da mittenti non ufficiali. Se ricevete messaggi che non hanno nulla a che fare con account ufficiali o numeri verdi, meglio non fidarsi: molto probabilmente è una truffa.

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Esecuzione forzata sproporzionata: condotta illecita dell’avvocato

Modello 5/2024, procedura on line

pila di libri

Esecuzione forzata sproporzionata: condotta illecita dell’avvocato

La sentenza del Consiglio Nazionale Forense n. 94 del 27 marzo 2024 ribadisce l’importanza del rispetto dei principi di lealtà, correttezza e probità da parte degli avvocati nell’esercizio della loro professione. L’avvocato deve sempre agire nell’interesse del proprio cliente, ma nel contempo deve tenere conto dei diritti e degli interessi della controparte e della proporzionalità delle sue azioni.  

Fattispecie:

Un avvocato ha proceduto al pignoramento di tre appartamenti di ingente valore economico (oltre 1,5 milioni di euro) per il recupero di un credito relativamente modesto (circa 18mila euro).

Decisione:

Il Consiglio Nazionale Forense ha ritenuto tale condotta contraria all’art. 66 del Codice Deontologico Forense (CDF), che vieta di aggravare con iniziative giudiziali onerose la situazione debitoria della controparte quando ciò non corrisponda ad effettive ragioni di tutela del cliente.

Motivazioni:

  • La norma deontologica in questione impone all’avvocato di mantenere un comportamento leale, corretto e probo, che va oltre le mere regole processuali e sostanziali.
  • L’avvocato deve agire nell’interesse del proprio cliente, ma non può farlo a discapito dei principi di equità e proporzionalità.
  • Nel caso specifico, l’avvocato avrebbe potuto raggiungere il suo scopo pignorando un solo immobile, che era ampiamente sufficiente a soddisfare il credito.
  • L’aggressione patrimoniale sproporzionata nei confronti del debitore è quindi illecita, anche se non espressamente vietata dalla legge.
  • L’esistenza di strumenti processuali per tutelare il debitore in caso di pignoramento eccessivo non giustifica tale condotta.

Conseguenze:

La violazione dell’art. 66 CDF può comportare sanzioni disciplinari per l’avvocato, come la censura, la sospensione o la radiazione dall’albo.


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Modello 5/2024, procedura on line

A 41 anni dall’arresto ingiusto, una stele per Enzo Tortora: il monito contro i “macellai giudiziari”

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Modello 5/2024, procedura on line

Da ieri, lunedì 17 giugno 2024, sono attive le procedure per la compilazione e l’invio del Mod. 5/2024, del Mod. 5bis/2024 e del Mod 5ter/2024.

Il Modello 5/2024, relativo alla comunicazione dei dati reddituali dell’anno 2023, dovrà essere inviato entro il 30 settembre 2024 da tutti gli iscritti agli Albi Professionali Forensi anche per frazione di anno e dai Praticanti iscritti alla Cassa a decorrere dal 2023 o da anni precedenti.

Per la compilazione e l’invio del Mod. 5/2024  e per la produzione e la stampa dei moduli di pagamento gli iscritti dovranno collegarsi al sito internet www.cassaforense.it, sezione “Accessi riservati” – “Posizione personale” – “Modello 5 individuale”, con il proprio codice meccanografico e il codice PIN.

Il Modello 5bis/2024, relativo alla comunicazione dei dati reddituali dell’anno 2023, dovrà essere inviato entro il 30 settembre 2024 dalle Associazioni tra Professionisti e Società tra professionisti comprendenti almeno un soggetto iscritto agli Albi Professionali Forensi, anche per frazione di anno e dai Praticanti iscritti alla Cassa a decorrere dal 2023 o da anni precedenti.

Per la compilazione e l’invio del Mod. 5bis /2024, uno per società / associazione è necessario collegarsi al sito internet www.cassaforense.it, sezione “Accessi riservati” – “Posizione personale” – “Modello 5 Bis, Associazioni professionali”, con il proprio codice meccanografico e il codice PIN personale.

Il Modello 5ter/2024, relativo alla comunicazione dei dati reddituali dell’anno 2023, dovrà essere inviato entro il 30 settembre 2024 dalle Società Tra Avvocati che risultano iscritte nell’anno 2023, anche per frazione di anno, nella Sezione Speciale dell’Albo.

