La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 21304 del 2024, ha ribadito un principio cruciale in materia di usucapione, chiarendo che un atto nullo può costituire l’inizio di un’usucapione. L’usucapione è un modo di acquistare la proprietà di un bene attraverso un possesso protratto nel tempo. La nuova sentenza della Cassazione ha apportato importanti chiarimenti in merito a come gli atti traslativi nulli possano influire su questo processo.
Punti chiave della sentenza
1. Atto nullo come inizio dell’usucapione
Anche se un contratto di vendita o donazione è nullo, ovvero non produce alcun effetto giuridico, chi riceve il bene può iniziare a possederlo come proprio. Questo possesso, se mantenuto per il tempo stabilito dalla legge, può portare all’usucapione.
2. Intenzione di possedere come proprio
La Corte ha sottolineato che ciò che conta è l’intenzione del ricevente di possedere il bene come proprio. Non importa se la persona sa che il contratto è nullo o se crede di essere il legittimo proprietario.
3. Possesso da un vero proprietario
Perché l’usucapione possa iniziare, chi trasferisce il bene deve già essere il proprietario legittimo. Se il trasferente non è il proprietario, l’usucapione non può avvenire, anche se il contratto è nullo.
Un esempio pratico
Immaginiamo che Mario venda a Luca un terreno con un contratto di vendita nullo perché non rispetta tutte le formalità legali richieste. Anche se il contratto non è valido, Luca può iniziare a usare il terreno come se fosse suo. Se Luca continua a usare il terreno come proprietario per il periodo stabilito dalla legge (ad esempio, 20 anni), può diventare il vero proprietario del terreno, anche se all’inizio non lo era.
Questa sentenza della Cassazione fornisce un’importante guida per i casi di usucapione, chiarendo come i beni trasferiti tramite atti nulli possano comunque essere soggetti a questo istituto giuridico, purché il possesso sia esercitato con l’intenzione di essere il proprietario e il trasferente sia il legittimo proprietario del bene.
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