Redazione 1 Luglio 2025

Logistica e appalti, l’intelligenza artificiale ridefinisce i confini della legalità: crescono i rischi di irregolarità nella gestione dei contratti

Negli ultimi anni il settore della logistica è diventato uno degli ambiti più esposti al rischio di irregolarità nella gestione dei contratti di appalto e subappalto, soprattutto a causa della frammentazione della filiera produttiva e del frequente ricorso a esternalizzazioni massive. Una situazione già complessa, alla quale oggi si aggiunge un nuovo elemento di criticità: l’introduzione di sistemi digitali avanzati e di intelligenza artificiale utilizzati direttamente dai committenti per monitorare e gestire le attività affidate in appalto.

Se da un lato queste tecnologie consentono di efficientare i processi produttivi e migliorare l’organizzazione del lavoro, dall’altro rischiano di compromettere i presupposti giuridici che garantiscono la legittimità degli appalti. Secondo la normativa vigente — in particolare l’articolo 1655 del codice civile e l’articolo 29 del decreto legislativo 276/2003 — perché un appalto sia considerato genuino, è necessario che l’appaltatore disponga di una propria autonomia organizzativa, assuma il rischio d’impresa e detenga i poteri diretti di gestione, organizzazione e controllo sui lavoratori impiegati.

Il problema emerge quando i sistemi di gestione digitale e le piattaforme di monitoraggio installate o controllate dal committente interferiscono con questi poteri, indirizzando e condizionando direttamente le attività degli appaltatori. In questi casi si crea il rischio concreto che si configuri un appalto privo di autonomia gestionale o, peggio, una somministrazione illecita o fraudolenta di manodopera, con tutte le conseguenze giuridiche e sanzionatorie previste dalla legge.

Il settore ha già da tempo avviato una serie di contromisure per contrastare l’illegalità diffusa negli appalti logistici, come l’adozione di protocolli di legalità, sistemi di reverse charge, linee guida condivise e il cosiddetto progetto “cruscotto”, un sistema documentale certificato per la verifica della regolarità degli operatori logistici. A ciò si è aggiunto, con il rinnovo del contratto collettivo nazionale di settore nel dicembre scorso, l’introduzione di un sistema di qualificazione della filiera, pensato per selezionare imprese affidabili e garantire un equilibrio tra efficienza produttiva e rispetto delle normative in materia di lavoro, previdenza, fisco e sicurezza.

Tuttavia, questi strumenti, per quanto fondamentali, non sono ancora sufficienti a contrastare il rischio crescente legato alla gestione digitale centralizzata. Diverse pronunce recenti della magistratura e degli organi ispettivi hanno infatti messo in evidenza come l’utilizzo da parte del committente di sistemi tecnologici in grado di determinare modalità e tempi di esecuzione delle attività possa incidere direttamente sull’esercizio dei poteri datoriali, rendendo illegittimo l’appalto per mancanza dei requisiti essenziali richiesti dalla legge.

Il rischio maggiore si manifesta proprio nei contratti che, dietro una apparente legittimità formale, celano situazioni di interposizione di manodopera, somministrazione irregolare o utilizzo di società filtro, fenomeni che la giurisprudenza sta sempre più spesso riconducendo a responsabilità penali, a partire dalla rilevazione di fatturazioni per operazioni inesistenti collegate a pseudo-appalti.

Il combinato tra tecnologia, esternalizzazione e rapporti di forza nella filiera logistica rende quindi imprescindibile un intervento di regolamentazione chiaro e aggiornato. È necessario definire limiti e condizioni per l’utilizzo di sistemi digitali e intelligenza artificiale all’interno dei processi produttivi in appalto, distinguendo nettamente tra strumenti che restano sotto il controllo dell’appaltatore e quelli gestiti dal committente.

Solo attraverso una disciplina puntuale e il rafforzamento dei controlli sarà possibile garantire che le innovazioni tecnologiche, invece di rappresentare un nuovo strumento per aggirare norme e tutele, diventino un’opportunità per migliorare l’efficienza produttiva nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori e delle regole di legalità economica.


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