Avvocati, la ripartizione degli utili si può cambiare a maggioranza

La ripartizione degli utili in uno studio associato tra avvocati può essere modificata a maggioranza, purché lo statuto non imponga esplicitamente il requisito dell’unanimità. A stabilirlo è la Corte di cassazione, con l’ordinanza n. 9782 depositata il 15 aprile 2025, che conferma quanto deciso dalla Corte d’appello di Roma.

Il caso nasce dal ricorso di un socio fondatore contro la modifica delle percentuali di distribuzione degli utili dello studio legale per l’anno 2015. Secondo il ricorrente, ogni variazione avrebbe richiesto il voto unanime dei soci fondatori, in base a quanto previsto dallo statuto. Tuttavia, la Corte ha escluso questa interpretazione, affermando che lo statuto distingue chiaramente tra la determinazione dell’ammontare complessivo degli utili, soggetta all’unanimità, e la ripartizione percentuale tra i soci, per la quale è sufficiente una delibera a maggioranza.

Nel dettaglio, l’articolo 14 dello statuto associativo riserva ai soci fondatori la decisione unanime sull’ammontare degli utili da distribuire, ma non impone vincoli specifici sulla modalità di distribuzione delle percentuali, che possono quindi essere ridefinite a maggioranza, salvo accordi diversi. L’Allegato A al contratto sociale prevedeva inizialmente una distribuzione fissa (due soci con il 32% ciascuno, uno con il 20% e uno con il 16%), ma la Corte ha sottolineato che le percentuali non sono fisse né intoccabili, specie se in passato erano già state modificate annualmente sulla base dei contributi professionali effettivi.

Anche la Corte d’appello di Roma aveva rigettato la tesi del ricorrente, osservando che l’articolo 23 dell’atto costitutivo, relativo alle modifiche dei patti associativi, non si applicava al caso di specie. La Cassazione ha confermato questa lettura, sottolineando che, in assenza di clausole statutarie che richiedano una maggioranza qualificata o l’unanimità, vale la regola generale prevista per le decisioni dell’assemblea dei soci: la maggioranza dei voti per teste.

In conclusione, la decisione chiarisce un punto delicato nella gestione delle associazioni professionali: la possibilità di ridefinire i criteri di distribuzione degli utili in modo dinamico e proporzionato agli apporti effettivi dei singoli professionisti, senza dover passare necessariamente da un voto unanime. Un principio che rafforza l’autonomia negoziale degli studi associati e ne valorizza la flessibilità operativa.


LEGGI ANCHE

acquisizione tabulati telefonici servicematica

Cassazione: la sentenza della Corte di Giustizia UE sull’acquisizione dei tabulati telefonici non è applicabile all’Italia

Qualche tempo fa vi avevamo parlato della sentenza di marzo 2021 della Corte di Giustizia Europea secondo cui l’Autorità Giudiziaria può acquisire i tabulati telefonici…

confische ue

Confische più facili in tutta Ue

Confische più semplici su tutto il territorio Ue. Le autorità giudiziarie, infatti, potranno trasmettere direttamente i provvedimenti di confisca e sequestro, da eseguire in altri…

Cassazione: onere della prova nei consumi di acqua e servizi assimilabili

Roma, 3 giugno 2024 – La Suprema Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 15340 del 31 maggio 2024, ha fatto chiarezza sull’onere della…

Giustizia, il Ministero spinge per la stabilizzazione: 3mila assunzioni in arrivo

Una giornata fitta di tensioni ha segnato ieri il cammino parlamentare della legge di conversione del decreto Pnrr alla Camera. Le Commissioni Affari costituzionali e Lavoro hanno lavorato a oltranza per cercare di portare il provvedimento in Aula entro martedì 22 aprile, ma il nodo cruciale delle coperture finanziarie ha rallentato l’avanzamento.

Oggetto principale del contendere è stata ancora una volta la norma sullo sblocco degli stipendi per gli enti locali, che prevede la possibilità di aumentare la spesa nei fondi accessori — quelli che finanziano le voci aggiuntive allo stipendio base — nelle amministrazioni non in crisi. Tuttavia, la mancanza di coperture certe ha frenato l’approvazione.

