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Crisi d’impresa: i tribunali avranno libero accesso a tutte le informazioni

Il ministero della Giustizia ha sottoscritto delle convenzioni con l’Agenzia delle entrate, Inps e Unioncamere e Infocamere. Grazie a tali convenzioni, le cancellerie dei tribunali concorsuali avranno accesso veloce e diretto sulle informazioni relative ai debiti, che possono essere ricavati anche dalle banche dati pubbliche.

Leggiamo nella nota del dicastero: «Il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza prevede infatti che durante il procedimento per l’apertura della liquidazione giudiziale o del concordato preventivo, Ufficio del Registro delle Imprese, Agenzia delle Entrate e Inps trasmettano alla cancelleria del tribunale concorsuale i bilanci, le dichiarazioni dei redditi, gli elenchi di atti stipulati, i debiti fiscali e previdenziali e ogni altro elemento utile a ricostruire integralmente la situazione patrimoniale dell’impresa in stato di crisi o di insolvenza».

«L’accordo sarà operativo in tutti i tribunali concorsuali italiani a partire dal 2 agosto, trascorsi 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 3 giungo 2024. Queste convenzioni seguono una precedente intesa, stipulata dal Ministero della Giustizia, che consente agli ufficiali giudiziari di accedere alle banche dati dell’Amministrazione finanziaria, rendendo più agevole la ricerca telematica dei beni da pignorare o da sottoporre a procedura concorsuale».


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Nordio: “Certissimo che vinceremmo il referendum”

Il Guardasigilli Nordio, durante un incontro di Fratelli d’Italia a Firenze, parlando della riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati ha dichiarato: «Io spero che arrivi una maggioranza larga perché so che molti che non la pensano come noi su tante altre cose ma su questo possono concordare con noi».

«Ma io sono comunque certissimo», prosegue, «che se si andasse a referendum, gli italiani voterebbero a favore perché la situazione attuale della giustizia è vista dagli italiani con grande disagio».

Tutto ciò «lo testimoniano anche i sondaggi. Quando sono entrato in magistratura la fiducia degli italiani nella magistratura era all’80% e passa. Quando indagavo sulle Brigate Rosse ci consideravano degli eroi, oggi la fiducia è scesa del 40% e certe posizioni, lo dico a cuore aperto, come quella dello sciopero, i cittadini non la capirebbero e la nostra credibilità, parlo come ex magistrato, crollerebbe ancora di più».


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Giudici di Pace: la situazione è preoccupante

giudici di pace

Giudici di Pace: la situazione è preoccupante

Gli Ordini Forensi di Milano, Roma e Napoli denunciano la preoccupante situazione che sta attraversando l’Ufficio del Giudice di Pace, ormai da troppo tempo sofferente a causa della carenza di personale amministrativo e della riduzione dei giudici.

Nonostante le iniziative prese dai Consigli, la situazione non accenna a migliorare: si segnalano, infatti, ritardi nell’accettazione e nell’apertura delle buste telematiche, nella pubblicazione delle sentenze e nel rilascio delle formule esecutive, nell’emissione di decreti ingiuntivi, ecc.

Dichiara Carmine Foreste, presidente del Foro di Napoli: «In considerazione della gravità della situazione è opportuno intervenire con provvedimenti che consentano, da un lato, di smaltire l’arretrato e, dall’altro, di gestire in modo graduale ma in tempi ragionevolmente brevi, le sopravvenienze».

Un obiettivo del genere «sarebbe raggiungibile colmando la pianta organica attraverso l’immissione immediata nelle funzioni giudicanti, dei Giudici onorari di Pace, attualmente inseriti nell’Ufficio per il processo. È indispensabile che il personale amministrativo, non soltanto sia adeguatamente formato ma riceva anche indicazioni per meglio organizzare l’attività dell’Ufficio».

La situazione, ormai, riguarda tutto il territorio nazionale.


