Il dibattito sulla stabilizzazione degli addetti all’Ufficio per il Processo (Upp) si riaccende. L’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) ha espresso preoccupazione per la precarietà degli addetti, ma il Ministero della Giustizia ha ribadito che l’Upp, nato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è un progetto straordinario e temporaneo.
Obiettivi e stabilizzazioni
L’Upp, istituito nel 2021, mira a rafforzare l’efficienza del sistema giudiziario. Attualmente conta 9.089 addetti e 3.296 unità tecnico-amministrative. Il Ministero prevede di stabilizzare 6.000 lavoratori a partire da luglio 2026, selezionandoli tramite una graduatoria basata su criteri meritocratici. Tuttavia, chiarisce che la stabilizzazione dell’intero contingente non è economicamente sostenibile, in linea con la natura temporanea del progetto.
Criticità e risposte del Ministero
Il percorso non è stato privo di ostacoli: dimissioni e carenze di personale in alcune aree hanno messo in difficoltà il progetto. Il Ministero ha reagito con scorrimenti delle graduatorie e incentivi economici, riuscendo a contenere la scopertura del personale sotto il 9%. Per il futuro, è previsto un investimento annuo di 136 milioni di euro a partire dal 2027 per mantenere almeno 6.000 addetti tra Aupp e altre categorie professionali.
Ruolo e prospettive future
Il Ministero chiarisce che gli addetti all’Upp resteranno dipendenti amministrativi con funzioni di supporto alla giurisdizione, evitando sovrapposizioni con altre figure professionali. Sono in corso sperimentazioni per definire meglio i confini operativi del loro ruolo.
Il monitoraggio continuo, la digitalizzazione dei processi e la formazione continua sono i pilastri su cui si basa il futuro dell’Upp. Possibile anche un’estensione del modello ad altri uffici giudiziari, ma solo se saranno garantite le risorse necessarie. Il Ministero insiste: «La stabilizzazione totale non è sostenibile, ma il nostro obiettivo è garantire trasparenza e merito».
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