Agorà Forense, il CNF presenta la riforma: Nesta chiede più rappresentanza per i grandi fori

ROMA — È stata presentata ieri, 29 aprile 2025, nel corso dell’Agorà dei Presidenti degli Ordini e delle Unioni forensi convocata a Roma dal Consiglio Nazionale Forense, la proposta unitaria di riforma dell’ordinamento professionale forense. Un disegno di legge ampio e articolato, frutto di mesi di lavoro ai tavoli tecnici coordinati dal CNF e dall’Organismo Congressuale Forense, che ora si prepara ad avviare il proprio iter parlamentare.

Nesta: “Bene le novità, ma serve più rappresentanza proporzionale”

Tra gli interventi più attesi quello di Paolo Nesta, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma — il più numeroso d’Italia — che ha espresso apprezzamento per molte delle modifiche proposte, in particolare su incompatibilità, monocommittenza, rete professionale e procedimenti disciplinari. Ma ha anche posto l’accento su due nodi critici, destinati a restare al centro del dibattito: il sistema di elezione dei componenti del Consiglio Nazionale Forense e la durata dei mandati.

“La legge professionale dell’Avvocatura va cambiata, adeguandola ai tempi. L’obiettivo comune a tutti deve essere quello di garantire una rappresentanza forte e autorevole della famiglia forense”.

“A nome mio e dell’Ordine forense di Roma, che ricordiamo è il più grande d’Italia – prosegue Nesta – ho espresso il mio apprezzamento per le modifiche che riguardano, tra l’altro, la disciplina delle incompatibilità, della monocommittenza, la rete dei professionisti, i procedimenti disciplinari. Altro però si può e si deve cambiare per proiettare l’Avvocatura nel futuro soprattutto per quanto riguarda la sua rappresentanza, che diventa poi cardine del suo confronto con la politica e con la società civile”.

Secondo il Presidente Nesta, che è intervenuto sul punto unitamente al Presidente dell’Unione Forense del Lazio, David Bacecci, “è necessario ragionare sulla modifica del progetto di riforma nella parte che riguarda i criteri di nomina dei rappresentanti distrettuali al CNF, non conforme al principio di proporzionalità della rappresentanza in riferimento al numero degli iscritti. Non solo, c’è anche un altro aspetto,  sottolineato dal Presidente dell’Unione Forense del Lazio David Bacecci,  che riguarda l’inopportunità dell’ampliamento a tre dei mandati consecutivi dei componenti degli Ordini territoriali, dello stesso CNF e anche dell’Organismo Congressuale Forense, sia pure con la riduzione ad un triennio di ciascuno di essi”.

“Comunque, l’importante è partire – conclude il Presidente Nesta – successivamente, in sede parlamentare, ci sarà la possibilità di apportare qualche modifica al progetto di riforma”.


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1° Maggio: lavoro, diritto e silenziosa dedizione. Il valore dell’avvocatura nella società che cambia

Il 1° Maggio è la festa di chi lavora. Di chi fatica, di chi costruisce, di chi crea. Ma è anche — e forse soprattutto — la festa di quei lavori che restano ai margini della celebrazione collettiva, nonostante siano indispensabili. Tra questi c’è l’avvocatura, mestiere antico e più attuale che mai, come ricorda Alberto Del Noce, presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili (UNCC), nel suo messaggio in occasione di questa ricorrenza.

«In un mondo che cambia, tra intelligenze artificiali, nuove economie e vecchie guerre che non si spengono, l’Avvocato resta un mestiere fatto di ascolto e parola, di studio e presenza», scrive Del Noce. Un mestiere che non produce merci, ma protegge equilibri, che non vende cose ma custodisce diritti. Un lavoro di cui spesso si dimentica il valore sociale, e che invece è parte integrante della tenuta democratica e civile del nostro Paese.

