Redazione 14 Aprile 2025

Cassazione: problema tecnico blocca il deposito del ricorso, ma la Corte lo salva in extremis

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9985/2025, ha accolto un ricorso che era stato inizialmente respinto per un errore tecnico del sistema informatico. Il caso, originato da una decisione della Corte d’Appello di Catania, ruotava attorno a due temi centrali: la validità del deposito telematico del ricorso e la corretta applicazione della riduzione di pena prevista dal rito abbreviato.

Il problema tecnico e la rimessione in termini

Il difensore dell’imputato aveva provato a depositare telematicamente il ricorso in Cassazione il 27 luglio 2024, rispettando formalmente i termini. Tuttavia, il sistema rifiutava il deposito a causa di una discordanza nei nomi delle parti, dovuta a un disallineamento tra i dati del primo grado e quelli dell’appello. Il legale si è accorto del problema solo tre giorni dopo, il 30 luglio, quando i termini erano ormai scaduti.

Il ricorso è stato quindi ripresentato il 31 luglio, con una richiesta di rimessione in termini fondata su un malfunzionamento oggettivo e imprevedibile. La Cassazione ha accolto l’istanza, riconoscendo che il mancato deposito nei termini non dipendeva da negligenza, ma da un problema tecnico non imputabile al difensore. Il ricorso è stato così dichiarato ammissibile.

L’errore della Corte d’Appello: pena ridotta meno del dovuto

Nel merito, la Suprema Corte ha anche ravvisato un errore nella determinazione della pena da parte della Corte d’Appello. L’imputato aveva scelto il rito abbreviato, che prevede una riduzione di un terzo sulla pena. Tuttavia, la pena era stata ridotta da 15 mesi a un anno, anziché ai 10 mesi spettanti. La Cassazione ha quindi annullato senza rinvio la sentenza impugnata, rideterminando la pena detentiva in 10 mesi, lasciando invariata la multa a 400 euro.

Un precedente importante

La sentenza rappresenta un precedente rilevante in tema di rimessione in termini per cause tecniche legate al processo telematico. Allo stesso tempo, ribadisce il principio della corretta applicazione delle riduzioni di pena previste dai riti alternativi, a tutela dei diritti dell’imputato.


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