SOS: una tecnica per sconfiggere lo Stress

Gli ultimi due anni ci hanno messo a dura prova: la pandemia e la guerra ci hanno costretto a cambiare le nostre abitudini, ma anche le nostre relazioni.

Non sarà difficile capire, dunque, perché incontriamo sempre più spesso persone con sintomi di ansia e stress. Sintomi che peggiorano la routine e che rendono difficile la gestione della nostra sfera personale e professionale.

Che cos’è lo stress?

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, lo stress è «la risposta psicologica e fisiologica che l’organismo mette in atto nei confronti di compiti, difficoltà o eventi della vita valutati come eccessivi o pericolosi. La sensazione che si prova in una situazione di stress è di essere di fronte ad una forte pressione mentale ed emotiva».

Non è detto che provochi necessariamente effetti negativi, dato che favorisce l’adattamento ad alcuni stimoli quotidiani, mentali e fisici.

Dobbiamo, quindi, distinguere lo stress positivo da quello negativo.

  • Stress positivo – ma come diavolo fa ad esistere uno stress positivo?! Beh, tanto per intenderci, è quello stress che incontriamo quando ci stiamo concentrando su un esame. Ci dà la carica necessaria per affrontare le sfide che incontriamo nel lavoro, ma anche nella vita. Ecco, questo è lo stress positivo (eustress).
  • Stress negativo – l’eustress ci fa sentire motivati, capaci di raggiungere gli obiettivi, pronti a migliorare la produttività. Invece, lo stress negativo (distress), ci fa avvertire sensazioni spiacevoli, come ansia, preoccupazioni, e in generale sentimenti negativi. Finiamo per mettere in dubbio le nostre capacità di portare a termine un compito. Spesso il distress è accompagnato da disturbi psicosomatici, come mal di testa e insonnia, e comporta un peggioramento graduale delle nostre condizioni di vita.

Sconfiggere lo stress

Ma come possiamo sconfiggere lo stress (negativo)? Un’efficace tecnica antistress è quella di lanciare un SOS, un segnale di richiesta d’aiuto.

Ci sono momenti della nostra vita in cui ci ritroviamo con troppe cose da fare, in pochissimo tempo, e il nostro primo pensiero è quello di fuggire su un’isola deserta dall’altra parte del mondo.

Dato che non hanno ancora inventato un pulsante anti-stress che ci teletrasporta dove vogliamo, dobbiamo affidarci ad altre tecniche per combattere lo stress – forse più efficaci dell’isola deserta.

Gestire lo stress

L’obiettivo non è quello di eliminare completamente lo stress, dato che siamo di fronte ad una naturale risposta del nostro corpo alle sfide della vita. Difficilmente raggiungiamo i nostri obiettivi senza lo stress.

Per lo stress vale la stessa storia dei due lupi (che trovi alla fine dell’articolo). Esiste lo stress buono e quello cattivo, ma noi non dobbiamo sopprimere nulla, perché dobbiamo soltanto imparare a canalizzare le nostre energie fisiche e mentali verso la direzione giusta.

Come fare? Semplice, con la tecnica SOS.

S – Stop

La prima cosa da fare quando lo stress ci travolge è fermarci! Certo, se gli impegni si accavallano l’uno sopra l’altro sarà difficile pensare di fermarsi. Non è un lusso che ci possiamo permettere, quindi il nostro corpo e/o la nostra mente si imporranno, costringendoci a fermarci.

Sarà uno stop con conseguenze più gravi rispetto ad un momento di semplice ozio. Forse è meglio fermarsi e conservare le energie fisiche e mentali, per ripartire nel migliore dei modi.

O – Organizza

Nello stress, l’emozione dominante è la sopraffazione. Spesso questo accade poiché non siamo riusciti a ritagliarci del tempo per fare un quadro preciso della situazione.

Lo stress ci annebbia la vista e ci fa vedere le cose non per ciò che sono, ma per come ci sentiamo. Attività semplici diventano insopportabilmente faticose se navighiamo nell’ansia.

Ma dopo esserci fermati e aver recuperato le nostre energie, dovremo affrontare le sfide e gli ostacoli in maniera oggettiva. Per farlo, dobbiamo scrivere i nostri impegni, fare una lista che comprende tutte le attività che ci passano per la testa (anche i cereali da comprare al supermercato).

Questo esercizio si chiama “brain dump” e ha l’obiettivo di svuotare del tutto la testa dalle preoccupazioni per riversarle su un pezzo di carta o su un file word. Quando i pensieri si concretizzano all’interno di un supporto fisico, automaticamente perdono la loro capacità di stressare il cervello.

