Redazione 7 Maggio 2025

Euro digitale, svolta vicina: nuova spinta politica e dubbi sulla privacy

Il progetto dell’euro digitale torna sotto i riflettori. A distanza di quasi due anni dalla proposta iniziale della Commissione Europea, i capi di Stato e di governo dell’area euro hanno deciso di imprimere un’accelerazione al percorso legislativo che dovrebbe portare alla nascita di una valuta digitale emessa direttamente dalla Banca Centrale Europea, da affiancare a banconote e monete. Una mossa destinata a rafforzare l’autonomia strategica del sistema dei pagamenti europeo, ma che non manca di sollevare interrogativi e perplessità.

Al momento nel mondo sono tre le valute digitali di banca centrale (CBDC) già operative al pubblico: il Sand Dollar alle Bahamas, il JAM-DEX in Giamaica e l’eNaira in Nigeria. E mentre la Cina è ormai a uno stadio avanzato di sperimentazione con il suo yuan digitale, l’Europa sembra ora decisa a colmare il ritardo.

Stando alle linee guida diffuse dalla Banca d’Italia, l’euro digitale sarebbe un mezzo di pagamento elettronico a corso legale, utilizzabile ovunque nell’area euro, sia online che di persona, e garantito dalla BCE. Non intende però sostituire contanti o strumenti di pagamento tradizionali, ma affiancarsi a essi offrendo un’alternativa pubblica e sicura, slegata dal controllo delle piattaforme private.

Il progetto prevede un ruolo centrale per le banche e i prestatori di servizi di pagamento, incaricati di distribuire e gestire l’euro digitale, mantenendo così in parte il modello attuale. Per i consumatori privati, l’apertura e la gestione dei conti digitali non dovrebbero comportare costi, mentre per commercianti e professionisti si ipotizzano commissioni proporzionate e limitate.

Uno degli aspetti più delicati riguarda la tutela della privacy. Se da un lato il regolamento in discussione garantisce un elevato livello di riservatezza, soprattutto per i pagamenti offline — che potrebbero avvenire senza che banche o BCE accedano ai dati delle transazioni —, dall’altro le operazioni online rimarrebbero soggette ai controlli previsti per contrastare frodi, riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Un equilibrio non facile, che suscita timori tra cittadini e consumatori circa una possibile eccessiva tracciabilità.

Il dibattito politico si è riacceso dopo il vertice dei leader europei del 20 marzo scorso, che ha definito il completamento del progetto euro digitale “prioritario per la sicurezza economica dell’Unione”. Un segnale chiaro, confermato anche dalla BCE, che il 17 aprile ha per la prima volta citato ufficialmente la moneta digitale tra gli obiettivi di politica monetaria.

Ora la palla passa al Parlamento Europeo e alla Commissione Economica e Monetaria, dove il relatore incaricato ha già avviato i colloqui con banche, imprese e associazioni di consumatori. Se il 2025 sarà davvero l’anno della svolta per l’euro digitale, dipenderà dalla capacità delle istituzioni di costruire un impianto normativo equilibrato, capace di proteggere i diritti dei cittadini senza rinunciare alle opportunità di innovazione.


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