L’arte invisibile di rendere giustizia

La vita dell’avvocato è fatta di ore di studio per prevenire conflitti, di notti passate a scrivere memorie, di udienze vissute nell’attesa, di silenzi densi che precedono una sentenza. È il mestiere della pazienza e della discrezione, di chi opera lontano dai riflettori per tutelare i diritti altrui. Un lavoro che non fa rumore ma che costruisce silenziosamente argini contro il disordine e la paura.

«Il 1° maggio ci ricorda che anche l’Avvocatura è lavoro, spesso invisibile, sempre necessario», sottolinea ancora Del Noce. E mai come oggi, in un’epoca in cui le tecnologie ridefiniscono il concetto stesso di professione e di presenza, questo lavoro conserva il suo valore umano insostituibile.

Giustizia come vocazione civile

In un tempo in cui le guerre tornano a occupare le cronache e il rumore delle armi sovrasta la voce della ragione, il ruolo dell’avvocato si fa ancora più essenziale. È la figura che crede nella forza del diritto come strumento di civiltà, che sa che oltre alle norme servono coscienza e coraggio. Che ogni giorno si schiera — talvolta controvento — dalla parte della legalità, della persona, della dignità.

«Chi indossa la toga sa che non bastano le norme, servono coscienza e coraggio. Servono donne e uomini che, anche senza clamore, ogni giorno lavorano per rendere la Giustizia un po’ più giusta», conclude il presidente UNCC.

E allora, in questo 1° Maggio, mentre celebriamo il valore di ogni mestiere, c’è un pensiero speciale da rivolgere a chi ha scelto di fare della propria vita uno spazio per il diritto, un rifugio per i diritti degli altri. A tutte le avvocate e a tutti gli avvocati, buon 1° Maggio.


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Il futuro del lavoro è ibrido: fianco a fianco con gli agenti AI

Nelle aziende più all’avanguardia, il futuro del lavoro è già realtà: team composti non solo da persone, ma anche da agenti intelligenti, strumenti digitali dotati di intelligenza artificiale in grado di svolgere compiti autonomamente dopo un adeguato training. È quanto emerge dal Microsoft Work Trend Index 2025, che ha coinvolto professionisti di 31 Paesi, Italia compresa.

A raccontarlo è Veronica Rosso, direttrice di AI at Work di Microsoft Italia, tornata nel nostro Paese dopo anni di esperienza negli Stati Uniti: «Il modello delle cosiddette Frontier Firms si basa su una nuova configurazione del lavoro, grazie all’AI on demand e a team misti, dove il collega accanto potrebbe non essere umano. Ma l’elemento umano resterà sempre centrale, accanto a questi agenti AI che potenziano le competenze disponibili nel team».

Nasce la figura dell’Agent Boss

Con l’arrivo massiccio di questi agenti intelligenti, il modello organizzativo delle aziende più evolute sta cambiando. La figura dell’Agent Boss si sta diffondendo: persone incaricate di coordinare e gestire gli agenti AI, creando sinergie tra competenze umane e digitali per aumentare produttività e dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto.

Secondo i dati dell’indagine, il 46% dei leader globali (e il 45% in Italia) utilizza già soluzioni di agent AI per automatizzare attività in aree come customer service, marketing e sviluppo prodotto. La formazione sull’intelligenza artificiale viene considerata centrale dal 51% dei manager nel mondo e dal 47% in Italia.

Cambia il concetto di produttività

Il report fotografa anche una situazione di crescente pressione sui risultati aziendali e sui dipendenti: ogni due minuti, in media, i lavoratori vengono interrotti da e-mail, notifiche o riunioni, riducendo la capacità di concentrazione e produttività. Il 53% dei leader globali ritiene che la produttività debba aumentare, ma l’80% dei lavoratori dichiara di non avere abbastanza tempo o energia per svolgere il proprio lavoro.

