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Foglieni (AIGA): disciplinare fenomeno avvocati monocommittenti in Legge professionale

 “Alla luce della Sentenza n. 28274/2024 pronunciata dalla Cassazione Civile, Sez. Lavoro, con la quale viene confermata la natura autonoma del rapporto degli avvocati monocommittenti, AIGA torna a chiedere con forza un intervento legislativo. Il fenomeno dell’avvocato “collaboratore” in regime di monocommittenza, che investe soprattutto la giovane avvocatura, rende necessaria l’individuazione di criteri affinché, da un lato, non venga intaccata la natura libero professionale dell’avvocato, ben distinta da quella del lavoratore subordinato, e dall’altro si evitino storture tali da esporre ad un eccesso di incertezze l’avvocato monocommittente, al quale spesso vengono richiesti impegni stringenti verso lo studio presso cui opera, con un elevato carico di lavoro”. Lo afferma Carlo Foglieni, presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati.

“Durante il Congresso Nazionale Forense dello scorso dicembre, AIGA ha avanzato una serie di proposte, tutte approvate dall’Assise, che permetterebbe di disciplinare al meglio questa emergenza. Tra queste ricordiamo l’obbligo della forma scritta del contratto di prestazione d’opera intellettuale, un “compenso minimo inderogabile”, oltre ad una serie di garanzie e diritti a favore dei colleghi monocommittenti. Pensiamo, ad esempio, al rimborso spese per la formazione, al conseguimento del titolo di specialista e per la polizza RC professionale; l’obbligo di preavviso per l’esercizio di recesso e previsione di un’indennità sostitutiva del preavviso; il divieto di recesso in caso di gravidanza, adozione, malattia o infortunio). Oggi, chiediamo che queste stesse proposte tornino sul tavolo del Consiglio Nazionale Forense per essere inserite nella Legge professionale di prossima attuazione”, spiega Foglieni. “Solo in questo modo si potranno finalmente dare le adeguate garanzie e lo sperato riconoscimento ad una categoria di professionisti collaboratori, sinora di fatto priva di tutela alcuna”. 


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UNCC, Napoli ospita il IX Congresso Nazionale dei Civilisti dal 7 al 9 novembre: due liste in corsa per il rinnovo delle cariche

Il IX Congresso dell’Unione Nazionale delle Camere Civili (UNCC) si svolge dal 7 al 9 novembre 2024 a Napoli, presso il Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova. L’evento si pone come occasione di confronto sui temi cruciali della giustizia civile in Italia.

L’assemblea, dal titolo “L’avvocato tra tutela dei diritti, obblighi di solidarietà e ragioni di efficienza”, vedrà la partecipazione dei principali esponenti dell’avvocatura e delle istituzioni. La giornata inaugurale del 7 novembre sarà aperta dal Presidente dell’UNCC, Avv. Antonio de Notaristefani di Vastogirardi, che affronterà temi centrali per la professione, come l’equilibrio giuridico, la riforma disciplinare forense e la visione strategica per affrontare le sfide future.

Il congresso si concentrerà anche sul rinnovo delle cariche al vertice dell’associazione, con due liste in competizione per la presidenza e i membri della Giunta Esecutiva. La prima lista, “Insieme per L’Unione”, capeggiata dall’avv. Alberto Del Noce, si propone di rafforzare la collaborazione tra le istituzioni e il sistema giudiziario, contrastando la crescente burocratizzazione della giustizia. Il programma enfatizza anche la necessità di un supporto a pratiche alternative come la mediazione e l’arbitrato.

La seconda lista, “Unione 5.0”, guidata dall’avv. Monica Ceravolo, punta a valorizzare la formazione degli avvocati, specialmente in un contesto che richiede maggiore autorevolezza e credibilità nella società. Tra le proposte figura anche una maggiore attenzione alle nuove opportunità legate all’intelligenza artificiale e la promozione della partecipazione degli avvocati all’esercizio della funzione giurisdizionale.

