Redazione 15 Aprile 2025

Pignoramenti 2025: nuovi limiti su stipendi, pensioni, beni e prime case

Pignoramenti 2025: cambiano le regole. Nuovi limiti, importi e possibilità di blocco per chi ha debiti con il Fisco o con creditori privati. Il pignoramento resta la principale arma a disposizione dei creditori — siano essi banche, finanziarie o l’Agenzia delle Entrate — per recuperare somme non pagate, e può colpire beni mobili, immobili, stipendi, pensioni e perfino crediti vantati verso terzi.

Nel 2025 entra in vigore una serie di modifiche che riguardano da un lato i limiti di pignorabilità, dall’altro le procedure per l’avvio e la sospensione delle azioni esecutive. Ecco cosa cambia nel dettaglio.


Stipendi e pensioni: ecco quanto si può pignorare

Per gli stipendi, la legge stabilisce che il pignoramento massimo possibile resta fissato al 20% del netto percepito (esclusi contributi previdenziali e imposte). Tuttavia, il prelievo varia a seconda della fascia di reddito:

  • Fino a 2.500 euro, pignorabile fino al 10%
  • Tra 2.501 e 5.000 euro, pignorabile fino al 14,3%
  • Oltre 5.000 euro, pignorabile fino al 20%

Per le pensioni, la soglia di impignorabilità è fissata a 1.000 euro mensili. Oltre questo importo, vale la regola del quinto, ma solo sulla parte eccedente. Anche qui, si applicano percentuali differenziate:

  • Fino a 1.000 euro, pensione impignorabile
  • Tra 1.001 e 2.500 euro, pignorabile fino al 10%
  • Tra 2.501 e 5.000 euro, pignorabile fino al 14,3%
  • Oltre 5.000 euro, pignorabile fino al 20%

Case e terreni: quando la prima casa è al sicuro

Sul fronte immobiliare, la prima casa resta impignorabile solo se il creditore è un ente pubblico, come l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Se invece il creditore è privato (una banca, una finanziaria o un altro soggetto), la prima casa può essere pignorata, anche se adibita ad abitazione principale.


Le tre nuove regole del 2025

Il 2025 introduce anche tre novità chiave che impattano direttamente sulle modalità e i tempi del pignoramento:

  1. Pignoramento senza cartella esattoriale
    È ora possibile procedere con il pignoramento anche senza invio della cartella esattoriale, grazie al cosiddetto accertamento esecutivo. Si tratta di un atto dell’Agenzia delle Entrate che vale come invito a pagare: dopo 60 giorni dalla notifica e 30 giorni ulteriori senza saldo, può scattare l’esecuzione forzata automatica.

  2. Tempi dimezzati per i debiti fiscali locali
    I Comuni possono attivare procedure di pignoramento rapido per debiti relativi a imposte locali (IMU, TARI, Tosap ecc.). I tempi per l’azione esecutiva passano da 180 a 60 giorni, con facoltà per l’ente locale di prevedere anche forme agevolate di regolarizzazione.

  3. Blocco del pignoramento con 50 euro
    Entra in vigore la possibilità di rateizzare i debiti fiscali partendo da una rata minima di 50 euro al mese. Il pagamento della prima rata consente il blocco immediato delle procedure di pignoramento e anche dei fermi amministrativi sui veicoli, purché la domanda di rateizzazione includa tutti i debiti pendenti. Attenzione, però: saltare anche una sola rata fa decadere il beneficio.

Il nuovo impianto normativo sui pignoramenti per il 2025 punta a snellire le procedure per il recupero dei crediti, ma allo stesso tempo introduce maggiore flessibilità per il debitore, con soglie più chiare e meccanismi per evitare il blocco dei beni essenziali. Una riforma che tocca da vicino milioni di contribuenti e lavoratori, tra tutele e doveri rafforzati.


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