Corte di cassazione

Cassazione: non basta la particolarità della causa per compensare le spese legali

La Cassazione civile, con l’ordinanza 17966 del 1° luglio 2024, ha stabilito che non è consentito compensare le spese di lite per la “particolarità” della controversia e le “oscillazioni della giurisprudenza di merito”. Il caso riguardava un lavoratore di una spa, che aveva ottenuto in appello il riconoscimento del diritto al pagamento di somme per ore lavorative non retribuite nel periodo 2016-2019.

Nonostante il giudice d’appello avesse riconosciuto il diritto del lavoratore, aveva compensato le spese legali per la particolarità della controversia. La Cassazione ha invece ribadito che la compensazione delle spese è ammessa solo in caso di soccombenza reciproca o per altri motivi specifici previsti dall’art. 92 c.p.c., non presenti in questo caso.

La sentenza di appello è stata quindi cassata, con la società condannata a rifondere le spese legali per l’appello e il giudizio di legittimità. Questa decisione riafferma il diritto dei lavoratori a vedersi riconosciute le ore di lavoro prestate e chiarisce i limiti alla compensazione delle spese legali.


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Avvocati pubblici, maxi assunzioni in vista nei comuni

I Comuni sono il presidio della legalità nei territori. Rivolgersi all’esterno per reperire le professionalità assenti non conviene. Per questo i Comuni hanno deciso di ricorrere a Elenco di Idonei Asmel per assumere Istruttori Direttivi/Funzionari Avvocati, categoria D1.

Il titolo di accesso richiesto è la Laurea Magistrale in Giurisprudenza o equipollenti e l’abilitazione all’esercizio della professione.

Il Maxi-Avviso di selezione per le assunzioni nei Comuni promosso da Asmel (l’associazione di 4.500 Comuni italiani) riguarda 37 profili professionali, tra cui proprio quello di Avvocato. Lo scopo è quello di assicurare che il Comune operi nel rispetto della legge, proteggendo gli interessi dell’Ente e dei suoi Cittadini, contribuendo al funzionamento della società e aiutando a risolvere problemi legali che influenzano direttamente la Comunità Locale. Una particolarità di alcuni Comuni è infatti la possibilità data ai cittadini si usufruire gratuitamente di uno Sportello di Consulenza Legale che offre assistenza per problematiche in vari settori del diritto.

Le candidature devono essere presentate attraverso la piattaforma www.asmelab.it entro il 10 luglio alle ore 12:00. A seguire si svolge una prova preselettiva telematica composta da 60 quiz a risposta multipla. Gli idonei vengono inseriti in un elenco valido per 3 anni ricevendo comunicazioni via PEC per interpelli specifici dei Comuni aderenti alla procedura aggregata. Gli interpelli consistono in una prova semplificata, anche solo orale, che consente di assumere i funzionari in sole 4-5 settimane.

I candidati possono visitare la sezione dedicata del sito asmel per dettagli su come partecipare alla selezione.


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Ancora sciopero al Tribunale e Procura di Bergamo: oggi due ore di astensione

La protesta del personale amministrativo del Tribunale e della Procura di Bergamo prosegue senza sosta. Oggi, martedì 9 luglio, dalle 10 alle 12, è stato indetto uno sciopero di due ore con un presidio davanti al Tribunale di Bergamo. Questa azione è la risposta all’assenza di risposte da parte delle autorità riguardo alle problematiche che hanno portato i dipendenti a uno stato di agitazione iniziato ormai il 30 gennaio 2024.

Nonostante il presidio effettuato in Prefettura oltre due mesi fa, non sono state fornite informazioni sul dubbio di illegittimità dell’accordo sull’orario di lavoro, modificato unilateralmente dal Dirigente Amministrativo. L’accordo, siglato nel 2017 dopo una lunga trattativa, prevedeva misure innovative e flessibili, come l’autorizzazione di 9 ore mensili di eccedenza oraria utilizzabili entro il mese successivo. Tuttavia, la Dirigenza ha ridotto questa possibilità a quattro ore, con un limite giornaliero di 29 minuti.

La situazione si è ulteriormente aggravata durante un incontro in Prefettura il 22 marzo 2024, dove le RSU e le Organizzazioni Sindacali hanno ottenuto la partecipazione di un rappresentante del Ministero. Tuttavia, le risposte fornite sono state insoddisfacenti, con un atteggiamento dilatorio che ha portato alla richiesta di un interpello da Roma per avere una risposta definitiva sulla legittimità dell’accordo. Ad oggi, nessuna risposta è ancora arrivata. Le organizzazioni sindacali, dimostrando grande senso di responsabilità, hanno richiesto la sospensione della modifica unilaterale dell’accordo in attesa della risposta dell’interpello, ma la risposta è stata negativa e il Dirigente del Tribunale ha mostrato totale chiusura.

