11 Ottobre 2022

everything app

Elon Musk vuole trasformare Twitter in una «super app»

La scorsa settimana Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, ha aggiunto un nuovo tassello alla lunga diatriba con Twitter. Musk, infatti, si era offerto di comprare la piattaforma lo scorso aprile per 43 miliardi di dollari.

La decisione era arrivata dopo alcune settimane in cui Musk aveva detto di «pensare seriamente» alla creazione di una nuova piattaforma, alternativa rispetto ai soliti social network. Inoltre, aveva accusato Twitter di andare contro la libertà d’espressione dei suoi utenti.

Sono seguite da allora molte accuse tra Musk e l’amministratore delegato di Twitter, Parag Agrawal. Twitter ha anche denunciato Musk per aver violato il contratto. Nel corso del procedimento sono stati pubblicati dei messaggi tra l’imprenditore e Dorsey, il precedente amministratore delegato di Twitter – alcuni sono stati considerati come particolarmente imbarazzanti dalla stampa.

Musk vuole far crescere Twitter

Musk punta a quintuplicare le entrate di Twitter sino al raggiungimento di 26,4 miliardi di dollari entro il 2028. Nel 2021 il fatturato di Twitter è stato di 5 miliardi di dollari, che comprendono anche i piani per il lancio di X. Il nuovo servizio si pone l’obiettivo di raggiungere 9 milioni di abbonati nel primo anno e 104 milioni entro il 2028.

Tutto ciò potrebbe diventare realtà se il numero di utenti Twitter passasse dagli oltre 200 milioni del 2021 a più di 900 milioni nel 2028. Il numero dei dipendenti di Twitter dovrebbe crescere di 3.600 entro il 2025 – anche se non avranno vita facile, perché i suoi dipendenti «devono aspettarsi aspettative di etica del lavoro estreme, ma molto inferiori a quelle che pretendo da me stesso».

X

Martedì scorso, con una mossa a sorpresa, Musk ha annunciato di avere intenzione di chiudere la transazione al prezzo che aveva proposto all’inizio: 54,20 dollari ad azione. Con questa somma comprerebbe Twitter, ma soltanto se la causa intrapresa dell’azienda contro di lui verrà chiusa. Secondo Musk «comprare Twitter è un modo di accelerare la creazione di X».

X è un’applicazione con la quale gli utenti, oltre a twittare, hanno la possibilità di fare molte cose diverse, una sorta di “everything app”. La lettera X indica che il progetto, per Musk, non è una novità. La sua prima azienda, venduta ad eBay, si chiamava X.com, mentre la nota compagnia aerospaziale si chiama SpaceX.

The everything app

Il concetto di everything app è un tema che è stato ampiamente dibattuto già negli ambienti della Silicon Valley. In particolare anche in riferimento a piattaforme molto famose in Cina, come WeChat o Weibo.

Sono prodotti che forniscono un’ampia gamma di servizi, dai pagamenti digitali alla messaggistica istantanea, ma che soddisfano anche le esigenze collegate ai social media. Le chiamano “super-app” in quanto funzionano come piattaforme principali sulle quali si poggiano servizi esterni, collegate ad esse attraverso delle “mini-app”.

L’app WeChat è utilizzata da 1,2 miliardi di persone in tutto il mondo. Gli utenti possono scambiarsi messaggi, ma anche ordinare del cibo, noleggiare una bici o richiedere un mutuo. E’ stata fondata nel 2011 ed è di proprietà di Tencent, enorme società cinese che ha rapporti molto stretti con il governo.

Proprio a causa del suo legame con il Partito Comunista, nel corso degli anni la società è stata denunciata più volte ed è stata protagonista di inchieste giornalistiche che hanno portato all’attenzione del pubblico il suo ruolo di controllo e monitoraggio dei cittadini cinesi (ma anche stranieri).

Che cos’è WeChat?

WeChat è un elemento cardine della vita sociale cinese ma anche per gli immigrati cinesi in tutto il mondo, che utilizzano l’app per rimanere in contatto con famiglia ed amici e per informarsi.

Proprio a causa del suo peso politico, Trump e la sua amministrazione nel 2020 espressero la volontà di bandire l’app negli USA (insieme anche a TikTok). Il New York Times all’epoca scrisse che il provvedimento avrebbe tagliato del tutto «milioni di conversazioni tra amici e parenti».

WeChat non nacque con l’ambizione di diventare una super-app. Nel 2010 Tencent la creò al fine di consolidare nel mercato dei dispositivi mobili il dominio ottenuto grazie a QQ, un portale web che offriva, tra le altre cose, un servizio di instant messaging.