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Disservizi di visibilità dei fascicoli delle amministrazioni di sostegno. Margarucci (COA Ancona): “Facciamo il punto”

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Avvocato aggredito da un cliente dopo aver richiesto il compenso

Domenico Magnolia, avvocato penalista con studio professionale a Isola Capo Rizzuto, è stato aggredito da un cliente a seguito della richiesta del pagamento dell’onorario, essenziale per la revoca del gratuito patrocinio. Tuttavia, la richiesta ha portato il cliente ad aggredire fisicamente il legale, procurandogli gravi lesioni.

In seguito alla richiesta di pagamento, Magnolia è stato colpito al volto e malmenato: l’avvocato ha subito la frattura del setto nasale e un trauma cranico, con una prognosi di 30 giorni.

Il presidente della Camera penale di Crotone, Aldo Truncè, ha condannato duramente l’episodio ed espresso solidarietà all’avvocato. È inaccettabile che gli avvocati», dichiara, «nel loro ruolo di garanti del diritto e dei principi democratici, siano costantemente esposti a minacce, intimidazioni e violenze».

«Occorre un intervento deciso da parte delle istituzioni per tutelare la sicurezza dei professionisti e garantire il sereno svolgimento della loro attività. Auspichiamo che le forze dell’ordine sapranno fare luce sull’accaduto e l’autorità giudiziaria saprà perseguire con rigore il responsabile di questo grave reato, inqualificabile ed inaccettabile», prosegue.

La Camera penale di Crotone dichiara che proseguirà nel monitoraggio della situazione e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa la gravità di queste violenze: «Non possiamo più rimanere inerti di fronte a tali barbarie».


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Crescono le truffe attuate con l’IA

La nuova frontiera del crimine informatico è ormai ben chiara: sta prendendo sempre più piede, infatti, il deepfake, ovvero la generazione attraverso l’IA di audio o video falsi, ma decisamente credibili.

Spesso questi contenuti vengono utilizzati per sfruttare il volto e/o la voce di personalità importanti, allo scopo di ingannare le persone e truffarle.

Non si tratta sempre di contenuti generati da hacker professionisti, anzi: l’intelligenza artificiale, infatti, semplifica questo lavoro anche per i meno esperti.

Uno dei casi più eclatanti si è verificato lo scorso febbraio, a Hong Kong. Un dipendente di un’importante società finanziaria si è fatto convincere da un video deepfake, proveniente da un suo “superiore”, ad effettuare 25 milioni di dollari di bonifico.

Casi del genere stanno aumentando sempre più, colpendo aziende in tutto il mondo. Secondo il Center for Financial Services di Deloitte, le truffe deepfake create con l’IA potrebbero raggiungere 40 miliardi di dollari entro il 2027.

Nel 2023, negli Stati Uniti l’FBI ha ricevuto 880mila denunce di tentativi di truffa con l’IA, mentre in Europa si stima che questo tipo di attacchi siano cresciuti del 780%. Il 6,8% sarebbe avvenuto in Italia.

Per questi motivi le aziende si trovano in una situazione di massima allerta: le truffe basate su queste tecnologie, oltre ad incidere sui bilanci, minacciano anche la fiducia del cliente.

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Ma come possiamo difenderci da questi pericoli? Secondo gli esperti, l’unico modo per combattere le truffe basate sull’IA è la stessa IA.

Alcune banche utilizzano il Large Language Model (LLM) per rilevare i tentativi di furto. HSBC, per esempio, ha investito molto sugli strumenti di IA che rilevano e prevengono le frodi, grazie a sistemi che analizzano e segnalano le anomalie.

Il pericolo deepfake è qualcosa che crea molta preoccupazione, e tutti noi dobbiamo prestare tantissima attenzione a non cadere vittime di queste truffe.

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Autovelox: ecco le nuove regole

Pubblicato in GU il decreto interministeriale dell’11/04/2024 circa le “Modalità di collocazione e uso dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo, finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni delle norme di comportamento di cui all’art. 142 del decreto-legge 285 del 1992”. Il decreto è ufficialmente in vigore dallo scorso 28 maggio.

I tratti di strada sui quali gli autovelox possono essere utilizzati devono essere individuati mediante un provvedimento del prefetto e devono essere segnalati 1 km prima dei centri abitati.

