La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme ai ministri Carlo Nordio (Giustizia), Matteo Piantedosi (Interno) e al sottosegretario Alfredo Mantovano, ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sul rimpatrio di Mohamed Almasri, il criminale libico espulso dall’Italia.
Meloni ha scelto di comunicare la notizia direttamente attraverso un video pubblicato sui suoi canali social, in cui ha mostrato il documento ricevuto e ripercorso l’intera vicenda. “Non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. È possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore, ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada, a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione”, ha dichiarato la premier.
L’inchiesta è stata avviata a seguito di una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex senatore e penalista noto per aver difeso pentiti di mafia. La Procura di Roma ha trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri, organo competente per valutare eventuali illeciti commessi da membri del governo nell’esercizio delle loro funzioni.
Il caso Almasri e la reazione politica
Mohamed Almasri è stato arrestato a Torino il 18 gennaio, ma la sua detenzione è durata solo 96 ore: non essendo stato convalidato l’arresto, il criminale è stato scortato fino all’aeroporto di Caselle e rimpatriato con un volo di Stato. Una volta atterrato a Tripoli, è stato accolto con celebrazioni e gesti di scherno nei confronti dell’Italia.
Secondo la Corte Penale Internazionale, Almasri è responsabile di torture, violenze sessuali e omicidi avvenuti all’interno del carcere di Mitiga, da lui diretto. Il ministro Piantedosi, intervenendo in Parlamento prima dell’apertura dell’inchiesta, aveva difeso il provvedimento di espulsione, definendo Almasri “un soggetto pericoloso”.
Maggioranza compatta, opposizioni all’attacco
Dopo la notizia dell’indagine, la maggioranza ha immediatamente fatto quadrato intorno alla premier, difendendo la scelta di espellere Almasri come un atto necessario per la sicurezza nazionale. Le opposizioni, invece, hanno chiesto un chiarimento in Parlamento e hanno criticato duramente la decisione di rinviare l’informativa dei ministri Piantedosi e Nordio, prevista per il giorno successivo alla diffusione della notizia dell’indagine.
“Se fosse confermato il rinvio, sarebbe un fatto gravissimo”, hanno dichiarato congiuntamente i capigruppo delle opposizioni, sostenendo che il governo dovrebbe assumersi la responsabilità politica della vicenda davanti alle Camere.
Anm: “Atto dovuto, nessuna condanna preventiva”
Nel frattempo, l’Associazione Nazionale Magistrati ha precisato che l’iscrizione nel registro degli indagati di Meloni e dei ministri non rappresenta una condanna anticipata, ma un “atto dovuto”, in base alla legge costituzionale 1/1989, che impone alla procura di trasmettere al Tribunale dei ministri qualsiasi denuncia ricevuta contro membri del governo.
La vicenda, oltre ad avere ripercussioni politiche immediate, apre scenari ancora incerti per l’esecutivo. L’inchiesta dovrà ora stabilire se il rimpatrio di Almasri sia avvenuto nel rispetto delle leggi italiane e internazionali, o se siano stati commessi abusi da parte del governo.
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