Nel frattempo, il lavoro delle commissioni ha portato ad alcune novità rilevanti: riserva del 10% nei concorsi pubblici per le persone con disabilità, e una deroga al vincolo del 15% sulle assunzioni da mobilità per gli enti locali con meno di 50 dipendenti, escludendo così i Comuni medio-piccoli. Ulteriori flessibilità sono previste per le amministrazioni che prevedono un numero limitato di assunzioni annue.

La spinta più forte alle assunzioni arriva dal Ministero della Giustizia, che apre alla stabilizzazione dei contratti a termine negli uffici del processo. La dotazione organica prevista è di 3.000 unità, tra cui 2.600 funzionari e 400 assistenti. Per ottenere il posto fisso, saranno sufficienti 12 mesi di anzianità maturata entro il 30 giugno 2026, rispetto ai 24 inizialmente previsti. Le graduatorie saranno disponibili anche per altre amministrazioni, che potranno attingervi in caso di scoperture.

Si affaccia anche una norma sul ripristino dei contributi figurativi per i lavoratori in aspettativa per incarichi politici o sindacali, sospendendo fino a fine anno le decadenze relative ai periodi di competenza fino al 31 dicembre 2022.

Ritirato, invece, il correttivo che assegnava poteri speciali al Sindaco di Roma sul tema della valorizzazione del personale. Cresce, infine, il numero di immissioni in ruolo degli insegnanti di religione, già previste nel decreto.

La partita più delicata resta però quella sullo sblocco degli stipendi locali. Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha raggiunto un’intesa politica per ridurre il divario retributivo tra amministrazioni centrali e locali, ma la sua attuazione pratica risulta complicata. Gli eventuali aumenti, infatti, sarebbero a carico dei bilanci locali, ma la Ragioneria generale dello Stato richiede coperture certe, ancora assenti fino alla tarda serata di ieri.

Secondo stime non ufficiali, ogni punto percentuale di aumento dei fondi accessori costerebbe almeno 20 milioni di euro. I 90 milioni stanziati dal decreto per ministeri e Palazzo Chigi coprirebbero un incremento medio del 3%, lasciando però scoperti gli enti locali, in attesa di una soluzione che possa sbloccare definitivamente l’impasse.


LEGGI ANCHE

Modello 5/2020: calcolo, scadenze e modalità di invio

Modello 5/2020: calcolo, scadenze e modalità di invio

Cassa Forense ha pubblicato le linee guida sulla procedura d’invio del Modello 5/2020. MODELLO 5/2020: CALCOLO DELLE SOMME Le somme dovute sono calcolate in modo…

Test psico-attitudinali per entrare in magistratura

A Palazzo Chigi si punta all’introduzione dei test psico-attitudinali per entrare in magistratura. Ci potrebbe volere del tempo, certo, ma intanto l’ipotesi è stata messa…

Nasce Effe Legal, società tra avvocati con forte connotazione tecnologica

Dalla cooperazione tra il Gruppo Fire e un gruppo di esperti legali con esperienza nella gestione e nel recupero giudiziale e stragiudiziale dei crediti bancari,…

Magistratura onoraria, Delmastro: “Pubblicata riforma in Gazzetta Ufficiale, svolta storica per giustizia italiana”

“La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale segna l’ingresso definitivo della riforma della magistratura onoraria nell’ordinamento. Un traguardo storico che pone fine a oltre 25 anni di attese, restituendo dignità, diritti e tutele a migliaia di servitori dello Stato.

La riforma garantisce stabilizzazione fino all’età pensionabile, tutele previdenziali e assistenziali, malattia, ferie, trattamento di fine rapporto e un inquadramento retributivo adeguato. Un risultato epocale per chi garantisce il funzionamento della giustizia lontano dai riflettori.

Un passo avanti decisivo per la giustizia italiana, che riconosce finalmente il ruolo fondamentale dei magistrati onorari nel nostro sistema giudiziario.”