Proprio per colmare questo divario, il 70% delle aziende leader ha già avviato percorsi di trasformazione digitale e il 70% delle grandi imprese globali sta utilizzando strumenti come Copilot, la soluzione di AI generativa e agentica di Microsoft.

Un modello scalabile e accessibile

Il modello AI delle Frontier Firms non è vincolato al numero di dipendenti o alle competenze specialistiche: è scalabile e accessibile a chiunque voglia innovare, accelerando i percorsi di carriera e democratizzando l’accesso alle competenze avanzate.

Come sintetizza Rosso: «Immaginiamo il futuro dell’intelligenza artificiale nel lavoro come una piramide: alla base c’è la produttività individuale, al vertice il beneficio organizzativo, che tocca prodotti, innovazione, servizi e coinvolgimento dei clienti e dei dipendenti. E il futuro, in realtà, è già qui».


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Lavoro notturno in reperibilità: sì all’indennità mensile, ma attenzione ai criteri retributivi

Nuovo intervento della Corte di Cassazione sul delicato tema della reperibilità notturna. Con l’ordinanza n. 10648 del 23 aprile 2025, la Suprema Corte ha stabilito che le ore di permanenza obbligatoria presso la sede di lavoro, pur se prive di effettiva attività, devono essere considerate orario di lavoro e retribuite adeguatamente.

La vicenda nasce dall’interpretazione di un contratto collettivo nazionale (Ccnl) che prevedeva per tali turni un’indennità fissa mensile, escludendo però quelle ore dal conteggio dell’orario di lavoro. La Cassazione ha precisato che, in base alla normativa europea e alla giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, il concetto di “orario di lavoro” deve essere distinto dal “tempo di riposo”, senza zone grigie: se il dipendente è obbligato a restare sul posto di lavoro, anche senza dover intervenire attivamente, quel tempo è a tutti gli effetti orario di servizio.

La Corte sottolinea inoltre che la retribuzione per tali prestazioni deve rispettare i principi di proporzionalità e sufficienza sanciti dall’articolo 36 della Costituzione. Il compenso, quindi, non può essere fissato arbitrariamente, ma deve essere adeguato alla prestazione richiesta e ai sacrifici imposti al lavoratore.

Un principio importante che impone alle aziende di verificare con attenzione la correttezza dei trattamenti economici previsti per i turni di reperibilità e di permanenza notturna, evitando disparità e il rischio di contenziosi.


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Rinnovo protocollo digitalizzazione processi interesse storico

Roma, 30 aprile 2025 – Con la firma del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è stato rinnovato per il triennio 2024/2027 il Protocollo d’Intesa per la digitalizzazione dei processi di interesse storico.

L’accordo è stato sottoscritto per la prima volta il 6 maggio 2015 e ha raccolto successivamente l’adesione del Consiglio Superiore della Magistratura (nel febbraio 2017), del Centro Documentazione Archivio Flamigni e della Cassa delle Ammende (entrambi nel luglio 2020), nell’ottica della cooperazione per il raggiungimento degli obiettivi di ampia divulgazione perseguiti dalla Rete degli archivi per non dimenticare.

Oggetto dell’iniziativa sono stati procedimenti giudiziari di notevole importanza archivistica e documentale, come quelli relativi al Moro bis, ter e quater, alla Strage di Ustica, al processo nei confronti dei Nuclei armati rivoluzionari e per le stragi mafiose del 1993 e 1994 (bombe di via dei Georgofili a Firenze, nelle chiese romane di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano e il fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma).

Nel corso del progetto sono stati coinvolti anche detenuti ristretti presso diverse Case Circondariali sul territorio, impiegati nell’attività di descrizione analitica, riordino, rilegatura e studio delle carte con la consultazione online della documentazione.


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Cassa Forense, l’Unione Nazionale delle Camere Civili si congratula con la neo eletta presidente Maria Annunziata

L’Unione Nazionale delle Camere Civili, per voce del suo presidente Alberto Del Noce, esprime le più vive e sentite congratulazioni all’avv. Maria Annunziata per la sua elezione a Presidente della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense.

