L’indipendenza è un principio fondamentale per gli avvocati, essenziale per garantire un’effettiva difesa, come stabilito dall’art. 9 del Codice Deontologico Forense e dalla Legge n. 247/2012. Tuttavia, il Consiglio Nazionale Forense ha chiarito che l’attività professionale gratuita non deve sfociare nell’accaparramento di clientela.
Secondo la sentenza n. 130 dell’8 aprile 2024, è cruciale che la terzietà dell’avvocato emerga chiaramente, evitando qualsiasi comportamento che possa compromettere la percezione della sua indipendenza. La libertà di adesione a un partito politico è riconosciuta, ma dichiarazioni come l’adesione a progetti di assistenza legale “gratuita” che portano vantaggi professionali diretti, o l’associazione del proprio nome a iniziative politiche, violano le norme deontologiche.
In particolare, l’offerta di prestazioni professionali gratuite o a prezzi simbolici, così come la pubblicità del proprio studio legale tramite assistenza a “zero spese di anticipo”, sono considerate pratiche illecite, in quanto contrastano con la dignità e il decoro necessari nell’esercizio della professione legale.
Il Consiglio ha sottolineato che tali comportamenti non solo danneggiano la reputazione della professione, ma minano anche la fiducia della collettività negli avvocati, che devono operare con correttezza e lealtà.
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