L’Unione Europea si prepara a introdurre l’IVA sugli affitti brevi, con piattaforme come Airbnb e altri servizi di prenotazione online che diventeranno direttamente responsabili della raccolta e del versamento dell’imposta sulle prenotazioni a breve termine. La misura fa parte del nuovo pacchetto di riforma dell’IVA digitale, noto come ViDA (VAT in the Digital Age), che sta per essere approvato in sede Ecofin, grazie alla recente rimozione del veto da parte dell’Estonia.
A partire da luglio 2028, la raccolta dell’IVA sugli affitti brevi sarà inizialmente facoltativa per le piattaforme, consentendo un periodo di transizione. Tuttavia, a partire da gennaio 2030, le piattaforme dovranno obbligatoriamente raccogliere e versare l’IVA per conto dei proprietari. L’obiettivo è regolare un settore in continua crescita, in cui la concorrenza con il settore alberghiero e le lacune normative in materia di tassazione hanno spinto l’UE a prendere provvedimenti.
La transizione verso l’e-fattura europea
La riforma ViDA non si limita alla tassazione sugli affitti brevi: prevede anche l’introduzione di un sistema di fatturazione elettronica a livello europeo, un altro passo fondamentale verso la digitalizzazione del sistema fiscale dell’Unione. Tuttavia, per la piena implementazione dell’e-fattura in tutti i Paesi membri si dovrà attendere fino al 2035, lasciando alle amministrazioni fiscali il tempo necessario per aggiornare le proprie infrastrutture.
I punti chiave della riforma IVA digitale
Il pacchetto ViDA rappresenta un’importante innovazione per l’armonizzazione fiscale all’interno dell’UE e si compone di diversi pilastri. Tra questi, oltre alla responsabilizzazione delle piattaforme e l’e-fattura, vi sono disposizioni mirate a migliorare la trasparenza e l’efficacia nella raccolta dell’IVA per le transazioni digitali.
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