“La sua affermazione – dichiara il presidente Del Noce – rappresenta un traguardo di grande significato, non solo per il prestigioso incarico che è stata chiamata a ricoprire, ma anche per il valore simbolico che assume l’elezione della prima donna alla guida della nostra Cassa. La sua competenza, esperienza e il suo costante impegno nel campo del diritto amministrativo sono garanzia di un’azione illuminata e attenta ai bisogni della categoria”.

L’Unione Nazionale delle Camere Civili si dice certa che sotto la guida dell’avv. Annunziata la Cassa Forense proseguirà nel percorso di innovazione e solidità, assicurando un sistema previdenziale capace di rispondere alle esigenze attuali e future dell’Avvocatura, in un contesto economico e sociale in continua evoluzione.

Il presidente Del Noce ha inoltre confermato la piena disponibilità dell’Unione a collaborare con la nuova Presidenza della Cassa per il perseguimento di obiettivi comuni e il rafforzamento delle tutele previdenziali e assistenziali per tutti gli avvocati.


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Riforma forense, Agorà degli Ordini: Firenze e Bergamo disertano e Roma chiede più consiglieri

ROMA — È stata ufficialmente presentata oggi, 29 aprile 2025, nel corso dell’Agorà dei Presidenti degli Ordini e delle Unioni forensi, la proposta di riforma dell’ordinamento professionale forense, elaborata dal Consiglio Nazionale Forense (CNF) e dall’Organismo Congressuale Forense (OCF) con l’ausilio di specifici gruppi di lavoro. Un disegno di legge organico e articolato in 91 articoli, destinato a riscrivere in profondità le regole che governano la professione di avvocato in Italia.

Una riforma attesa e strutturale

Il testo, nell’intenzione dei suoi promotori, punta a rafforzare l’autonomia e la dignità della professione, semplificare l’assetto organizzativo e disciplinare e tutelare la funzione difensiva. Tra i principali interventi: l’introduzione di regole chiare per i rapporti di monocommittenza e collaborazione continuativa, con contratti scritti e tutele per maternità, malattia e infortunio; la possibilità di pattuire compensi legati al risultato entro il limite del 20% rispetto ai parametri; il rafforzamento del segreto professionale, ora qualificato come principio di ordine pubblico, esteso anche ai supporti digitali e ai collaboratori di studio.

Tirocinio, incompatibilità e governance

Significative novità anche sul fronte dell’accesso alla professione: il tirocinio avrà una durata minima di 18 mesi e sarà obbligatoria la frequenza di scuole forensi accreditate. Viene inoltre confermata l’incompatibilità dell’esercizio forense senza superamento dell’esame di abilitazione. Rivisto pure il regime delle incompatibilità professionali, che diventa più flessibile, e ridefinite le regole sulla durata dei mandati negli Ordini e nel CNF: tre anni, per un massimo di tre consecutivi, con possibilità di un quarto solo in casi particolari.

Tensioni interne e dissenso fiorentino

Ma se il testo ha trovato ampia convergenza nella maggior parte degli Ordini, non sono mancate le tensioni. Assente all’Agorà il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, che con una delibera approvata il 23 aprile ha scelto di disertare l’incontro, facendo proprie le posizioni critiche di Bergamo. Alla base della protesta, il metodo e i tempi ritenuti inadeguati per una riforma così rilevante, che — sostengono Firenze e Bergamo — andrebbe discussa nella sede naturale del Congresso Nazionale Forense, in programma a Torino dal 16 al 18 ottobre prossimi.

