Cosa ne pensa la Cassazione del compenso a forfait?

Liquidazione a forfait delle spese degli avvocati: ecco l’ordinanza della Suprema Corte

Recentemente, la Corte di Cassazione interviene con l’ordinanza 6318/22 su un caso di liquidazione a forfait del compenso del professionista legale. Innanzitutto, ricordiamo che il provvedimento con il quale il giudice liquida le spese giudiziali riconosce il rimborso stesso nella misura del 15% del compenso totale. Ora, vediamo di seguito il caso che coinvolge il ricorso di un cittadino di Roma contro l’Agenzia delle Entrate.

La liquidazione omnicomprensiva lede il decoro e la dignità professionale dell’avvocato: il caso

La vicenda coinvolge il ricorso all’Agenzia delle Entrate poiché rifiuta il rimborso del 90% dei tributi che tale cittadino versava per gli anni 199019911992. Difatti, egli rammenta dell’esistenza delle agevolazioni fiscali a favore di chi risiede in specifici Comuni interessati dal sisma che colpiva la Sicilia orientale nel 1990. Quindi, la Commissione Tributaria Provinciale accoglie il ricorso della parte contribuente; mentre la Commissione Tributaria Regionale respinge l’appello dell’Agenzia delle Entrate.

Infatti, la Commissione sostiene che:

  • il contribuente possiede la ricevuta di protocollazione dell’istanza di rimborso edeposita in giudizio la certificazione delle sue somme versate;
  • in sede di cognizione non possono avere rilievo le questioni che concernano i limiti fissi del rimborso – art. 16 octies del D.L. n. 91 del 2017 (con conversione dalla Legge n. 123 del 2017)

Effettivamente, tali limiti non incidono sul titolo della ripetizione ma unicamente sull’esecuzione dello stesso.

Detto ciò, la parte contribuente proponeva ricorso avvalendosi di un unico motivo. Poi, in prossimità dell’udienza, deposita memoria insistendo per l’accoglimento del ricorso, mentre l’Agenzia delle Entrate continua a non volersi costituire.

Liquidazione a forfait del compenso dell’avvocato: la vicenda processuale

A questo punto, il ricorrente impugna come unico motivo l’aver disatteso tutti i criteri di determinazione legali delle spese di lite in sede di condanna. Nel farlo si riferisce anzitutto all’art. 360, comma 1, n. 4 del Codice di Procedura Civile denuncia la violazione del D.M. 10.3.2014 n. 55Allo stesso modo, notifica l’inosservanza degli artt:

In altre parole, accusa l’Agenzia di determinare le spese forfettaria e acritica con un importo sensibilmente inferiore rispetto ai valori minimi legali. E dunque, la decisione lede inevitabilmente il decoro professionale.

La decisione della Corte di Cassazione sulla liquidazione a forfait del compenso dell’avvocato

A questo punto, interviene la Suprema Corte che giudica valido il motivo di impugnazione. Infatti, ritiene erronea e lesiva una liquidazione:

  • Omnicomprensiva;
  • unitaria;
  • non specifica dei diritti per ciascuna delle fasi del giudizio di merito.

Inoltre, lede il decoro e la dignità professionale dell’avvocato, come anche afferma l’art. 36 della Costituzione. Dunque, la Suprema Corte chiarisce che la liquidazione delle spese processuali non può compiersi in maniera complessiva per quanto riguarda:

  • spese;
  • competenze di procuratore e avvocato

Al contrario, deve eseguirsi in modo tale da permettere alla parte interessata di controllare se il giudice rispetti i limiti che si prevedono in merito. E, darle la possibilità di denunciare eventuali violazioni della legge o delle tariffe. In conclusione, si accoglie il ricorso del contribuente e si cassa la sentenza con rinvio alla Commissione Tributaria Regionale della Sicilia, in diversa composizione. Si terrà conto che il difensore della parte contribuente chiede la distrazione delle spese relative al doppio grado di giudizio.

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