Inizialmente l’app si chiamava Weixin, ed incontrò molte difficoltà nell’imporsi e nel guadagnare nuovi utenti. Successivamente, nel 2012, cambiò nome in WeChat ed introdusse nuove funzionalità, come, per esempio, la possibilità di utilizzare l’app a mo’ di walkie-talkie.

Adottò anche l’utilizzo dei QR Code, per facilitare l’utilizzo di servizi via via più vari, contribuendo a classificare la Cina al primo posto nel mercato dei pagamenti con dispositivi mobili.

Le everything app sono nate in Asia

Ma Tencent non fu sola in questa espansione. In Cina, oltre al principale social network cinese, Weibo, c’è anche un’altra super-app. Stiamo parlando di Alipay, collegata al gruppo Alibaba.

Nel Sud-Est asiatico, invece, è molto diffusa Grab, un’app con cui ordinare cibo, effettuare pagamenti e noleggiare mezzi di trasporto. In Indonesia invece c’è Gojek, che tutti gli anni processa delle transazioni economiche per 6,3 miliardi di dollari in totale.

Le cosiddette everything app sono nate proprio in Asia, dove troviamo un mercato molto vario e in sviluppo. Qui, la diffusione di Internet è stata tardiva ma parecchio veloce. Il web, in molti casi, ha completamente saltato la fase desktop, passando direttamente al mondo degli smartphone.

Siamo nel mondo del “mobile-first”, che segue un’evoluzione diversa rispetto al mercato occidentale. Anche in Cina si è verificato qualcosa di simile nel settore dei pagamenti elettronici: non risulta pervenuto, infatti, il passaggio da carte di credito/debito al pagamento mobile. Ci si è concentrati principalmente sui vari servizi che rendono diffusi e veloci i pagamenti con lo smartphone.

La strategia a lungo termine di Musk

Twitter in questo momento sembra essere una piattaforma lontana nel fornire questa tipologia di prestazioni, essendo un social abbastanza semplice. È stato pensato, infatti, per leggere e condividere tweet, pubblicare foto, video e messaggi personali. Da anni registra perdite economiche e delusioni per quanto riguarda le nuove iscrizioni.

Nonostante tutto, Musk ha dichiarato che acquistare Twitter andrà ad accelerare «X di 3 o 5 anni, ma potrei sbagliarmi». Dunque, per lui l’acquisto fa parte di una strategia a lungo termine.

Musk non è estraneo ad annunci ambiziosi e alle tempistiche irrealistiche. Nel 2011 promise che avrebbe portato almeno un essere umano su Marte «entro dieci anni». La data è stata spostata nel 2024. Dal 2014, Tesla dichiarò che le sue autovetture sarebbero state in grado di guidarsi autonomamente. Inoltre, negli ultimi anni ha presentato più di una volta un modello futuristico di pick-up, il cybertruck. Recentemente ha anche mostrato un robot che Tesla dovrebbe cominciare a produrre.

WhatsApp come WeChat?

Ma Elon Musk non è l’unico imprenditore che sta inseguendo il progetto di una everything app per il mondo occidentale. Una delle aziende che più si avvicina a tale obiettivo è Meta, grazie a WhatsApp (si pensi che WeChat ha alla base proprio l’instant messaging).

Zuckerberg, negli ultimi mesi, ha detto di voler «aumentare la monetizzazione di WhatsApp attraverso messaggi per il business e il commercio». Ma questa trasformazione avrebbe comunque bisogno di molto tempo e di enormi investimenti, visto che negli Stati Uniti l’app non è utilizzata quanto lo è in Italia. Gli americani, infatti, preferiscono i messaggi tradizionali, e non c’è modo di convincerli a passare a WhatsApp.

Meta non sembra, inoltre, nelle condizioni economiche adeguate per questo cambio drastico di strategia. Il gruppo, nel corso dell’ultimo anno, ha già investito dieci miliardi di dollari nel Metaverso e nella realtà virtuale, proprio mentre il suo valore in borsa si stava dimezzando.

La concorrenza asiatica

Le super-app cinesi e le app della Silicon Valley non differiscono soltanto a livello culturale o sociale. Il giornalista Tae Kim, nel 2020 aveva scritto su Bloomberg che l’attenzione della politica americana nei confronti delle app cinesi «portava in superficie quanto le app dei social media americane siano rimaste indietro rispetto alle loro controparti asiatiche».

Il fenomeno è ben rappresentato dal grande successo di TikTok e del modo in cui ha costretto sia Instagram che YouTube a ricorrere a soluzioni goffe e spesso non gradite dagli utenti.

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