ROMA – La riforma della Corte dei conti avanza tra polemiche e accuse di voler depotenziare il controllo sulla spesa pubblica. Il testo, voluto dalla maggioranza e già approvato in commissione, introduce modifiche sostanziali: riduce le richieste di risarcimento integrale per danno erariale, limita i controlli preventivi e affida maggiore discrezionalità agli amministratori pubblici.
Per i sostenitori della riforma, come Nazario Pagano (Forza Italia), si tratta di una modernizzazione necessaria per superare “la paura della firma” e sbloccare la macchina amministrativa. Le opposizioni, invece, denunciano un colpo mortale ai controlli sugli sprechi: “Via libera all’uso disinvolto delle risorse pubbliche”, attacca Carla Giuliano (M5S).
Il provvedimento limita il potere delle Procure regionali della Corte dei conti e riduce drasticamente i risarcimenti: gli amministratori pubblici, anche in caso di accertata infedeltà, restituiranno solo il 30% del danno. Inoltre, viene ridimensionato il “controllo concomitante”, introdotto nel 2022 per monitorare l’efficacia della spesa pubblica.
I magistrati contabili, tramite l’Associazione nazionale Amcc, parlano di una riforma “sconcertante e irresponsabile”. La presidente Paola Briguori avverte: “Si rischia di scardinare il sistema di responsabilità e controlli”. Anche l’Associazione nazionale magistrati esprime preoccupazione: “Chi governa deve rispettare i pesi e contrappesi della democrazia”.
Lunedì il testo arriverà in Aula per il voto finale, ma il dibattito è destinato a infiammarsi.
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