Linee guida per l’utilizzo di strumenti di Intelligenza Artificiale da parte degli Avvocati

Da tempo si discute circa l’impatto dell’Intelligenza Artificiale in campo legale, soprattutto dopo l’introduzione di ChatGPT di OpenAI.

La maggior parte dei chatbot di intelligenza artificiale sono generici, anche se cominciano già a prendere piede sistemi di intelligenza artificiale generativa specializzati, progettati dunque per la semplificazione dei compiti dei professionisti.

In questo contesto troviamo l’azione della FBE, la Commissione Nuove Tecnologie, Fédération des Barreaux d’Europe, che punta ad aiutare gli avvocati presenti in Europa a comprendere meglio il funzionamento degli strumenti di intelligenza artificiale generativa, per poterli utilizzare in maniera responsabile, nel pieno rispetto dei principi della professione legale.

Il rapporto pubblicato dalla FBE conteneva le seguenti linee guida:

  1. Comprendere l’IA generativa;
  2. Riconoscere le limitazioni e il contesto;
  3. Rispettare le regole esistenti sull’uso della IA;
  4. Integrare la competenza giuridica;
  5. Rispettare il segreto professionale;
  6. Garantire la protezione dei dati personali e della privacy;
  7. Informare il cliente e assumersi la responsabilità

Clicca qui sopra per leggere le linee guida 🙂

Tali linee guida, seppur non esaustive, sono un valido aiuto per mantenere gli standard etici e per proteggere la riservatezza del cliente.

La GenAI, l’intelligenza artificiale generativa, indica quei sistemi di intelligenza artificiale che generano testi, immagini e altri media a seguito di una richiesta. La GenAI si basa sui modelli linguistici di grandi dimensioni, LLM, che generano output simili al linguaggio umano, anche se la loro funzione principale resta quella di prevedere quale sarà la parola successiva in una stringa di testo.

Comprendere la tecnologia e familiarizzare con il suo funzionamento è un ottimo punto di partenza per poter decidere in che modo sfruttarla nella professione. Gli avvocati, nello specifico, vengono sollecitati a prestare attenzione non soltanto ai bias dell’apprendimento automatico, ma anche alle allucinazioni, ovvero alla creazione di contenuti che non rispecchiano in alcun modo la realtà.

Leggi anche: Le intelligenze artificiali hanno le allucinazioni?

Questi strumenti potrebbero anche migliorare determinati aspetti della professione, ma dobbiamo ricordare che i contenuti potrebbero non venire sempre aggiornati. Resta, dunque, la necessità di verificare e controllare i vari output.

Gli avvocati europei dovranno conoscere e rispettare le varie norme esistenti, che vanno a disciplinare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e restare sempre aggiornati circa il Regolamento sull’Intelligenza artificiale dell’UE, ora in fase di approvazione.

Probabilmente, l’indicazione che più merita attenzione è la numero 4. La GenAI, infatti, dovrebbe andare ad integrare le competenze legali, e non sostituirle. La tecnologia è uno strumento di semplificazione del lavoro, visto che non è in alcun modo capace di sostituire il giudizio o la capacità critica del professionista.

Resta di cruciale importanza il rispetto del segreto professionale, e dunque anche l’importanza della salvaguardia dei dati personali. Gli strumenti di GenAI utilizzati dagli avvocati, dunque, dovranno sempre rispettare il GDPR.

L’ultimo punto, invece, parla della comunicazione ai clienti circa l’utilizzo degli strumenti di GenAI negli Studi Legali. Gli avvocati dovranno spiegare lo scopo, i vantaggi, le limitazioni e le garanzie di questo strumento.

Per la FBE, il rapporto in questione non è soltanto utile, «ma anche un catalizzatore per iniziative volte a sensibilizzare gli avvocati sull’uso responsabile dell’intelligenza artificiale generativa».

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