È stata fissata anche la distanza minima che dovrà essere presente tra un dispositivo e un altro.

Gli autovelox non potranno essere utilizzati nei punti in cui:

  • Il limite di velocità è inferiore a 50 km/h;
  • Nelle strade urbane;
  • Nelle strade extraurbane se il limite di velocità è ridotto di più di 20 km/h rispetto a quanto previsto per quella tipologia di strada.

L’utilizzo di dispositivi all’interno di un veicolo in movimento può essere consentito soltanto in presenza di contestazione immediata: in caso contrario, ci dovranno essere postazioni visibili, fisse o mobili.

Per tutti gli autovelox già installati prima del 28 maggio, non ancora conformi alla nuova normativa, ci saranno 12 mesi per adeguarsi alle nuove regole. In caso contrario, al termine dei 12 mesi, verranno disinstallati.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il decreto in GU al seguente link: DECRETO 11 APRILE


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Modifiche relative alla visibilità dei fascicoli telematici della volontaria giurisdizione

Dopo le numerose segnalazioni relative all’impossibilità di consultazione dei fascicoli telematici della volontaria giurisdizione, in particolare delle amministrazioni di sostegno, è giunta la risposta del servizio assistenza tecnica informatica del Ministero della Giustizia.

Non si tratta affatto di un disservizio. Infatti, nell’ultimo aggiornamento sono state rilasciate delle modifiche relative alle visibilità, decise dalla Commissione analisi ministeriale.

Riportiamo quanto comunicato dal servizio assistenza tecnica informatica del PCT Giustizia:

“Tutti i soggetti coinvolti nella fase di apertura del procedimento (parte ricorrente e relativi avvocati, eventuali resistenti e/o intervenuti e relativi avvocati), perderanno l’accesso in consultazione del fascicolo nel momento in cui si verifica uno dei seguenti eventi:

1- NOMINA AMMINISTATORE DI SOSTEGNO (ENTE PUBBLICO)

2- NOMINA E GIURAMENTO AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO CONTESTUALE

3 – NOMINA AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO PROVVISORIA (ENTE PUBBLICO)

4- GIURAMENTO AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO

5- GIURAMENTO AMMINISTRAZIONE PROVVISORIA DI SOSTEGNO

Una volta scaricati i suddetti eventi, pertanto, i suddetti soggetti non potranno più consultare il fascicolo informatico.”


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Ennesima truffa a nome INPS

In questi giorni, l’Inps ha dato l’allarme circa un nuovo tentativo di truffa, che sfrutta proprio il suo nome. I criminali puntano, in particolar modo, all’imminente sblocco dell’assegno unico e universale, il “nuovo” reddito di cittadinanza.

I criminali, tramite sms, avvisano gli utenti che l’assegno è stato bloccato, oppure parlano di benefici o sussidi in attesa di conferma. In tutti i casi, nel messaggio è incluso un link, da non cliccare assolutamente.

Scrive, infatti, l’Inps nei suoi canali ufficiali, che si tratta di una frode informatica, che si chiama smishing.

«Il meccanismo è analogo a quello del phishing: malintenzionati provano a rubare dati sensibili attraverso l’invio di un sms».

Prosegue la dichiarazione dell’Inps:

«Sono stati segnalati all’Istituto SMS provenienti da un falso mittente INPS in cui l’utente viene invitato a cliccare su un link per identificarsi o aggiornare i propri dati, anagrafi o bancari, per evitare la revoca di benefici acquisiti, oppure per ricevere il pagamento di una prestazione generica o specifica».

Il link in questione conduce a finte pagine Inps,

«che possono sottrarre con l’inganno i dati inseriti dai malcapitati. In particolare, all’Istituto sono giunte segnalazioni di SMS truffaldini che chiedono all’utente di inserire i propri dati anagrafici e caricare il documento di identità fronte retro con un “Selfie con documento in mano”».

Il fine è l’ottenimento dei dati personali delle vittime, per poter impersonare l’utente.

Ricordiamo che l’Inps potrebbe anche mandare sms, ma questi non conterranno mai alcun tipo di link.

«Si ribadisce di porre attenzione ai messaggi che invece richiedono l’apertura di un link; questa tipologia di messaggi può costituire un tentativo di truffa online».

 


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Querela: presentazione telematica soltanto in Procura

L’obbligo di presentazione telematica della querela è relativo esclusivamente alle ipotesi in cui questa dovrà essere presentata dal difensore nella Procura della Repubblica.

Il portale telematico, dunque, non ha «portata generalizzata». Questo è quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, con sentenza n. 20754, nella quale leggiamo che «il dettato della norma è chiaro e non è passibile di lettura alternativa».

È stata quindi bocciata la tesi del ricorrente che sosteneva che la querela, se non presentata personalmente dalla parte, deve essere inoltrata attraverso il PCT anche se depositata presso gli Uffici delle Forze dell’Ordine, e non soltanto se depositata presso la Procura della Repubblica.

Se la querela non viene inviata in modalità telematica, quindi, non ci sarà violazione dell’art. 111-bis e dell’art. 87 del codice di procedura penale.

Infatti, con riferimento all’art, 111-bis, il «procedimento penale» comincia con «l’iscrizione della notizia di reato presso la Procura della Repubblica, e non con gli atti che a essa preludono e che si collocano al di fuori di esso, tra i quali la querela che, infatti, non viene neanche menzionata nell’art. 11-bis cod. proc. pen. richiamato dal ricorrente».

In conclusione, la Corte ricorda che il portale del PCT «non è adibito per la ricezione degli atti da parte delle Forze dell’Ordine, così che la contraria interpretazione proposta dalla difesa si mostra incoerente con i fini per cui esso è stato espressamente istituito».


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passaporto poste

Da luglio il passaporto si potrà richiedere alle Poste

Poste Italiane estende il servizio per il rilascio dei passaporti in tutti gli uffici postali. Dunque, il servizio non si limita soltanto al progetto Polis, che coinvolgeva soltanto i comuni con meno di 15.000 abitanti.

A luglio, dunque, partirà gradualmente l’estensione del servizio in tutti gli Uffici Postali italiani.

Dichiara Giuseppe Lasco, direttore generale di Poste: «La grande novità è che da luglio, conclusi i necessari passaggi normativi di questo servizio interesserà progressivamente gli uffici postali di tutta Italia, senza distinzioni tra piccoli e grandi centri».

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Prosegue: «Su indicazione del Ministero dell’Interno ci siamo fatti parte attiva per l’estensione del servizio di richiesta dei passaporti a supporto delle questure e dei commissariati, dallo scorso marzo abbiamo registrato più di 350 richieste sui 31 uffici postali in cui il servizio è attivo ed entro fine mese saranno già operativi oltre 130 uffici postali. Mi piace ricordare che oltre l’80% dei cittadini ha richiesto la consegna a casa del passaporto tramite Poste Italiane, con un risparmio di tempo e spostamenti importanti anche e soprattutto per l’ambiente».

Per il cittadino, richiedere il Passaporto all’Ufficio Postale sarà molto semplice. Basterà avere con sé i seguenti documenti:

  • Due foto identiche, semplici e conformi alla normativa Icao, non legalizzate;
  • Le ricevute di pagamento del bollo di 73,50 euro e del bollettino postale di 42,50 euro;
  • Un documento d’identità;
  • La copia di un documento d’identità;
  • Il vecchio passaporto, in caso di nuova emissione;
  • Se necessario, copia della denuncia di furto o smarrimento;
  • Modulo di attestazione del domicilio, se domiciliati in un comune con ufficio Polis abilitato.

L’operatore provvederà alla raccolta delle informazioni e della documentazione per procedere con la richiesta. Inoltre, procederà alla legalizzazione della foto.

Al termine dell’operazione verrà rilasciata una ricevuta con sopra indicato l’ufficio di polizia incaricato e il codice di protocollo. Se richiesto, si potrà procedere con la consegna a domicilio.


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