La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che la richiesta di compensi eccessivi o sproporzionati da parte di un professionista costituisce un illecito istantaneo, che si consuma nel momento stesso in cui la richiesta viene formulata al cliente.
Con la sentenza n. 33554 del 20 dicembre 2024 (pres. Cassano, rel. Bertuzzi), la Suprema Corte ha chiarito che l’atto stesso di avanzare una pretesa economica non dovuta integra la violazione dell’art. 29, comma 4, del Codice Deontologico Forense, configurando una lesione immediata dell’interesse protetto dalla norma.
Questa decisione conferma l’orientamento secondo cui il comportamento scorretto del professionista si perfeziona con la semplice richiesta indebita, senza che sia necessario il successivo pagamento da parte del cliente.
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