Il ceto medio italiano, da sempre considerato il punto di equilibrio economico e sociale del Paese, oggi vive una fase di incertezza e disillusione. A raccontarlo è il recente report Censis-Cida che, attraverso dati e analisi, restituisce il ritratto di una fascia sociale che si sente stretta tra troppe tasse, un welfare che arretra e poche opportunità di crescita reale.
Secondo l’indagine, due terzi degli italiani continuano a considerarsi parte del ceto medio, una definizione che, più che sul reddito o sul lavoro, poggia oggi su elementi culturali, interessi personali e competenze. Tuttavia, questa autopercezione convive con una crescente insoddisfazione: il 45% degli intervistati dichiara di avere un reddito compreso tra 16.000 e 35.000 euro annui e il 26% tra 36.000 e 50.000, mentre poco meno della metà ha ridotto consumi e risparmi, vivendo in uno stato di ansia economica.
A pesare su questo scenario è soprattutto la mancanza di prospettive per i più giovani. Il 49% dei genitori investe in attività extrascolastiche per i figli, ma l’ambizione non sembra più essere solo il successo in patria: il 53% manderebbe i propri figli a studiare all’università all’estero e il 24% preferirebbe per loro scuole superiori oltreconfine. Il sogno di una vita migliore, per molti, sembra infatti realizzabile più fuori che dentro i confini nazionali.
Non è solo una questione economica, ma di sistema. Il 71% degli italiani chiede una riduzione delle tasse sul lavoro dipendente, mentre la maggioranza ritiene che il welfare pubblico riesca a garantire solo le prestazioni di base, e spesso nemmeno quelle. Cresce così il ricorso a polizze sanitarie e fondi pensione integrativi privati, mentre chi non può permetterselo resta escluso.
«Il ceto medio è troppo ricco per ricevere aiuti e troppo povero per costruire il proprio futuro», commenta Stefano Cuzzilla, presidente della Cida. «È colpito dal fisco, escluso dal welfare e ignorato nei riconoscimenti. Eppure resiste, investe nei figli e tiene in piedi famiglie e territori con una generosità silenziosa. Ma per quanto ancora potrà farlo senza essere ascoltato?»
Secondo il Censis, la vera sfida sarà riconoscere il valore sociale e produttivo di questo segmento, ripensando il welfare, premiando chi crea valore e alleggerendo la pressione fiscale su lavoro e famiglie.
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