Un confronto acceso

Durante i lavori, non sono mancate dinamiche dialettiche. Cellarosi, presidente dell’Unione Regionale dei Consigli degli Ordini Forensi dell’Emilia Romagna (URCOFER) si è soffermato sulla questione del limite ai mandati, mentre Scialla, coordinatore OCF, ha chiarito tra l’altro che il testo sarà trasmesso al ministro e a tutti i gruppi parlamentari, nessuno escluso. Greco, presidente CNF, ha invece precisato: “Al governo e a tutte le forze politiche, massima diffusione e dialogo con tutti”. Nesta, presidente COA Roma, ha contestato l’attuale sistema elettorale del CNF, chiedendo che la riforma includa un criterio proporzionale legato al numero degli iscritti: “Ogni diecimila avvocati, un consigliere”.

Prospettive parlamentari

Con la chiusura dei lavori odierni, il testo verrà ora trasmesso alle forze politiche per l’avvio dell’iter legislativo. Il CNF auspica un’approvazione rapida e condivisa, rivendicando una proposta “nata dal basso” e fondata sui principi costituzionali di autonomia, rappresentatività e funzione pubblica della difesa. Ma il dibattito è solo all’inizio e il Congresso di Torino potrebbe rivelarsi il vero snodo politico interno della riforma.


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L’intelligenza artificiale continua a rivoluzionare settori interi, dalla sanità al diritto, dalla finanza ai media digitali. Alla base di questi progressi c’è la capacità di addestrare sistemi sempre più complessi grazie a enormi volumi di dati. Ma proprio su questo punto si concentra oggi uno dei dibattiti più accesi in Europa e nel resto del mondo: come bilanciare lo sviluppo tecnologico con la tutela della privacy e dei diritti di proprietà intellettuale.

Con il nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, l’AI Act, approvato nel 2024, e il rafforzamento delle norme GDPR, i riflettori si sono accesi sulle modalità di acquisizione e utilizzo dei dati per addestrare i modelli AI. La normativa europea impone infatti obblighi di trasparenza, responsabilità e rendicontazione alle aziende che sviluppano questi sistemi, chiedendo di rendere pubbliche le fonti di dati utilizzate e di rispettare i diritti d’autore.

Il nodo centrale resta l’uso di contenuti protetti da copyright senza consenso. Le principali realtà del settore, da Google a Meta, da OpenAI a Stability AI, hanno scelto strategie diverse per aggirare o affrontare il problema: c’è chi ricorre a contenuti open source, chi limita l’uso di dati europei o permette agli utenti di escludere i propri contributi dai dataset di addestramento. E intanto, aumentano le azioni legali: celebri quelle di Getty Images contro Stability AI e del New York Times contro OpenAI e Microsoft.

Di fronte a questa stretta normativa, una possibile via d’uscita tecnologica è rappresentata dai dati sintetici, ovvero informazioni generate artificialmente per imitare le caratteristiche statistiche dei dati reali, ma senza contenere dati personali o protetti da copyright. Una soluzione che promette di rispettare privacy e proprietà intellettuale, pur ponendo nuove sfide: riprodurre fedelmente la complessità dei dati reali e prevenire il rischio di bias nei modelli.

Non mancano le criticità: la produzione di dati sintetici richiede validazioni rigorose e non sempre riesce a replicare tutte le sfumature delle situazioni reali. Inoltre, il rischio di creare nuove distorsioni è concreto e i modelli basati su dati sintetici devono essere accuratamente testati prima di essere impiegati su larga scala.

Il futuro dell’intelligenza artificiale si giocherà dunque su un equilibrio delicato tra compliance normativa e innovazione tecnologica. La domanda è aperta: a guidare la prossima fase saranno le aule dei tribunali o i laboratori di ricerca?


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Marisa Annunziata alla guida di Cassa Forense

Marisa Annunziata, stimata avvocata amministrativista proveniente dalla Campania, è la nuova presidente di Cassa Forense. L’elezione, giunta in questi minuti, segna un importante cambio al vertice dell’ente previdenziale che tutela gli interessi di migliaia di avvocati italiani.