S- Seleziona

L’ultimo passaggio della tecnica SOS, forse il più difficile, consiste nel capire a che impegni dare la priorità. Ciò che distingue, infatti, una persona che si destreggia tra le situazioni stressanti da una che soccombe è la capacità di individuare le priorità, focalizzandosi totalmente sulla loro esecuzione.

Se non ci liberiamo delle manie perfezionistiche e continuiamo a dedicare il nostro tempo ad attività poco importanti otterremo un finto senso di controllo e saremo vittime dello stress.

Un punto di partenza per focalizzarci sulle priorità è definire 3 attività fondamentali per dedicargli le prime ore della nostra giornata lavorativa. Cerca di avere ogni giorno un tempo “sacro” dove lavorare su quello che farà la differenza. Meglio fare abbastanza bene quel che serve piuttosto che fare perfettamente quello che non serve!

Se applichi questi 3 principi antistress riuscirai ad affrontare le emergenze lavorative, trasformando in modo radicale il tuo approccio alle situazioni stressanti.

La leggenda dei due lupi

E ora, come promesso, ecco la leggenda dei due lupi 🙂

Nella versione più famosa della leggenda troviamo un anziano della tribù dei Cherokee intento a spiegare al nipotino che nel suo cuore e in quello di tutti gli esseri umani ci sono due lupi: uno nero e uno bianco. Quello bianco è docile e con un buon animo, e quello nero è rabbioso e violento.

Questi due lupi combattono costantemente tra loro. Il nipote chiede all’anziano quale dei due lupi prevarrà sull’altro, e il Cherokee risponde: «Quello che nutriamo di più».

Ma ne siamo così sicuri? Affamare il lupo nero non è proprio una scelta brillante. Forse sarebbe meglio nutrire entrambi i lupi!

Versione alternativa della leggenda

Un giorno, un anziano Cherokee, decise che era giunto il momento di insegnare al nipotino una grande lezione di vita. Lo portò dentro una foresta, lo fece sedere ai piedi di un grande albero e cominciò a raccontagli la lotta che avviene nel cuore degli esseri umani.

«Nella mente e nel cuore di qualsiasi persona c’è uno scontro continuo. Se non prendiamo consapevolezza di ciò, rischiamo di spaventarci e di sentirci confusi, persi e vittime passive degli eventi. È una battaglia che avviene anche nel cuore di una persona anziana e saggia, come me.

Nel mio animo ci sono due grandi lupi: uno bianco e uno nero. Quello bianco è gentile, buono e amorevole. Insegue l’armonia e combatte soltanto per proteggere se stesso e il suo branco. Quello nero, invece, è violento, scontroso e rabbioso. Tutti i contrattempi sono pretesti per accendere la sua ira e per farlo litigare con tutti, senza ragione. Ma la sua rabbia è completamente inutile, dato che non porta altro che guai. Ci sono giorni in cui sembra quasi impossibile convivere con questi due lupi».

«Ma alla fine quale lupo vince?»

«Tutti e due! Vedi, se nutrissi soltanto il lupo buono, quello cattivo sarebbe sempre lì ad attendermi, affamato, pronto ad attaccare a morte il lupo bianco alla prima occasione. Se, invece, gli presto la giusta attenzione, riesco a comprendere la sua natura e a sfruttarne la potenza e la forza nel momento del bisogno. Soltanto così i due lupi riescono a convivere nel mio animo».

«Ma come fanno a vincere entrambi, nonno?»

«Vedi, nipote, nel lupo nero possiamo trovare molte qualità di cui tutti noi possiamo aver bisogno in alcune circostanze. È temerario, astuto e capace di ideare indispensabili strategie per vincere una battaglia. Ha sensi affinati e occhi che, abituati alle tenebre, sono in grado di scrutare ogni movimento salvandoci da imboscate notturne. Se riusciamo ad addomesticare il lupo nero, diventerà il nostro più valido alleato».

Poi, l’anziano Cherokee estrasse due pezzi di carne dalla sua sacca, li gettò a terra e disse: «Ecco un pezzo di carne per il lupo bianco e un pezzo di carne per il lupo nero. Se entrambi saranno sfamati, non lotteranno tra loro per conquistare la mia mente. Sarò quindi in grado di scegliere da solo a quale lupo rivolgermi nel momento del bisogno.

La rabbia repressa, così come il lupo affamato, è molto pericolosa. Non dobbiamo reprimere le sfaccettature del nostro carattere. Dobbiamo imparare a conoscerle, per accettarle e poi sfruttarle quando ne abbiamo bisogno. È così che la lotta tra i due lupi interiori cesserà».

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