ROMA — Si riapre ufficialmente il confronto politico e istituzionale sulla riforma dell’ordinamento forense e sull’inserimento della figura dell’avvocato in Costituzione. A dare nuovo slancio al dibattito è stata un’interrogazione parlamentare presentata dal deputato Devis Dori alla quale il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto in forma scritta, facendo il punto sul percorso normativo che il governo intende seguire.
Nella sua risposta, il Guardasigilli ha sottolineato come la figura dell’avvocato sia «essenziale e consustanziale alla cultura della giurisdizione», ribadendo quanto già affermato al Senato durante il question time del 15 maggio scorso. Il Ministro ha inoltre richiamato il recente passo avanti a livello europeo, ovvero la firma della Convenzione europea per la protezione degli avvocati, avvenuta il 13 maggio a Lussemburgo, che garantirà il rispetto dei diritti della difesa e la libertà nell’esercizio della professione forense.
Nordio ha poi evidenziato come il riconoscimento costituzionale dell’avvocato come presidio della giurisdizione debba accompagnare il principio, già previsto in Costituzione, del diritto inviolabile di difesa. In quest’ottica, è stato accolto con favore il disegno di legge proposto dal Consiglio Nazionale Forense, considerato «la giusta spinta alla crescente domanda di modernizzazione di questa nobile professione».
La proposta di riforma, ha spiegato il Ministro, è articolata in 92 articoli che intervengono in modo strutturale su numerosi aspetti della professione forense: esercizio della professione, regime dei compensi, monocommittenza, collaborazioni continuative, compatibilità con altre attività, modalità di svolgimento del tirocinio e accesso all’esame di Stato.
Considerata la complessità del testo, il governo sta valutando il ricorso a una legge delega, di imminente presentazione in Consiglio dei Ministri, per agevolare l’iter parlamentare e favorire un confronto pieno e costruttivo con l’avvocatura nella definizione dei decreti attuativi.
Infine, Nordio ha espresso l’auspicio che, una volta approvata la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, si possa procedere anche all’inserimento della figura dell’avvocato in Costituzione, auspicando su questo punto una convergenza politica ampia, trattandosi — ha dichiarato — di «una scelta non soltanto razionale, ma giuridicamente necessitata».
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