Lo stallo dell’elezione del nuovo giudice costituzionale per colmare il posto vacante, in prossimità della sostituzione di altri tre giudici in scadenza, preoccupa gli avvocati tributaristi come gli altri operatori del diritto, impegnati quotidianamente con i temi dell’interpretazione e dell’applicazione delle leggi.
Non possiamo restare indifferenti all’insensibilità del Parlamento verso il problema, che non investe solo questioni legate al modo di esprimersi della democrazia politica ma, soprattutto, al modo di “sentire” il ruolo della Corte Costituzionale, della quale, pertanto, invochiamo la piena e sollecita funzionalità, come avvertito dal Capo dello Stato.
La Corte, infatti, nel caso in cui, scaduti gli altri tre giudici, si trovasse ad operare nel numero di undici, rischierebbe la paralisi ove l’undicesimo componente dovesse non poter essere presente ad una udienza.
L’esigenza/necessità dei partiti che sono rappresentati in Parlamento di condizionare in qualche modo la produzione giurisprudenziale della Corte contrasta, infatti, col senso intimo e profondo di questa somma Istituzione che in sé non è levatrice di una dottrina della Costituzione.
Se non si ha conoscenza né esperienza del lavoro della Corte Costituzionale non si comprenderà mai che, come è stato autorevolmente osservato in passato da presidenti emeriti, quel lavoro è una continua ricerca del punto costituzionale di convergenza delle decisioni.
Quelli che, impropriamente, si temono come pre-giudizi dei componenti della Corte, in realtà sono le idee generali che, come è stato parimenti insegnato dagli stessi teorici della Costituzione, appartengono alla pre-comprensione ma non assurgono alla dignità di dottrina costituzionale mentre sono orientate alla ricerca delle tecniche del diritto.
Ignorare questi fondamenti significa far del male alla democrazia, agli operatori del diritto, ai magistrati ed agli avvocati chiamati a confrontarsi con le leggi e ad applicarle.
Le vittime inconsapevoli finiscono per essere i cittadini, ovvero il “popolo” che esercita la propria sovranità nei limiti e nelle forme della Costituzione.
Uncat, pertanto, sollecita il Parlamento a far presto ed a decidere sin dalla prossima seduta convocata, nella certezza che, indipendentemente da ogni valutazione che non sia il merito degli eligendi, la Corte Costituzionale non potrà che proseguire nella sua funzione di garanzia.
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