Il congresso proseguirà il 8 novembre con una tavola rotonda sulle “nuove frontiere dell’avvocatura” che coinvolgerà accademici ed esperti del settore. La discussione si concentrerà sulle sfide moderne per la professione legale, con interventi di professori universitari e avvocati di spicco.

Sabato 9 novembre, infine, si terranno le votazioni per l’elezione del nuovo Presidente Nazionale, dei componenti della Giunta Esecutiva e del Collegio dei Probiviri, con la proclamazione degli eletti che concluderà ufficialmente l’importante appuntamento per l’avvocatura civilista italiana.


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Avvocati, quando il cliente sostiene di aver pagato: la pronuncia della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27597 del 24 ottobre 2024, ha chiarito un aspetto fondamentale del diritto civile, riguardante la prova dell’efficacia estintiva di un pagamento in caso di contestazione da parte di un cliente rispetto al credito vantato da un avvocato per prestazioni professionali.

I fatti

L’avvocato L.A. ha assistito i signori S.C. e S.D. in un procedimento civile davanti al Tribunale di Pisa, conclusosi con successo per i clienti. Tuttavia, l’avvocato ha lamentato di non essere stato integralmente compensato per la propria attività professionale, avendo ricevuto solo un acconto di 250 euro. Di conseguenza, l’avvocato L.A. ha richiesto il pagamento del residuo credito, pari a 4.582,99 euro.

S.C., uno dei clienti, ha eccepito di aver già versato quanto richiesto dall’avvocato, ma ha sostenuto che tale somma fosse da considerarsi omnicomprensiva, ossia coprente tutte le prestazioni effettuate dal difensore, senza specificare esattamente a quali pratiche fosse destinata.

La controversia

Di fronte al rigetto della domanda dell’avvocato L.A. da parte del Tribunale di Pistoia, il legale ha proposto ricorso per cassazione, chiedendo una revisione dell’ordinanza che aveva escluso la sua pretesa di pagamento del residuo credito.

Nel corso del giudizio, S.C. ha sostenuto che la somma versata fosse da ritenersi sufficiente a coprire l’intero importo dovuto, senza tuttavia fornire alcuna prova chiara della relazione tra il pagamento effettuato e le specifiche prestazioni professionali oggetto di contestazione. Si è limitato ad affermare genericamente che il pagamento avesse una natura omnicomprensiva.

La sentenza della Cassazione

La Corte di Cassazione, nella sua decisione, ha affermato che l’onere del debitore di provare l’efficacia estintiva del pagamento non può considerarsi assolto sulla base di una semplice dichiarazione generica circa la natura omnicomprensiva della somma versata. In altre parole, non basta che il cliente sostenga di aver versato una somma superiore a quella richiesta dal legale per estinguere il credito; occorre che emerga, con prove chiare o anche tramite elementi presuntivi sufficientemente concreti, la correlazione tra il pagamento e la prestazione professionale.

La Cassazione ha sottolineato che, quando la relazione tra il pagamento e la pretesa non è evidente “ex se” (ossia chiaramente riconoscibile), il debitore non può limitarsi a fare un’affermazione generica sul pagamento effettuato, ma deve fornire evidenze più specifiche che dimostrino l’effettiva estinzione del debito.

Le implicazioni della decisione

Questa sentenza ribadisce un principio importante: nel contesto delle controversie tra professionisti e clienti, quando viene messa in discussione l’esistenza o l’entità di un pagamento, il cliente che eccepisce di aver già adempiuto all’obbligazione deve provare in modo adeguato la correlazione tra il pagamento effettuato e il debito. Non è sufficiente una dichiarazione vaga o una genericità sulle modalità del pagamento; è fondamentale che vengano forniti elementi concreti che possano chiarire la situazione.


