Una misura concreta per affrontare l’emergenza carceraria attraverso la leva della liberazione anticipata, ampliando in via temporanea e retroattiva le maglie della legge Gozzini. È questa la proposta al centro dell’intervista rilasciata all’Huffington Post dal deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, promotore dell’ipotesi di una “liberazione anticipata speciale” che, nei prossimi giorni, potrebbe essere trasformata in una legge condivisa da un ampio arco parlamentare.
La proposta, che fino a pochi mesi fa sembrava accantonata, ha ricevuto nuova linfa grazie all’apertura del presidente del Senato, Ignazio La Russa. Una svolta che – osserva Giachetti – «assicura il sostegno non solo della seconda carica dello Stato, ma anche di una parte significativa di Fratelli d’Italia».
Un intervento a tempo per svuotare carceri al collasso
La misura prevede un rafforzamento temporaneo della normativa esistente: attualmente la legge Gozzini concede 45 giorni di sconto ogni sei mesi di detenzione per buona condotta. L’idea di Giachetti è di portare lo sconto a 75 giorni, con efficacia retroattiva per chi è stato detenuto negli ultimi dieci anni, anche se nel percorso di mediazione si valuta di restringere la retroattività a cinque anni e di ridurre lo sconto a 70 giorni. La proposta avrebbe durata biennale e sarebbe riservata ai detenuti in carcere durante tale periodo.
Un elemento centrale, spiega l’ex vicepresidente della Camera, è l’efficacia immediata della norma. «Se lo sconto viene calcolato solo a partire da oggi, non si incide sull’emergenza. Serve retroattività per liberare subito migliaia di posti e ridurre il sovraffollamento», ha dichiarato.
Dal laboratorio di Rebibbia ai tavoli parlamentari
L’ipotesi ha preso forma in un recente incontro organizzato da Nessuno tocchi Caino nel carcere di Rebibbia. Da lì è emersa una convergenza politica trasversale: presenti esponenti di Fratelli d’Italia come Marco Scurria, della Lega con Simonetta Matone, di Forza Italia con Andrea Orsini, del Partito Democratico con Walter Verini, insieme a Maria Elena Boschi e Giachetti per Italia Viva, e Valentina Grippo per Azione. Anche l’Alleanza Verdi e Sinistra ha aderito per voce del deputato Devis Dori.
Il solo dissenso ufficiale, per ora, arriva da Movimento 5 Stelle e Lega, anche se all’interno del Carroccio – secondo Giachetti – si sarebbe aperta una riflessione più pragmatica.
Più garanzie, ma serve agire presto
Per facilitare l’approvazione, sono allo studio modifiche ulteriori. In particolare, La Russa avrebbe chiesto che non basti la buona condotta, ma sia necessario che il detenuto non abbia avuto alcun comportamento violento, neppure quelli giudicati compatibili dai magistrati. Saranno dunque esclusi i condannati per aggressioni, in particolare verso la polizia penitenziaria.
Quanto al nome della legge, Giachetti è disposto a fare un passo indietro: «Chiamatela come volete, anche legge Pippo, o meglio ancora legge Nessuno tocchi Caino. Togliere il mio nome farà contenti in tanti, anche fuori dal centrodestra».
Una riforma urgente, tra speranze e tensioni
Giachetti sottolinea che questa volta lo scenario politico sembra più favorevole. Dopo l’affossamento della proposta nel 2024 – motivato dal varo del “decreto carceri” poi rivelatosi inefficace sul piano strutturale – oggi ci sono condizioni nuove: l’interesse esplicito del presidente del Senato, la sensibilità del vicepresidente del CSM Fabio Pinelli, e i reiterati appelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
La speranza è che Giorgia Meloni non ostacoli un’iniziativa parlamentare autonoma, evitando di intestare la questione al governo con un decreto.
Un’estate esplosiva dietro le sbarre
Il tempo stringe. «Nei penitenziari italiani c’è una rivolta al giorno», avverte Giachetti. In alcune strutture, come in Lombardia e Puglia, il tasso di sovraffollamento ha raggiunto il 230%. La carenza di personale, unita alla mancanza di spazi e servizi, fa sì che molti detenuti rimangano 18 ore al giorno in cella, senza nemmeno l’ora d’aria.
«Anche gli animali in quelle condizioni si imbestialiscono», afferma. E denuncia i primi effetti della nuova norma sul reato di resistenza passiva: a Marassi, è già stata applicata contro detenuti saliti sui tetti in segno di protesta non violenta dopo episodi di violenze subite.
Serve coraggio e responsabilità, conclude Giachetti.
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