A partire dal 2025, i comuni con più di 5 mila abitanti, insieme a regioni e province, saranno chiamati ad adottare una nuova forma di bilancio: la contabilità economico-patrimoniale. Questa importante novità è parte della riforma 1.15 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e segna un cambiamento significativo nella gestione finanziaria degli enti locali.
Il decreto “Omnibus” fissa la tabella di marcia
Con l’articolo 10 del decreto “omnibus” (dl 113/2024), il governo ha definito le tempistiche per l’attuazione della riforma. Entro il 2026, almeno il 90% degli enti pubblici dovrà aver adottato il nuovo sistema di contabilità, con l’obiettivo di estenderlo a tutte le amministrazioni pubbliche negli anni successivi. Tuttavia, nonostante la chiarezza sui tempi, permangono molte incertezze tra gli operatori su come questa transizione dovrà essere implementata concretamente.
Un cambiamento epocale per la pubblica amministrazione
La contabilità economico-patrimoniale rappresenta una svolta radicale rispetto al passato. Questo sistema, più complesso rispetto alla tradizionale contabilità finanziaria, richiede una gestione accurata delle risorse economiche e patrimoniali degli enti. L’obiettivo è migliorare la trasparenza e l’efficienza nella gestione delle finanze pubbliche, allineandosi ai principi contabili internazionali.
Sfide e opportunità per gli enti locali
Nonostante i vantaggi attesi, l’adozione della contabilità Accrual (cioè della contabilità economico patrimoniale) pone anche sfide significative per gli enti locali, in particolare quelli di dimensioni minori, che potrebbero trovarsi in difficoltà nel gestire la complessità del nuovo sistema. Il governo ha previsto misure di supporto e formazione per accompagnare questa transizione, ma resta da vedere come gli enti locali riusciranno a implementare le nuove regole nei tempi previsti.
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