Per la compilazione e l’invio del Mod. 5ter/2024  e per la produzione e la stampa dei moduli di pagamento il rappresentante della  Società dovrà collegarsi al sito internet www.cassaforense.it, sezione “Accessi riservati” – “Società Tra Avvocati”, con il codice meccanografico e il codice PIN della Società rilasciati dopo la registrazione della stessa tramite la procedura disponibile sul sito.

Per ulteriori informazioni è data possibilità di contattare il call center di Cassa Forense al numero 06 51435340.


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A 41 anni dall’arresto ingiusto, una stele per Enzo Tortora: il monito contro i “macellai giudiziari”

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A 41 anni dall’arresto ingiusto, una stele per Enzo Tortora: il monito contro i “macellai giudiziari”

A 41 anni dall’arresto ingiusto di Enzo Tortora, una stele in sua memoria è stata inaugurata a Roma, in via del Corso, di fronte all’Hotel Plaza. Un monito contro i “macelli giudiziari” e a difesa del diritto di ogni cittadino a un processo giusto.

“Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato”. Sono le parole che aprono “Il processo” di Kafka, il più surreale ed angoscioso dei suoi romanzi. Ma la realtà, in Italia, ha superato l’immaginazione letteraria.

Enzo Tortora, icona della televisione italiana, fu arrestato nel 1983 con accuse infamanti: traffico di stupefacenti e associazione a delinquere di stampo mafioso, in particolare con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Condannato in primo grado a 10 anni di reclusione, senza prove concrete, fu poi assolto in appello e con sentenza definitiva dalla Cassazione.

Un calvario giudiziario e una ferita profonda

“Il più grande esempio di macelleria giudiziaria all’ingrosso del nostro Paese”, come lo definì Giorgio Bocca. Un calvario durato sette mesi di carcerazione preventiva, seguiti da sei mesi di arresti domiciliari. Un processo durato due anni, conclusosi con una condanna ingiusta che spezzò la vita di un uomo innocente.

Tortora, eletto al Parlamento europeo, si dimise per rinunciare all’immunità e affrontare il processo. Ma la verità emerse all’appello: le accuse si rivelarono inconsistenti e le dichiarazioni dei pentiti inattendibili. Tortora fu assolto con formula piena.

Un monito per il futuro

Era il 17 giugno 1987 quando la Cassazione confermò l’assoluzione. Ma la ferita era profonda. Un anno dopo, stroncato da un male incurabile, Tortora si spense. Oggi la stele a lui dedicata serve come monito per le future generazioni. Un simbolo contro le ingiustizie, a difesa del diritto di ogni cittadino a un processo giusto e imparziale.

L’impegno dell’Unione delle Camere Penali

L’Unione delle Camere Penali, da sempre impegnata nella lotta contro i soprusi giudiziari, ha fatto dell’esperienza di Enzo Tortora una bandiera. Risarcimento dei danni per le ingiustizie subite, responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere: sono solo alcuni degli obiettivi per evitare che altri casi come quello di Tortora si ripetano.

“Non per eliminare l’errore giudiziario, obiettivo utopistico”, come sottolinea l’Unione, “ma per estirpare le commistioni e il sospetto che un imputato sia giudicato da un giudice non terzo e imparziale, libero di sbagliare senza dover rispondere a nessuno”.


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Giustizia: respinti emendamenti al ddl Nordio

Separazione delle carriere: la risposta del COA di Bologna al magistrato Scalabrini

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Giustizia: respinti emendamenti al ddl Nordio

Si è conclusa la maratona notturna della commissione giustizia della Camera sul ddl Nordio.

Dopo 10 ore d’esame, sono stati respinti tutti gli emendamenti presentati dall’opposizione.

In giornata la commissione darà il mandato al relatore e l’approdo in Aula del provvedimento, che prevede l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, è previsto per lunedì 24 giugno.

Fonte: Ansa


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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna, insieme ad altri sette Ordini distrettuali, ha accolto con favore l’avvio del dibattito pubblico sulla separazione delle carriere. In una dichiarazione congiunta, ha espresso la propria soddisfazione e ha sottolineato l’importanza di un confronto informato, professionale ed equilibrato, fondato sui valori costituzionali e ordinamentali. Questo dibattito, secondo il COA, è fondamentale per orientare il pensiero dei cittadini verso una consapevolezza democratica.