Alla luce di questa situazione di stallo, nell’assemblea del 29 maggio 2024, la RSU e le Organizzazioni Sindacali, su mandato della maggioranza del personale, hanno deciso di indire lo sciopero di due ore con presidio. Oltre alla questione dell’accordo sull’orario di lavoro, vengono sollevati anche altri problemi che affliggono tutti gli uffici giudiziari italiani:

  • Stipendi non adeguati al caro vita;
  • Salario accessorio poco remunerato e pagato anche a distanza di anni;
  • Buoni pasto fermi da vent’anni e non accettati dagli esercizi commerciali;
  • Problemi di sicurezza e agibilità negli uffici;
  • Riqualificazioni mai ottenute;
  • Mancata formazione del personale rispetto alle continue riforme;
  • Lavoro elettorale retribuito dopo anni;
  • Udienze che si protraggono oltre l’orario di lavoro;
  • Fondo Unico di Amministrazione (FUA) irrisorio rispetto ad altre amministrazioni;
  • Procedura sulle Performance del personale considerata inutile e farsesca.

Se nemmeno con questa azione ci sarà un passo indietro da parte dell’amministrazione, almeno ripristinando l’accordo sull’orario di lavoro, la protesta continuerà con ulteriori manifestazioni.


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comunicato stampa

Sovraindebitamento; Giaconia (OCF): “Urgente patrocinio a speso dello Stato per cittadini meno abbienti”

SOVRAINDEBITAMENTO; GIACONIA (OCF): “URGENTE  PATROCINIO A SPESE DELLO STATO PER CITTADINI MENO ABBIENTI. ULTIMA DECISIONE CORTE COSTITUZIONALE NE ESTENDE L’AMMISSIBILITA’”

Roma 5 luglio 2024 – “Secondo i più recenti dati Istat le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti, corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui.

I rincari hanno aggravato la situazione economica di molti, e dunque cresce il numero di chi, tra privati cittadini o imprenditori, ha visto aggravarsi la propria situazione debitoria, con una rilevante esposizione verso creditori che, spesso, non riesce ad essere onorata.

Importante dunque la recente decisione della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 121/2024, ha esteso l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato anche alla procedura di liquidazione controllata per le azioni avviate nell’interesse della procedura, in mancanza di fondi.

L’OCF ribadisce l’urgenza di consentire l’accesso al patrocinio a spese dello Stato anche ai cittadini meno abbienti che necessitano di accedere alle procedure di sovra indebitamento”.

Lo dichiara Alberto Giaconia, Componente Assemblea OCF, responsabile gruppo Crisi di impresa.

“La decisione della Corte equipara la liquidazione controllata alla liquidazione giudiziale, rappresentando un importante passo avanti verso un più ampio riconoscimento del patrocinio a spese dello Stato per tutte le procedure regolate dal codice della crisi d’impresa.

Il patrocinio a spese dello Stato è essenziale per rendere effettiva e immediata la possibilità di tutela dei diritti previsti dal codice della crisi di impresa, e per rendere concretamente fruibili i procedimenti affidati agli Organismi di Composizione della Crisi (OCC) che fino ad oggi hanno avuto difficoltà ad affermarsi” – conclude Giaconia.

comunicato stampa

Giustizia; Scialla (OCF): “Nessuno tocchi le libertà degli avvocati impegnati nella difesa dei cittadini”

Organismo Congressuale Forense (OCF)

COMUNICATO STAMPA

GIUSTIZIA; SCIALLA (OCF): “NESSUNO TOCCHI LE LIBERTA’ DEGLI AVVOCATI IMPEGNATI NELLA DIFESA DEI CITTADINI” 

Milano 4 luglio 2024 – Al centro di un evento a Milano i temi legati alle garanzie e alla tutela del ruolo dell’avvocato. E’ una proposta di intervento normativo in relazione al compenso dell’avvocato, quella che l’OCF ha raccolto e condiviso nel confronto con l’Ordine degli Avvocati e la Camera Penale di Milano.

