La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16994 del 2024, ha fatto chiarezza sulle conseguenze di produrre documenti falsi o rilasciare dichiarazioni mendaci al momento dell’assunzione nel pubblico impiego.
Decadenza e nullità del contratto per requisiti mancanti
Secondo la Corte, se le false dichiarazioni o la documentazione fasulla riguardano un requisito essenziale per l’assunzione, che se veritiero avrebbe impedito l’inserimento in servizio, questo comporta la decadenza del dipendente dal pubblico impiego e la nullità del contratto di lavoro.
Licenziamento disciplinare per altre false dichiarazioni
Invece, per le falsità che non incidono su requisiti essenziali, la sanzione non è automatica. In questi casi, il datore di lavoro può comunque procedere al licenziamento disciplinare del dipendente, ma deve seguire un apposito procedimento e la sanzione deve essere proporzionata alla gravità del comportamento. La Corte stabilisce che il giudice, nel valutare la proporzionalità del licenziamento, deve tenere conto di tutte le circostanze del caso concreto.
Iscriviti al canale Telegram di Servicematica
Notizie, aggiornamenti ed interruzioni. Tutto in tempo reale.
LEGGI ANCHE
Sequestro preventivo agli enti: serve sempre la prova del rischio concreto
La Cassazione ribadisce: nessun automatismo nel bloccare il patrimonio societario, anche quando è prevista la confisca obbligatoria. Obbligatorio motivare sul pericolo di dispersione dei beni.
L’avvocato può essere duro, ma non offensivo: scattano le sanzioni per gli insulti in atti e udienza
Il Consiglio Nazionale Forense ribadisce i confini della dialettica processuale: tollerati toni aspri sulle questioni giuridiche, vietate le offese personali alla controparte
Stop alla compensazione dei crediti formativi tra annualità: il CNF chiude la deroga post-Covid
Il Consiglio Nazionale Forense chiarisce che la possibilità di compensare i crediti tra anni diversi resta una misura eccezionale del periodo pandemico. Dal 2022 in…