Il COA ha rimarcato il proprio impegno per un dialogo laico ed equilibrato, basato sul metodo dialettico come strumento per la formazione delle convinzioni. Tuttavia, ha espresso disappunto per la presa di posizione pubblica del Dottor Scalabrini, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bologna.

Nella sua lunga lettera, Scalabrini ha associato la tesi della separazione delle carriere a Licio Gelli, “piuttosto che riconoscerne le radici in una parte significativa dei padri costituenti”. Scalabrini ha inoltre evocato una resistenza alla riforma paragonabile a quella della linea del Piave, un richiamo storico che il COA ha ritenuto improprio.

Secondo il COA, questi richiami impropri rischiano di provocare solo un rifiuto piccato nei confronti dei momenti di conoscenza, confronto e valutazione democratica che l’avvocatura istituzionale si impegna a garantire. Il rifiuto di partecipare a tali momenti di dialogo è visto come un segnale di ostilità e rigetto, invece di un’opportunità per un confronto costruttivo.

Il COA di Bologna ha ribadito che non vi può essere alcun pericolo nel conoscere e nel deliberare con cognizione di causa. Ha assicurato che l’avvocatura bolognese sarà sempre disponibile a discutere e a creare occasioni di dibattito con chiunque ritenga che la dialettica sia la modalità corretta per prendere decisioni democratiche.


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La contrapposizione tra avvocati e magistrati, una costante atavica nella storia della giustizia italiana, trova nella riforma delle separazioni delle carriere un nuovo campo di battaglia. Un esempio emblematico di questa tensione è la recente decisione di un magistrato che ha annunciato pubblicamente la sua intenzione di disertare i convegni organizzati dagli organi associativi forensi che si sono schierati a favore della riforma Nordio. Questa scelta, che può apparire radicale, riflette la profonda frattura esistente tra le due professioni.

Da un lato, gli avvocati sostengono che la separazione delle carriere è necessaria per garantire un processo giusto, evitando che i magistrati possano essere influenzati da logiche interne alla magistratura stessa. La loro posizione si fonda sulla convinzione che solo una netta distinzione tra chi accusa e chi giudica possa assicurare un’adeguata difesa dei diritti dei cittadini e una maggiore trasparenza nel sistema giudiziario.

Dall’altro lato, i magistrati vedono in questa riforma una minaccia alla loro autonomia e un tentativo di indebolire il loro ruolo costituzionale. Temono che la separazione delle carriere possa portare a un sistema in cui il potere esecutivo ha maggiore controllo sulla giustizia, compromettendo così l’indipendenza dei giudici. La separazione delle carriere, tema dibattuto da decenni, riaccende lo scontro tra due visioni della giustizia: quella degli avvocati, che puntano su una maggiore distinzione dei ruoli per assicurare l’equità del processo, e quella dei magistrati, che difendono l’attuale assetto come garanzia di indipendenza e autonomia.

La decisione del magistrato di boicottare gli eventi formativi con gli avvocati non è solo una presa di posizione personale, ma un atto di protesta che vuole richiamare l’attenzione su una questione cruciale per il futuro della giustizia. È un segnale di quanto sia necessario un dialogo costruttivo tra le due professioni per trovare una soluzione che possa contemperare le esigenze di indipendenza dei magistrati e quelle di equità e trasparenza richieste dagli avvocati.


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Restituzione tardiva dei documenti da parte dell’avvocato: è sempre un illecito

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Secondo il Consiglio Nazionale Forense, i regolamenti, i protocolli e le intese locali non possono limitare il diritto degli avvocati di esercitare la propria professione liberamente.

Nella sentenza n. 87 del 22 marzo 2024, il Consiglio ha stabilito che tali disposizioni, seppur create per fini di buona amministrazione e collaborazione tra Consigli dell’Ordine e uffici giudiziari, non devono ostacolare il libero esercizio dell’attività professionale.

La decisione si basa sui principi di parità di trattamento, libera circolazione e concorrenza. In particolare, il Consiglio ha affermato che l’iscrizione a un determinato Consiglio dell’Ordine non può essere un elemento discriminante per gli avvocati che operano al di fuori del suo territorio.

La sentenza è importante perché chiarisce i limiti dei poteri regolamentari dei Consigli dell’Ordine e tutela il diritto degli avvocati di esercitare la propria professione in tutto il territorio nazionale.


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