Lo dichiara in una nota Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia.


LEGGI ANCHE

Gli attacchi informatici e i danni sulla salute delle persone

Ospedali e aziende sanitarie, negli ultimi due anni, hanno subito alcuni attacchi informatici molto gravi. In certi casi sono stati bloccati completamente i sistemi per…

studenti italiani chatgpt

L’Intelligenza Artificiale nel mirino degli hacker: una corsa agli armamenti digitali

L'AI Generativa ha portato con sé nuove opportunità, ma anche nuove sfide in termini di sicurezza informatica. Le aziende devono essere consapevoli di questi rischi…

esonero-contributi 2021 autonomi e professionisti

Esonero contributi 2021 autonomi e professionisti

Al via la presentazione delle domande, c’è tempo fino al 30 settembre Già la circolare dell’Inps datata 6 agosto 2021 dava indicazioni su requisiti e…

Google dice addio ai domini locali: sparisce ‘google.it’, si passa al solo .com

Google ha annunciato ufficialmente la chiusura dei domini locali di primo livello per il suo motore di ricerca. A partire dai prossimi mesi, gli utenti non vedranno più il familiare “www.google.it”: il portale verrà sostituito da un’unica URL globale, “www.google.com”.

Una scelta strategica che non modificherà l’esperienza quotidiana degli utenti italiani, i quali continueranno a ricevere risultati e contenuti nella propria lingua. “Nel corso degli anni, la nostra capacità di offrire un’esperienza locale è migliorata” si legge nella nota diffusa da Google. “Dal 2017 abbiamo reso disponibili risultati localizzati anche accedendo a google.com”.

La modifica punta a semplificare l’infrastruttura e l’accesso al motore di ricerca, mantenendo comunque il rispetto degli obblighi normativi di ogni Paese. La determinazione della lingua e dei contenuti locali sarà affidata alla geolocalizzazione dell’utente.

Il processo sarà graduale, ma durante la transizione Google avverte che potrebbe essere necessario reimpostare alcune preferenze di ricerca, come lingua o filtri personalizzati. Un piccolo inconveniente a fronte di un cambiamento epocale per uno dei siti più visitati al mondo.


LEGGI ANCHE

GiuriMatrix: in Italia il primo assistente legale basato sull’intelligenza artificiale

Efficienza e ambizione: questi gli elementi che caratterizzano il nuovo strumento di assistenza legale, GiuriMatrix, completamente basato sull’intelligenza artificiale. GiuriMatrix è uno strumento ambizioso, visto…

Autonomia differenziata: legittima la richiesta di abrogazione totale ma serve un ulteriore passaggio alla Consulta

La Corte Costituzionale aveva già bocciato alcune parti della legge, ma ora il referendum dovrà passare un altro vaglio legale.

Il tuo studio sempre a disposizione? Scegli il cloud

Trasferisci il tuo studio in Cloud per poter lavorare ovunque, anche da mobile. Spesso si sente parlare di Cloud…ma cos’è effettivamente e, soprattutto, che utilità…

Il ministro Nordio incontra Articolo Centouno

Roma, 16 aprile 2025 – Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha ricevuto in via Arenula gli esponenti di Articolo Centouno Andrea Reale, Natalia Ceccarelli, Rosaria Molè e Rocco Pavese. La delegazione ha illustrato al Ministro un documento contenente otto rimedi contro il correntismo e, tra questi, il sorteggio dei membri del Csm e la rotazione degli incarichi dirigenziali.

Il Ministro, nel garantire che gli incontri avranno una cadenza periodica, come quelli con gli organi rappresentativi della magistratura, si è detto certo che queste idee siano condivise da buona parte della magistratura “silente”, a cui purtroppo non è stata data ancora voce.


