Redazione 10 Luglio 2025

PagoPA, la piattaforma che agevola le PA ma complica la vita ai cittadini

Doveva essere lo strumento capace di modernizzare i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione e garantire tracciabilità, sicurezza e trasparenza. Invece, a distanza di anni dalla sua introduzione obbligatoria, il sistema PagoPA continua a mostrare criticità e lacune che rischiano di scaricare disagi e costi sulle spalle dei cittadini.

A denunciare la situazione è chi quotidianamente si trova a fare i conti con bollette, tasse, contravvenzioni e tributi vari da pagare attraverso il sistema digitale centralizzato. Se da un lato l’amministrazione pubblica ha trovato un modo per standardizzare e monitorare le entrate, dall’altro il contribuente si scontra con costi aggiuntivi e — soprattutto — con una gestione delle ricevute di pagamento tutt’altro che funzionale.

IL PROBLEMA DEI COSTI AGGIUNTIVI
Uno dei primi nodi riguarda le commissioni bancarie. Se ormai da tempo la maggior parte dei bonifici bancari nazionali è gratuita per i correntisti, il pagamento tramite PagoPA comporta quasi sempre un costo aggiuntivo a carico del cittadino, variabile in base all’istituto bancario o al canale utilizzato. Si va da 1,50 a 1,95 euro per ogni singola operazione, una cifra apparentemente modesta che però, moltiplicata per le decine di micropagamenti obbligatori annui verso la PA, diventa un aggravio non trascurabile.

L’ASSENZA DI DATI ESSENZIALI NELLE RICEVUTE
La questione più spinosa, però, riguarda la mancanza di informazioni essenziali nelle ricevute bancarie rilasciate al termine delle operazioni su PagoPA. In particolare, mentre il sistema registra il pagamento collegato a un codice identificativo della bolletta o dell’avviso, non viene mai riportato il numero del verbale o della cartella a cui quel pagamento è collegato.

Una lacuna che potrebbe sembrare di poco conto, se non fosse che — come già avvenuto in diversi casi — a distanza di anni la Pubblica Amministrazione potrebbe contestare il mancato pagamento di una sanzione, e il cittadino non avrà alcun modo di dimostrare, attraverso il proprio estratto conto bancario o la ricevuta PagoPA, di aver effettivamente saldato quella specifica posizione. Il motivo è semplice: nell’estratto conto o nella ricevuta compare solo il codice bollettino e non il numero di riferimento del verbale, rendendo impossibile -o comunque molto difficile- ogni ricostruzione puntuale.

UN CASO TIPO: IL PAGAMENTO DI UNA MULTA
Per comprendere meglio la criticità, basta analizzare un pagamento standard. Supponiamo che un cittadino versi, tramite PagoPA, l’importo di una multa pari a 141,26 euro. Al termine della transazione la banca addebiterà anche una commissione di 1,95 euro, per un totale di 143,21 euro. Ma nella ricevuta digitale scaricabile o visualizzabile sull’home banking non comparirà alcun riferimento al numero del verbale o all’infrazione contestata. Solo un codice bolletta/avviso e la denominazione dell’ente creditore.

A distanza di tre o quattro anni, se l’amministrazione comunale dovesse inviare un sollecito sostenendo che quella multa non è mai stata pagata, il cittadino, consultando i propri archivi bancari o quelli di PagoPA, troverà un pagamento generico associato a una voce “Ministero Interno Dip.to Pubblica Sicurezza” e a un codice avviso. Ma senza il numero del verbale non sarà possibile collegare con certezza quel pagamento a quella specifica contravvenzione.

LA CONSEGUENZA: UN SISTEMA CHE AIUTA LE PA MA PENALIZZA I CITTADINI
Di fatto, la digitalizzazione dei pagamenti verso la PA è stata progettata per risolvere un problema di gestione interna degli enti pubblici — spesso incapaci di verificare con precisione i bonifici in entrata — scaricando però sugli utenti una serie di “rotture di scatole” burocratiche, come lamentano in molti. Se prima, con il tradizionale bonifico bancario, era possibile inserire nella causale il numero del verbale o del tributo pagato, conservando così una traccia storica personale consultabile anche a distanza di anni, oggi questa possibilità è preclusa dal sistema PagoPA.

Viene meno uno dei presupposti essenziali della digitalizzazione: eliminare il cartaceo e agevolare l’utilizzatore, non caricarlo di ulteriori oneri e complicazioni.

LA SOLUZIONE? UN SISTEMA DI RICEVUTE PIÙ TRASPARENTE

Ciò che manca è un obbligo per gli istituti bancari di restituire al pagatore una ricevuta completa, in cui oltre al codice bollettino compaiano anche i dati del verbale, dati specifici del tributo o della sanzione saldata. Oppure la possibilità di caricare direttamente, in fase di pagamento, il numero di riferimento dell’atto per cui si sta effettuando il pagamento.

Fino a quando non verrà risolta questa criticità, i contribuenti continueranno a pagare due volte: una in denaro e una in tempo e stress, costretti a conservare vecchie notifiche, avvisi cartacei e ricevute sparse per poter dimostrare, in caso di contestazione, di essere stati in regola.

 


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