Redazione 22 Agosto 2024

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Lo stalking sul luogo di lavoro: la Cassazione conferma il reato di mobbing

Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale ha stabilito che il mobbing, ovvero la sistematica emarginazione e umiliazione di un dipendente da parte di un superiore, può configurarsi come stalking lavorativo, un reato punibile secondo l’articolo 612 bis del Codice penale. La sentenza n. 32770 del 21 agosto 2024 segna un importante passo avanti nella tutela dei lavoratori, riconoscendo che una serie di comportamenti ostili può generare un grave stato di ansia o paura nella vittima, costringendola a cambiare le proprie abitudini di vita.

La decisione della Corte: atteggiamenti ostili e conseguenze gravi

Il caso specifico che ha portato a questa sentenza riguarda un docente universitario accusato di una serie di reati, tra cui molestie sessuali nei confronti delle studentesse e abuso di autorità. La Corte ha accolto il ricorso del pubblico ministero contro la decisione del Tribunale del Riesame, che aveva sostituito gli arresti domiciliari con il divieto di dimora e l’interdizione per un anno dall’insegnamento. Il pubblico ministero aveva sottolineato la gravità degli atti persecutori a sfondo sessuale, evidenziando come le studentesse fossero costrette a non rimanere mai da sole nello studio del professore per evitare le sue attenzioni indesiderate.

Un ambiente lavorativo tossico: l’accusa di stalking lavorativo

Il contesto accademico in cui si è verificato il mobbing è stato descritto dai testimoni come un ambiente di lavoro soffocante, dominato da un clima di “mobbing pesante”. Gli specializzandi hanno riferito di essere stati sottoposti a continue pressioni e minacce da parte del direttore del dipartimento, soprattutto quando esprimevano dissenso rispetto alle decisioni prese dall’alto o rifiutavano di eseguire compiti senza la supervisione di un tutor. In alcuni casi, il clima oppressivo ha costretto alcuni studenti a cambiare percorso accademico.

Il dolo nello stalking: conoscenza e volontà di perseguire

La sentenza della Cassazione chiarisce che, per configurare il reato di stalking, non è necessario dimostrare un piano premeditato, ma basta provare che le azioni del superiore siano state condotte con la consapevolezza e la volontà di perseguitare il dipendente, creando un ambiente ostile. La giurisprudenza sottolinea che il mobbing si realizza quando il comportamento del datore di lavoro è volto a umiliare e isolare il dipendente, danneggiando la sua capacità di autodeterminarsi liberamente.


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