LEGGI ANCHE

SPID sotto attacco: così il furto dell’identità digitale passa per trappole invisibili

Dietro il boom di truffe digitali si nasconde un sistema che espone i cittadini a rischi invisibili: SPID diventa terreno fertile per furti d’identità e…

Informazioni personali: il criterio di minimizzazione nell'uso

Informazioni personali: il criterio di minimizzazione nell’uso

A seguito di un esposto al Consiglio dell’Ordine da parte di un ex-superiore, un avvocato vede diffuse alcune informazioni personali, relative a precedenti sanzioni disciplinari,…

Caos in Parlamento: tensioni sulla giustizia e accuse di forzature istituzionali

Scontro durissimo tra maggioranza e opposizioni: passa la fiducia al decreto sicurezza, scintille in Senato sulla riforma della giustizia

Nordio: “Nella giustizia civile progressi immensi, abolizione abuso d’ufficio una rivoluzione strategica”

Roma, 16 aprile 2025 – Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato ospite del dibattito organizzato dal The European House Ambrosetti Club dal titolo “Le priorità e le prospettive della giustizia in Italia”, presso l’Hotel Parco dei principi di Roma.

Nell’ambito della giustizia civile, “che tocca tutti noi, molto di più di quella penale”, ha detto il Guardasigilli in apertura, “abbiamo fatto dei progressi immensi, stimolati dai vincoli del PNRR; in questi due anni siamo intervenuti sull’arretrato e abbiamo abbattuto di molto le percentuali”. In questo settore, aggiunto Nordio, “abbiamo cercato di semplificare le procedure”, anche grazie all’apporto di un processo civile telematico efficiente.

Un contributo fondamentale per velocizzare il processo proviene poi dalla progressiva stabilizzazione degli addetti all’Ufficio per il processo che, ha sottolineato ancora il Ministro, “siamo riusciti a ottenere dall’Unione europea con argomenti convincenti”.

Per quanto riguarda la giustizia penale, “l’abolizione del reato di abuso d’ufficio è una rivoluzione strategica”, ha sottolineato il Guardasigilli. Una misura che migliora la competitività e che, per questo motivo, è auspicata sin dal 2015 da The European House Ambrosetti. Con l’abolizione di questo reato è stata eliminata alla radice, ha detto Nordio, “la paura della firma, che determinava un rallentamento enorme della pubblica amministrazione e timori per l’amministratore di rispondere penalmente e essere portato davanti al pubblico ludibrio a mezzo stampa”.

Il Guardasigilli ha inoltre parlato della riforma della giustizia, ora all’esame del Parlamento, e delle prospettive del processo penale. “Deve essere liberale, dove sia enfatizzata la presunzione d’innocenza e garantita la certezza della pena”, ha detto il Ministro.


LEGGI ANCHE

Rimandato il debutto dell’Avvocato Robot

La startup americana DoNotPay avrebbe deciso di annullare la sentenza, programmata per il 22 febbraio. I procuratori dello Stato della California, infatti, si sarebbero opposti…

Decreto Sicurezza, scontro in Aula: proteste e tensioni tra maggioranza e opposizioni

Bagarre alla Camera tra cartelli, accuse e voto di fiducia. Il provvedimento passa con 163 sì, ma resta alta la tensione in vista del voto…

nordio carcere

Carcere di Ariano Irpino, Nordio avvia accertamenti

 Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha chiesto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria una relazione urgente su quanto avvenuto nel carcere di Ariano Irpino, in provincia…

Istruttoria Antitrust equo compenso, UNCC: “No a logiche di mercato per la professione forense”

Roma, 16 aprile 2025 – L’Unione Nazionale delle Camere Civili esprime forte preoccupazione in merito alla delibera n. 31515 del 25 marzo 2025 dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che ha avviato un’istruttoria nei confronti del Consiglio Nazionale Forense (CNF) per la presunta violazione dell’art. 101 TFUE, a seguito dell’introduzione dell’art. 25-bis nel Codice Deontologico Forense.

Secondo l’AGCM, tale norma rappresenterebbe un ostacolo alla libera concorrenza. Una lettura, questa, che l’UNCC considera profondamente errata sia nel merito che nei principi sottesi.