Nette sono state le parole del Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Mario Scialla: “Le garanzie di libertà del difensore sono fondamentali per il funzionamento di un sistema giudiziario equo e giusto. Senza, non solo si mette a rischio il diritto alla difesa dei cittadini, ma si compromette l’intera integrità del sistema legale. È essenziale che queste garanzie rimangano intoccabili per assicurare che gli avvocati possano svolgere il loro ruolo senza timore di ripercussioni, e che i cittadini possano rapportarsi ai loro legali con assoluta tranquillità”.

“E’ impensabile e inammissibile che i colloqui tra avvocato e cliente vengano utilizzati dagli inquirenti contro il legale, perché altrimenti egli non può più espletare il mandato professionale. La toga, a quel punto, non assurgendo più ad immunità della funzione difensiva, può essere anche buttata via” – conclude Scialla.


 (OCF) è l’organismo di vertice di rappresentanza politica dell’Avvocatura italiana. Fondato nel 2016, l’OCF esercita la rappresentanza politica del Congresso Nazionale Forense, di cui ha il compito di attuare i deliberati, ed elabora progetti e proposte a tutela degli interessi dell’Avvocatura e della società italiana.

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Cosenza, la Camera Penale: “Obbligati a dichiarare di essere avvocati, è offensivo”

La Camera Penale di Cosenza ha criticato duramente l’Ufficio Gip-Gup del Tribunale di Cosenza per una prassi considerata offensiva. La cancelleria del tribunale richiede agli avvocati che rappresentano parti ammesse al patrocinio a spese dello Stato di attestare per iscritto che le copie degli atti giudiziari richiesti sono necessarie per esercitare il diritto di difesa. Gli avvocati ritengono questa richiesta non solo superflua ma anche offensiva, paragonandola a chiedere a un chirurgo di dichiarare che sta operando per tutelare la salute del paziente.

In un documento di protesta intitolato “Se non per diritto di difesa, per cos’altro?”, i penalisti definiscono questa disposizione “eccentrica” e denunciano che subordina l’esercizio delle prerogative difensive alla dichiarazione dell’avvocato di essere tale. Questa prassi ostacola il diritto di difesa e compromette il decoro e la dignità della professione legale. La Camera Penale chiede al Presidente della sezione penale: “Se non per l’esercizio del diritto di difesa, per cos’altro l’avvocato chiede atti di un processo?”.

Il documento si conclude con una critica provocatoria: “Chiedere all’Avvocatura di attestare la propria funzione costituzionale è autoreferenziale. Non lo siamo. Auspichiamo buon senso. Se la Magistratura rivendica rispetto e autonomia, l’Avvocatura non sta a guardare”.


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La disputa del badge: anche gli avvocati della Regione devono timbrarlo

Nordio: “Riforma della giustizia necessaria e collaborazione con il regno unito assicurata”

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La disputa del badge: anche gli avvocati della Regione devono timbrarlo

Il Consiglio di Stato ha stabilito che anche gli avvocati della Regione Campania devono timbrare il cartellino come tutti gli altri dipendenti, accogliendo l’appello di Palazzo Santa Lucia e ribaltando la precedente decisione del Tar. La disputa, iniziata con una circolare del 2012 che estendeva l’obbligo della rilevazione automatica delle presenze a tutto il personale, è durata 12 anni. Gli avvocati si erano opposti, sostenendo che tale obbligo fosse incompatibile con la loro indipendenza e autonomia professionale.

Nel 2018, il Tar aveva dato ragione agli avvocati, affermando che dovessero autocertificare la loro presenza per preservare la loro autonomia e tenere conto delle frequenti attività svolte fuori dall’ufficio. Tuttavia, la Regione Campania ha fatto appello, sostenendo che l’obbligo di timbrare non intaccava l’autonomia professionale degli avvocati.

Il Consiglio di Stato ha ora confermato che, pur riconoscendo l’autonomia dell’avvocatura pubblica, esiste un rapporto di lavoro subordinato con la Regione. Pertanto, quando gli avvocati sono presenti negli uffici regionali, devono timbrare il cartellino all’ingresso e all’uscita, senza che ciò comprometta la loro libertà professionale.


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Caso Siri: illegittimo il diniego del Senato alle intercettazioni

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Nordio: “Riforma della giustizia necessaria e collaborazione con il regno unito assicurata”

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è intervenuto nelle scorse ore su vari argomenti, tra cui l’abuso d’ufficio, il decreto legge sulle carceri e le elezioni nel Regno Unito. Sulla riforma della giustizia, ha affermato che il sistema necessita di una riforma radicale e che il governo sta lavorando in tal senso.