Iscritta all’Albo degli Avvocati di Salerno dal lontano 1991 e abilitata al patrocinio presso la Corte di Cassazione dal 2003, l’avvocata Annunziata vanta un curriculum di grande spessore. La sua expertise nel diritto amministrativo è ampiamente riconosciuta, come testimonia il suo ruolo di responsabile, sin dal 2002, degli eventi formativi organizzati dal Consiglio Nazionale Forense e dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Salerno in questa specifica area del diritto.

Nel corso della sua carriera, Marisa Annunziata ha maturato significative esperienze in svariati ambiti del diritto amministrativo, tra cui appalti pubblici, gestione dei beni pubblici, diritto sanitario, diritto del lavoro, telecomunicazioni, urbanistica, edilizia, espropriazioni ed energie rinnovabili. La sua attività professionale la vede impegnata abitualmente nel contenzioso amministrativo dinanzi alle diverse autorità giudiziarie competenti e nell’ambito dei procedimenti amministrativi presso le amministrazioni pubbliche.

Il suo impegno per la professione forense si manifesta anche attraverso la collaborazione, iniziata nel 2004, con la rivista “Le Corti Salernitane”, in qualità di componente del Comitato Direttivo. La rivista, a cadenza trimestrale, si occupa di giurisprudenza, dottrina e legislazione ed è realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno.

Nel suo percorso professionale, l’avvocata Annunziata ha ricoperto incarichi di prestigio, tra cui quello di consulente giuridico dell’A.S.L. Salerno/3 per otto anni e attualmente presta consulenza a diversi Comuni delle province di Salerno e Avellino. Ha inoltre fatto parte della Commissione di Esame per l’abilitazione alla professione di Avvocato e ha svolto il ruolo di Sub Commissario dell’ASL Salerno.


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Milano, boom di mediazioni: più accordi e tempi ridotti grazie alla riforma Cartabia

La mediazione civile e commerciale a Milano segna un anno positivo. È quanto emerge dal bilancio annuale della Camera Arbitrale di Milano, che fotografa i risultati raggiunti nel 2024, il primo anno di piena applicazione delle modifiche introdotte dalla riforma Cartabia alla giustizia civile.

Le richieste di mediazione sono aumentate rispetto al 2023, passando da 1.016 a 1.051. Ma il dato più significativo riguarda gli accordi: nel 2024 sono state raggiunte 270 intese, pari al 26,9% dei procedimenti conclusi, contro i 199 accordi siglati nell’anno precedente, che rappresentavano il 22,9%. Un segnale che il tentativo di mediazione, reso più incisivo dalla riforma, inizia a dare i suoi frutti.

Tempi più rapidi e mediazioni online Anche i tempi di definizione delle pratiche si sono accorciati sensibilmente: la durata media delle procedure è scesa a 95 giorni, rispetto ai 112 registrati nel 2023. Merito anche dell’ampio ricorso alla modalità telematica, che ha caratterizzato il 91% degli incontri.

Cresce il valore delle cause e cambiano le materie Sul fronte dei contenuti, aumentano le controversie legate ai contratti d’opera, agli appalti e alle successioni, categorie per le quali il tentativo di mediazione è ora obbligatorio. In parallelo, sale il valore medio delle controversie trattate, passato da 238.000 euro a 259.000 euro.

La riflessione degli operatori «Il 2024 è stato un anno di consolidamento e crescita per il sistema di mediazione», commenta Stefano Azzali, direttore generale della Camera Arbitrale di Milano. «La riforma Cartabia ha ridefinito il quadro operativo, rendendo la mediazione uno strumento sempre più efficace per la risoluzione delle liti. I dati confermano che il sistema sta rispondendo con dinamismo alle nuove esigenze, offrendo soluzioni rapide e accessibili per cittadini e imprese».

Un trend che sembra destinato a proseguire, in linea con l’obiettivo di alleggerire il carico giudiziario e promuovere forme alternative di giustizia sempre più vicine ai bisogni concreti della società.


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