L’avvocato non è un’impresa: è un presidio di giustizia costituzionale

L’equiparazione dell’avvocatura a un’attività economica ordinaria ignora il ruolo pubblico e costituzionale della professione forense, sancito dalla Costituzione e dalla Legge professionale forense (L. 247/2012). L’avvocato è un attore essenziale nella tutela dei diritti e nell’attuazione della giurisdizione, e non può essere ridotto a semplice operatore di mercato.

L’introduzione dell’art. 25-bis è l’attuazione di un preciso vincolo legislativo previsto dalla L. 49/2023, e non frutto di una scelta regolatoria autonoma. L’obiettivo è dare effettività all’equo compenso, strumento voluto dal legislatore per garantire la dignità della prestazione professionale.

La deontologia protegge i diritti, non ostacola la concorrenza

Le misure deontologiche previste non introducono tariffe minime né limitano la libertà dei professionisti, ma garantiscono un livello minimo di equità e qualità nel rapporto tra avvocato e cliente. Si tratta di strumenti etici, non mercantili, volti a tutelare i professionisti più vulnerabili e a contrastare il dumping professionale, che danneggia l’intero sistema giustizia.

L’AGCM sembra ignorare che anche il diritto europeo ammette restrizioni alla concorrenza quando giustificate da esigenze superiori, come la qualità del servizio giuridico e il buon funzionamento del sistema giudiziario. Le regole deontologiche perseguono proprio questi obiettivi.

Equo compenso non è un cartello

L’equo compenso non costituisce un’intesa restrittiva della concorrenza, ma una misura di civiltà giuridica, imposta dalla legge, che garantisce una retribuzione proporzionata alla complessità e al valore sociale della prestazione professionale. Parlare di cartello è fuorviante e privo di fondamento.

Con questa delibera, – spiega il presidente di UNCC, Alberto Del Noce – l’AGCM rischia di snaturare la funzione costituzionale della professione forense e di favorire le logiche dei poteri economici forti, indebolendo le tutele dei cittadini. L’UNCC ribadisce che la deontologia non è un ostacolo alla concorrenza, ma una garanzia per la giustizia e per i diritti fondamentali”.


LEGGI ANCHE

soggiorno con divano

Prorogate le agevolazioni “Prima Casa Under 36” fino al 31 dicembre 2024

Roma, 19 giugno 2024 – Con il Decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, convertito dalla legge 23 febbraio 2024, n. 18, sono state introdotte importanti…

Cassa forense: nuova causale f24

Avvocati, annunciata una nuova causale contributo per il versamento con modello f24 Dal 31 maggio, come annunciato dall’Agenzia delle Entrate, sarà operativa per gli avvocati…

immagine di mano su tablet

Referendum, pronta a breve la piattaforma digitale

Roma, 2 luglio 2024 – Presto pronta la piattaforma referendum, per la raccolta delle sottoscrizioni digitali dei cittadini delle proposte di legge di iniziativa popolare,…

Giustizia, incontro tra Nordio e ANM: “Collaborazione concreta, ma le distanze restano”

Roma – Un incontro “franco e aperto” ma con posizioni ancora distanti su diversi nodi centrali. È questo il bilancio dell’appuntamento tra il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e una delegazione dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) guidata dal presidente Cesare Parodi, svoltosi ieri mattina nella sede del Ministero.

Al centro del confronto, durato oltre due ore, i principali problemi della giustizia italiana: sovraffollamento carcerario, carenze di organico, edilizia penitenziaria, geografia giudiziaria, fino all’applicazione del processo telematico e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei procedimenti. Anche il nuovo reato di femminicidio è stato discusso, con particolare attenzione alle ricadute sulla collegialità dei giudizi e sull’efficienza dei processi.

“Su molti temi c’è stata sintonia – ha dichiarato Parodi – anche se non possiamo parlare di accordo su tutto. Il clima è stato sicuramente collaborativo e torniamo a casa con più cose concrete”. Tra le priorità condivise, il miglioramento delle condizioni lavorative nei tribunali e la volontà comune di affrontare le criticità con spirito costruttivo.