Nordio ha spiegato che i reati di abuso d’ufficio e peculato per distrazione sono distinti: il primo è stato abolito dalla Camera e puniva gli amministratori che agivano a proprio vantaggio o danno altrui, mentre il secondo riguarda l’uso improprio di fondi pubblici ed è stato incluso nel decreto carceri per colmare un vuoto legislativo.

Criticando l’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), Nordio ha sottolineato come numerose indagini contro sindaci e amministratori pubblici abbiano portato a poche condanne effettive, danneggiando inutilmente molte carriere.

Sul tema delle carceri, ha evidenziato il problema del sovraffollamento e l’importanza di distinguere tra diverse categorie di detenuti, proponendo soluzioni umanizzanti come l’inserimento in comunità per minori e tossicodipendenti. Ha anche suggerito di far scontare le pene ai detenuti stranieri nei loro paesi d’origine per ridurre la popolazione carceraria.

Infine, commentando le elezioni nel Regno Unito, Nordio ha previsto una buona collaborazione con il nuovo governo laburista, definendolo riformista e differente dal passato.

 


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Caso Siri: illegittimo il diniego del Senato alle intercettazioni

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 117 del 2 luglio 2024, ha accolto il ricorso presentato dal Tribunale di Roma in merito al caso Siri. Il Senato aveva negato l’autorizzazione all’utilizzo di alcune intercettazioni che coinvolgevano l’allora senatore Siri, ma la Corte ha stabilito che tale diniego era illegittimo.

Le intercettazioni in questione erano state disposte nell’ambito di un’indagine per corruzione a carico di alcuni imprenditori. Tra le conversazioni intercettate, alcune includevano l’allora senatore Siri. Il Senato aveva negato l’autorizzazione all’utilizzo di queste intercettazioni, sostenendo che non vi fosse la necessità di utilizzarle e che alcune di esse erano indirette, ovvero captate incidentalmente mentre si intercettavano altre persone.

La Corte Costituzionale ha invece rilevato che il Senato, nel negare l’autorizzazione, ha valutato autonomamente le condotte del senatore Siri, invadendo le competenze del giudice. Inoltre, la Corte ha ritenuto che le intercettazioni non fossero indirette, ma che l’ingresso del senatore Siri nelle conversazioni fosse occasionale.

Di conseguenza, la Corte ha annullato il diniego del Senato e ha disposto che il Senato stesso provveda a una nuova valutazione in merito all’utilizzo delle intercettazioni successive al 15 maggio 2018.

La sentenza è importante perché ribadisce il principio della separazione dei poteri e sottolinea che il Senato non può negare l’autorizzazione all’utilizzo di intercettazioni in modo illegittimo. Inoltre, la sentenza stabilisce che le intercettazioni indirette possono essere utilizzate solo in determinati casi.

 


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Studi professionali: la sostenibilità ancora un miraggio

Ancora molto da fare per gli studi professionali in materia di sostenibilità, sia ambientale che sociale. Questo il quadro che emerge da un’analisi condotta dall’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, che evidenzia come su molti fronti l’impegno concreto sia ancora agli inizi.

Sul fronte ambientale, la maggioranza degli studi (80%) si limita ad azioni come la riduzione del consumo di carta e il riciclo, mentre misure più incisive come il risparmio energetico (30%) e lo smart working (tra il 20 e il 30%) sono ancora poco diffuse. Ancora meno frequenti (tra il 2% e il 4%) sono i programmi di certificazione per la sostenibilità ambientale.

Anche la sostenibilità sociale latita. Quasi la metà degli studi professionali (tra il 45% e il 58%) non ha infatti attivato alcuna iniziativa in questo campo. Le policy di welfare (tra il 24% e il 45%) e quelle per la parità di genere (tra il 16% e il 29%) sono presenti in una quota minoritaria di studi, mentre le restanti tematiche (gestione della diversità, inclusione sociale, whistleblowing, attività sociali, sensibilizzazione sui principi ESG) faticano a decollare, con percentuali che oscillano da pochi punti percentuali al 20% per la categoria legale.

Questi dati evidenziano la necessità di un impegno più concreto da parte degli studi professionali per abbracciare la sostenibilità a 360 gradi. Non solo per rispondere alle crescenti richieste di clienti e investitori attenti a questi temi, ma anche per cogliere le opportunità di miglioramento interno che la sostenibilità può portare in termini di efficienza, benessere dei dipendenti e reputazione.

 


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