AI generativa negli studi legali

Mondo legale e utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale: facciamo il punto

Gli strumenti di intelligenza artificiale generativa promettono di trasformare la maggior parte del lavoro quotidiano degli avvocati, nonostante le preoccupazioni riguardo le fughe dati.

In mezzo ad una raffica di aggiornamenti e di nuovi lanci, gli studi legali sembrano essere molto indecisi sull’utilizzo di tali strumenti, anche se aziende big-tech e fornitori di servizi sulle innovazioni affermano di essere in grado di trasformare la professione legale.

Ma com’è messo veramente il mondo legale per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale?

Uno studio legale con sede nella Silicon Valley, Gunderson Dettmer, ha presentato uno strumento dedicato agli avvocati, utile per fornire accordi legali nelle interrogazioni. Lo studio legale Sullivan & Cromwell di New York, invece, promuove e sviluppa strumenti da vendere ad altri studi legali, finalizzati all’aiuto nell’esaminazione dei documenti e per condurre deposizioni.

OpenAI, alla rivoluzione con ChatGPT, ha lanciato un sistema aggiornato per i suoi clienti aziendali, affrontando la paura degli avvocati di perdere i dati dei clienti. Invece, Thomson Reuters, azienda di dati e media legali, ha ufficialmente acquisito Casetext, azienda nota per gli strumenti che si basano sull’IA, per 650 milioni di dollari.

I nuovi strumenti consentono di affrontare alcuni tipi di attività, almeno quelle maggiormente laboriose, con più velocità e facilità. Per esempio, possono confrontare e analizzare i contratti per ricercare le clausole chiave, riassumendo regole di conformità e riscrivendo le norme complesse in un linguaggio comprensibile.

In molti si aspettano, grazie a questo potenziale risparmio di tempo, che il mondo legale si trasformi, eliminando gran parte del lavoro degli avvocati. Secondo Thomson Reuters, l’obiettivo è quello di fornire un prodotto per la redazione legale, che possa essere collegato alla funzione assistente di Microsoft, per essere venduto entro la fine dell’anno.

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Visto il turbinio di lanci e di aggiornamenti dei sistemi, tanti studi legali sono titubanti sul come e sul quando imbarcarsi nel mondo dell’IA.

Quando è stato reso disponibile ChatGPT per la prima volta, in molti hanno cominciato a soffrire della FOMO (Fear of Missing Out), ovvero la paura e l’ansia sociale di venire esclusi da eventi e da esperienze. Tuttavia, dopo un gran entusiasmo iniziale, sono arrivate le preoccupazioni riguardo le fughe dati.

Gli Studi Legali non vogliono, infatti, che i loro prompt vengano in qualche modo catturati da estranei.

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Microsoft avrebbe addebitato più di 50.000 dollari ad ognuna delle 600 imprese invitate alla partecipazione della prova del suo assistente di intelligenza artificiale AI Copilot, che verrà venduto con un abbonamento di 30 dollari al mese.

Per esempio, l’ufficio legale interno della McKinsey & Company dovrà scegliere tra «costruire, acquistare o collaborare» al fine di sviluppare strumenti di intelligenza artificiale generativa.

Thomas Pfennig, invece, responsabile dei dati e della privacy della multinazionale Bayer ha già utilizzato l’intelligenza artificiale generativa per l’automatizzazione dei compiti legali ripetitivi con poco valore, per riuscire a ridurre significativamente i costi del lavoro.

Afferma Pfennig: «Un passo che abbiamo fatto è preparare l’organizzazione a un cambiamento operativo significativo, passando da interazioni basate sull’uomo a interazioni più tecnologiche».


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