Via Arenula sottolinea nella sua nota che sono stati trovati accordi per “un’azione bilaterale” su molte questioni tecniche, mentre su aspetti più politici – come la stabilizzazione del personale precario e il diritto alla malattia dei magistrati – il Ministro ha illustrato “i risultati raggiunti e gli obiettivi futuri compatibilmente con la legge di bilancio”.

Non è mancato un piccolo incidente: in una delle foto diffuse dal Ministero si vede Nordio con una sigaretta accesa, nonostante il divieto di fumo negli uffici pubblici. L’ufficio stampa ha subito chiarito: “Era spenta”, ma l’immagine mostra chiaramente la brace accesa.

Sul fronte delle Rems, della carcerazione preventiva e dell’organico dei magistrati di sorveglianza, il confronto si è sviluppato in un’ottica di collaborazione prolungata. Ma la riforma costituzionale non è stata oggetto di discussione, come precisato sia da Parodi sia dal Ministero.

Sulla proposta di rimodulare i criteri della carcerazione preventiva, Parodi ha mantenuto cautela: “Vogliamo prima vedere il testo. È una delle vie su cui il Ministro intende lavorare per ridurre il numero dei detenuti”.

Un primo passo di dialogo, dunque, in un clima che ambisce alla cooperazione, pur nel rispetto delle diverse prerogative e visioni. Resta da vedere se le buone intenzioni si tradurranno in atti concreti.


LEGGI ANCHE

Bonus 200: si può richiedere anche senza Partita Iva

Il Bonus 200 è un’indennità una tantum contenuta nel Decreto Aiuti del 2022, destinata a professionisti e lavoratori autonomi regolarmente iscritti alle gestioni previdenziali e…

Responsabilità condominiali, la Cassazione chiarisce: chi commette l’illecito risponde, a prescindere da chi abbia iniziato

Un’ordinanza della Suprema Corte stabilisce che, in caso di danno alla cosa comune provocato da più condomini, ciascuno può essere chiamato a rispondere senza tener…

Patteggiamento: anche con l’Eppo valgono le stesse regole del rito alternativo

La Cassazione ribadisce: chi sceglie il patteggiamento rinuncia a contestare le accuse, anche se l’azione penale è promossa dalla Procura europea. Nessuna violazione dei diritti…

Tornano in pista ex assessori e consiglieri: il governo apre ai dirigenti “a chiamata” negli enti locali

La riserva obbligatoria per le mobilità nei piccoli Comuni e il vincolo di accesso alla dirigenza tramite concorso stanno per saltare. Il governo ha dato il via libera a un emendamento di Forza Italia, approvato in Commissione alla Camera, che riscrive le regole sul conferimento degli incarichi dirigenziali a termine negli enti pubblici. Si tratta di un correttivo al decreto sulla Pubblica Amministrazione destinato a modificare profondamente l’assetto normativo costruito nel 2013 sull’onda dell’“anticasta”.

La nuova norma permetterà agli ex assessori, ex presidenti ed ex consiglieri regionali o comunali di tornare nell’amministrazione come dirigenti, anche nello stesso ente in cui hanno esercitato potere politico, senza più l’obbligo del concorso pubblico.

Fino ad oggi, la normativa vietava l’accesso a incarichi dirigenziali in Regione o negli enti controllati nei due anni successivi alla fine del mandato. Con il nuovo emendamento, si cancella il vincolo di non conferibilità per gli incarichi a termine “intuitu personae”, ossia quelli fiduciari, nei cosiddetti uffici di staff. Una deregolamentazione che consente a chi ha appena lasciato una giunta o un consiglio locale di rientrare subito nei vertici amministrativi, aggirando la selezione tramite concorso.

Non si tratta dell’unico ritocco previsto nel pacchetto di modifiche. Un’altra proposta, contenuta nel testo in fase di approvazione, punta a eliminare l’obbligo di riservare almeno il 5% delle nuove assunzioni al personale in mobilità, sia nei grandi Comuni (con almeno 100 dipendenti) sia nei piccoli enti che effettuano meno di dieci assunzioni l’anno. Obiettivo: rendere più fluide le procedure di reclutamento, ma al prezzo — secondo i critici — di un indebolimento delle tutele per il personale già in servizio nella pubblica amministrazione.