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Cala il numero degli avvocati nel Lazio, ma cresce il reddito medio

Nel 2023, il numero degli avvocati attivi iscritti alla Cassa Forense nella regione Lazio è sceso dell’1,3%, passando da 31.141 nel 2022 a 30.748, in linea con la flessione nazionale del 1,8%. Il calo ha riguardato principalmente gli ordini di Roma e Cassino, con un decremento più contenuto in altri territori come Civitavecchia, Frosinone e Viterbo. Nel Distretto di Roma, l’Ordine di Roma ha registrato il calo più lieve (-0,4%), mentre quello di Cassino ha visto una diminuzione più marcata (-3,1%).

Nonostante il calo degli iscritti, il reddito medio degli avvocati nel Lazio è aumentato del 4,2%, passando da 52.986 euro nel 2022 a 55.192 euro nel 2023. Il Lazio si posiziona al terzo posto in Italia per reddito medio, dopo Lombardia e Trentino-Alto Adige.

Per quanto riguarda la parità di genere, la percentuale di avvocate è rimasta stabile al 48,1%, ma persiste una significativa disparità nei redditi: le donne avvocate guadagnano, in media, il 57,6% in meno rispetto ai colleghi uomini (31.959 euro contro 75.295 euro). Il Lazio è la seconda regione italiana per disparità reddituale, dopo la Lombardia.

Infine, il presidente dell’Associazione Italiana Avvocati d’Impresa, Antonello Martinez, ha sottolineato che il calo complessivo degli avvocati in Italia, che è sceso da 225.513 nel 2022 a 221.523 nel 2023, è un fenomeno fisiologico in un paese con la più alta densità di avvocati in Europa.


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Mercati, effetto Trump: volano Bitcoin, dollaro, Tesla e Trump Media

I mercati reagiscono con euforia alla vittoria di Donald Trump: il Bitcoin supera i 75.000 dollari, i titoli di Tesla e Trump Media & Technology Group decollano, e il dollaro si rafforza rispetto a diverse valute estere.

Bitcoin e titoli legati alle criptovalute in forte rialzo

La criptovaluta Bitcoin, favorita dalle dichiarazioni di Trump di voler rendere l’America una “capitale cripto”, cresce del 7%, avvicinandosi a quota 75.000 dollari. Anche titoli correlati, come Coinbase e Riot Platforms, registrano guadagni significativi.

Il dollaro si rafforza

Il WSJ Dollar Index, che misura il valore del dollaro rispetto a un paniere di 16 valute, aumenta dell’1,3%. Il peso messicano e lo yuan cinese scendono significativamente, influenzati dalle proposte protezionistiche di Trump.

Trump Media vola, nonostante le difficoltà finanziarie

Le azioni del Trump Media & Technology Group guadagnano quasi il 40% in pre-market. Tuttavia, il bilancio trimestrale rivela una perdita di 19,2 milioni di dollari e un calo del 5,6% nei ricavi, confermando una situazione finanziaria complessa.

Tesla beneficia del successo di Trump

Tesla, sostenuta finanziariamente da Elon Musk nella campagna di Trump, cresce del 13% in pre-market.


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Le indagini mirano a verificare eventuali profili di danno erariale e l’utilizzo improprio di denaro pubblico da parte dell'ex ministro.

Frodi finanziarie online, Consob e Google insieme: nuova collaborazione per tutelare i risparmiatori

La Consob ha stretto un accordo con Google per combattere le frodi finanziarie online, mirate a trarre in inganno i risparmiatori italiani attraverso pubblicità ingannevoli su piattaforme digitali come Google e YouTube. Da ora, solo gli inserzionisti accreditati presso autorità come Consob, Banca d’Italia e Ivass potranno promuovere servizi finanziari, grazie a rigorosi sistemi di verifica.

Il ruolo dell’AI e la collaborazione con le Big Tech

Diego Ciulli, responsabile Public Policy di Google Italia, ha evidenziato come l’AI giochi un ruolo cruciale in questa iniziativa, permettendo di bloccare inserzioni pericolose e phishing prima che raggiungano gli utenti. Nel 2022, Google ha bloccato 198 milioni di inserzioni ingannevoli a livello globale e mira ad aumentare ulteriormente l’efficacia.

Federico Cornelli di Consob ha spiegato che l’obiettivo dell’accordo è anche di creare una rete globale contro le frodi, collaborando con altre piattaforme come Meta e LinkedIn. Flavio Arzarello di Meta ha ribadito la necessità di lavorare insieme per identificare account falsi e agire preventivamente.

Risultati e prospettive future

Negli ultimi anni, Consob ha già oscurato oltre 1.200 siti sospetti, ma i truffatori internazionali rappresentano una sfida. Con l’aiuto della tecnologia, l’ente prevede di aumentare la protezione dei consumatori, promuovendo anche l’educazione finanziaria per una maggiore consapevolezza sugli investimenti online.

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Australia pronta a vietare i social ai minori. Valditara: “Contenuti spesso devastanti”

L’Australia ha annunciato una misura storica per proteggere i minori: vietare l’accesso ai social network ai minori di 16 anni. A dichiararlo è stato il primo ministro Anthony Albanese, determinato a contrastare le grandi aziende tecnologiche per garantire la sicurezza dei giovani online. “I social media stanno davvero danneggiando i bambini e ho intenzione di porre fine a tutto questo,” ha affermato Albanese, sottolineando come le piattaforme social possano rappresentare una minaccia per i più giovani.

Il caso francese: TikTok sotto accusa

La questione ha recentemente preso piede anche in Francia, dove sette famiglie hanno denunciato TikTok. Il gruppo di genitori, uniti nel collettivo Algos Victima, ha deciso di portare la piattaforma cinese in tribunale, accusandola di aver esposto i propri figli a contenuti pericolosi, tra cui video che incitano all’autolesionismo, al suicidio e alla promozione di disturbi alimentari. Questo caso rappresenta un precedente importante in Europa, in quanto per la prima volta i genitori chiedono il riconoscimento della responsabilità diretta di TikTok per le tragiche conseguenze che hanno colpito le loro figlie. Due adolescenti, infatti, si sono tolte la vita a soli 15 anni, altre quattro hanno tentato di suicidarsi e una è diventata anoressica.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato la notizia, sottolineando l’importanza di vietare l’accesso ai social ai minori di 15 anni. “Ci sono contenuti spesso devastanti che rischiano di rovinare i nostri giovani,” ha scritto Valditara su X (ex Twitter), a conferma di come il problema sia avvertito anche in Europa.

Un problema globale, una risposta comune?

Con il crescere della consapevolezza sugli effetti negativi dei social network, si intensifica la pressione sui governi e sulle aziende tecnologiche per regolamentare e vigilare sui contenuti accessibili ai minori. Se l’Australia rappresenta un apripista in questa battaglia per la tutela dei giovani, l’Europa, con i suoi casi drammatici, potrebbe presto seguire la stessa strada.


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“Meno killer, più professionisti”: le mafie si adeguano ai tempi, lo Stato resta indietro

La recente inchiesta sul “dossieraggio” ha rivelato un preoccupante scenario criminale, in cui informazioni riservate vengono vendute sul mercato nero al miglior offerente. Il criminologo Vincenzo Musacchio, docente e ricercatore indipendente specializzato nella lotta alla criminalità organizzata, analizza questo fenomeno definendolo, in un’intervista a Rainews, “un mastodontico mercato nero di informazioni riservate” che coinvolge organizzazioni mafiose e terroristiche. A suo avviso, siamo di fronte a nuovi scenari criminali che l’attuale sistema di sicurezza non è in grado di contrastare adeguatamente.

Informazioni riservate e manipolazione dell’economia e della politica

Le informazioni riservate possono influenzare politica ed economia. In questo mercato sommerso, le informazioni riservate vengono acquisite illegalmente e vendute a organizzazioni criminali, le quali usano tali dati per ottenere favori e vantaggi, senza necessariamente ricorrere alla corruzione economica diretta. “Oggi”, spiega Musacchio, “siamo di fronte a nuove forme di corruzione perpetrate spesso senza dazione di denaro. Basta la dimostrazione di possesso di informazioni compromettenti per ottenere quanto richiesto”. Questa dinamica si realizza tanto nel mondo fisico quanto in quello virtuale, alimentata dall’uso di Internet e delle tecnologie moderne.

Preoccupazioni per la sicurezza nazionale

Musacchio esprime forti preoccupazioni per la sicurezza nazionale, considerando la vasta quantità di violazioni dei dati personali già emerse. Ricorda, infatti, i numerosi attacchi a database istituzionali, tra cui quelli della Procura Nazionale Antimafia e delle forze di polizia. A suo avviso, siamo di fronte a una situazione al limite dell’eversione, che rappresenta una minaccia per la stabilità democratica. La sua preoccupazione deriva anche dalla consapevolezza che le infrastrutture di cybersicurezza del Paese sono estremamente vulnerabili.

L’interesse delle mafie nel cyberspazio

L’esperto sottolinea che le mafie moderne, al pari delle grandi organizzazioni terroristiche, hanno imparato a sfruttare il cyberspazio per attività illecite. Non è un caso che molti dei più grandi esperti di hacking abbiano scelto di lavorare per organizzazioni criminali anziché per gli Stati. Musacchio descrive il cyberspazio come “una delle tante metamorfosi delle moderne organizzazioni criminali”, dove le mafie sfruttano il dark web per frodi, riciclaggio e investimenti finanziari.

Un esempio concreto riguarda l’uso di piattaforme come Binance per il riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga, pratica osservata da agenzie internazionali come la DEA. Anche in Italia, la ‘ndrangheta ha iniziato a usare criptovalute per mascherare le sue transazioni illegali, dimostrando quanto le nuove tecnologie siano entrate nell’arsenale criminale.

“Meno killer, più professionisti”

Musacchio avverte che le mafie cambiano rapidamente per adattarsi ai tempi, mentre lo Stato resta indietro nelle strategie di contrasto. “Meno killer, più professionisti” è lo slogan che usa per spiegare ai suoi studenti questa trasformazione: le organizzazioni criminali si avvalgono di esperti altamente qualificati per operare nell’economia digitale, un contesto in cui la violenza fisica viene sostituita dalla coercizione tecnologica.

Il ruolo delle organizzazioni terroristiche

Le organizzazioni terroristiche, sebbene meno potenti economicamente delle mafie, utilizzano il cyberspazio per attività di propaganda, reclutamento e addestramento. L’esperto osserva che, se avessero il medesimo potenziale economico delle mafie, rappresenterebbero una minaccia ancor più grave per la sicurezza.

Una cyber-sicurezza 4.0 come necessità imperativa

Per Musacchio, la difesa contro queste minacce richiede investimenti significativi in risorse umane e tecnologiche, insieme a una formazione specifica per le forze dell’ordine e una cooperazione a livello internazionale. “Ad una mafia 4.0 dobbiamo contrapporre almeno un’antimafia 4.0”, afferma, indicando la necessità di un’azione coordinata per fronteggiare la criminalità moderna.


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Più smart working, settimana corta e aumento in busta paga: firmato il nuovo contratto, ma senza CGIL e UIL

È stato firmato il rinnovo del contratto 2022-2024 per i dipendenti pubblici del comparto Funzioni centrali, ma senza il consenso di CGIL e UIL. L’accordo, sottoscritto all’Aran da CISL-Fp e sindacati autonomi come Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, rappresenta 195mila lavoratori di ministeri, agenzie fiscali ed enti come INPS e INAIL, e prevede un aumento medio di 165 euro mensili.

Il nuovo contratto introduce importanti novità, come l’ampliamento dello smart working e la settimana corta di quattro giorni, mantenendo le 36 ore settimanali. Inoltre, per il lavoro agile è previsto il buono pasto e maggiori tutele per chi assiste familiari con disabilità.

I sindacati CGIL e UIL, che hanno rifiutato di firmare, denunciano una “rottura irresponsabile” e chiedono un referendum per lasciare la decisione ai lavoratori. Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, si è detto soddisfatto, definendo l’accordo “un passo verso una PA moderna ed efficiente”.


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