Slitta al 22 luglio il voto finale al Senato sulla riforma della giustizia che introduce la separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante. La decisione è arrivata dalla conferenza dei capigruppo che ha accolto la proposta del presidente del Senato Ignazio La Russa: cinque giorni in più per completare l’esame dei circa 450 emendamenti ancora sul tavolo, nonostante il ricorso alla tecnica del “canguro” da parte della maggioranza per accelerare i tempi.
«Ci interessa l’appuntamento con la storia, non quello con la cronaca», ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri, a sottolineare la determinazione della maggioranza a portare a termine una riforma definita “costituzionale” e destinata a incidere profondamente sull’assetto della magistratura.
Il cuore della riforma: due CSM e una nuova Alta Corte
Nella giornata di ieri è stato approvato il terzo degli otto articoli che compongono il testo: si tratta del passaggio chiave che prevede l’istituzione di due Consigli superiori della magistratura, uno per i magistrati requirenti e uno per quelli giudicanti, entrambi con componenti sorteggiati. Una soluzione pensata per superare il sistema delle correnti interne alla magistratura, ma che secondo l’opposizione rischia di generare nuovi squilibri e problemi applicativi.
Secondo il Partito Democratico, questa scelta rappresenta un vulnus alla Carta. Il senatore Francesco Giacobbe ha parlato di «riforma che umilia la Costituzione e i suoi equilibri interni», mentre Giuseppe De Cristofaro (AVS) ha denunciato «un disegno complessivo della destra per riscrivere i rapporti tra i poteri dello Stato, indebolendo l’autonomia del potere giudiziario».
Alta Corte disciplinare: il nodo politico
Particolarmente divisivo l’articolo 4, che istituisce un’Alta Corte con funzioni disciplinari, attualmente esercitate dal CSM. Con l’entrata in vigore della riforma, i due nuovi CSM manterranno solo funzioni amministrative, come le nomine e le assegnazioni, mentre ogni intervento sanzionatorio sarà affidato a questo nuovo organo.
«L’Alta Corte è la vendetta del governo contro i magistrati», ha attaccato il senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Cataldi, evidenziando come la riforma possa compromettere la capacità della magistratura di esercitare un controllo interno indipendente.
Verso il voto finale
Il calendario prevede che il Senato concluda tra oggi e domani le votazioni sugli emendamenti. Poi, da venerdì, una pausa per il weekend prima della ripresa dei lavori martedì 22 luglio, data fissata per il voto finale sul testo.
Una volta approvato a Palazzo Madama, il disegno di legge passerà all’esame della Camera.
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