Si smantella così, pezzo per pezzo, l’impianto di norme introdotto nel 2013 per contrastare la lottizzazione politica negli enti territoriali. Una linea che ora sembra definitivamente archiviata, insieme all’ondata di rigore che l’aveva ispirata.


LEGGI ANCHE

I televisori ci osservano?

I televisori, nonostante i passi avanti fatti nel mondo della tecnologia, continuano ad essere presenti nelle nostre vite. In Europa ci sono più di 250…

Sciopero generale del 29 novembre, il Garante dei Trasporti chiede una riduzione della durata

Il ministro Salvini sollecita i sindacati a limitare la protesta a 4 ore per evitare disagi ai cittadini

Cassa Forense: Bando per servizio di prestiti agli under 35

Cassa Forense ha avviato un’iniziativa rivolta ai giovani avvocati under 35 iscritti alla Cassa. Tale iniziativa vuole agevolare i primi anni di esercizio dell’attività professionale accedendo al mercato…

Pensioni a rischio per i condoni: buco da 6,6 miliardi nei conti INPS

Le ripetute operazioni di saldo e stralcio dei contributi previdenziali non versati fino al 2015 hanno lasciato un segno profondo nei conti dell’INPS: un buco da 6,6 miliardi di euro, che dovrà ora essere ripianato dallo Stato per garantire in futuro il pagamento delle pensioni.

L’allarme arriva dal Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’INPS, che ha approvato una delibera sui «riaccertamenti dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2023». Il Civ, presieduto da Roberto Ghiselli, ha chiesto agli organi istituzionali — in primis il Governo — di garantire interventi compensativi a carico della fiscalità generale, ovvero dei contribuenti, per evitare che gli oneri futuri ricadano sull’ente previdenziale.

Le cancellazioni dei contributi evasi, decise dai governi Conte (2018), Draghi (2020) e Meloni (2022), hanno comportato la rinuncia a crediti per oltre 18 miliardi di euro, di cui 15 miliardi solo nel 2024. Di questi, i condoni del 2021 e 2022 avrebbero generato effetti diretti sulle gestioni pensionistiche dei lavoratori dipendenti, secondo quanto evidenziato anche dalla Commissione Entrate ed Economico-Finanziaria del Civ.

A sollevare la questione anche il capogruppo del Partito Democratico al Senato, Francesco Boccia, che annuncia un’interrogazione parlamentare:

«Lo stralcio dei crediti fino a mille euro, relativi al periodo 2000-2015, introdotto dalla prima manovra del Governo Meloni, da solo vale 9,9 miliardi. Il Governo deve chiarire come intende coprire il costo delle prestazioni future».

Non si è fatta attendere la replica del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha respinto le accuse parlando di «allarme infondato» e di «abbaglio» da parte di chi considera un danno alla collettività la cancellazione di vecchie posizioni contributive, alcune risalenti a oltre 25 anni fa, per importi fino a 5.000 euro.

Ma per il Civ dell’INPS la questione resta seria: senza coperture certe e interventi strutturali, i conti del sistema previdenziale rischiano di trovarsi esposti a squilibri futuri.


LEGGI ANCHE

cantiere edile

Consiglio di Stato, patente a crediti in edilizia: stop solo in caso di colpa grave del datore di lavoro

La "patente a crediti", introdotta dal decreto legge n. 19/2024 e in vigore dal 1° ottobre, è un nuovo sistema per migliorare la sicurezza sul…

Nordio incontra per la prima volta il Servizio Esecuzione sentenze della CEDU

“È la prima volta che una delegazione del Servizio Esecuzione sentenze del Consiglio d’Europa svolge una missione in Italia e ciò testimonia l’importanza che il…

Recupero dei compensi assistito irreperibile Servicematica

Recupero dei compensi, cosa succede se l’assistito è irreperibile?

Un avvocato vuole ottenere la liquidazione dei compensi per la difesa d’ufficio in un procedimento penale, ma il tribunale respinge la richiesta. L’avvocato si oppone,…

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Acn
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto