Roma – Il ministro della Giustizia Carlo Nordio non usa mezzi termini nella sua relazione annuale al Senato, accendendo il dibattito politico e giudiziario. “Oggi i PM non solo dirigono le indagini, ma le creano, senza alcun controllo. È necessario un intervento legislativo per ridimensionare questo potere e garantire maggiore equilibrio,” ha dichiarato il Guardasigilli.
Nordio ha ribadito la necessità di separare le carriere tra magistratura giudicante e requirente, un obiettivo che il ministro si è impegnato a perseguire entro fine anno. Sul tema delle intercettazioni, ha promesso interventi mirati: “Stiamo cambiando le norme per limitarne l’abuso e garantire una maggiore tutela della privacy.”
Il ministro si è poi opposto fermamente a provvedimenti di amnistia o indulto, ritenendoli “un segnale di debolezza dello Stato” e un possibile incentivo alla recidiva. La sua posizione ha suscitato critiche dai banchi dell’opposizione, in particolare dal PD, Italia Viva e Movimento 5 Stelle, che lo accusano di evitare il confronto parlamentare e di sottovalutare il dramma del sovraffollamento carcerario.
Nel 2023 si sono registrati 89 suicidi tra i detenuti e 7 tra gli agenti di polizia penitenziaria. “Le condizioni delle carceri italiane sono indegne,” ha ribattuto Valentina D’Orso, deputata del Movimento 5 Stelle.
Sul fronte delle riforme penali, Nordio ha annunciato che le criticità nei processi telematici saranno risolte entro la fine dell’anno, con il supporto del Consiglio Superiore della Magistratura. Tuttavia, ha sottolineato che “la giustizia italiana soffre di problemi strutturali e di un ritardo accumulato nel tempo, che non si può risolvere con interventi spot.”
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