Un 60enne di Siena è stato truffato da “Keanu Reeves”. L’uomo credeva di essere entrato in contatto con l’attore di Matrix, che aveva promesso di donargli anelli con brillanti e simili in cambio di una grossa somma di denaro.
L’uomo, però, non sapeva di trovarsi davanti ad un caso di Deepfake.
Cosa sono i deepfake
Il termine Deepfake è nato nel 2017 su Reddit, ma nel giro di pochissimo tempo è arrivato sulla stampa internazionale. La pratica è stata associata ad un grande pericolo, inizialmente per le persone famose, ma ora anche per le persone comuni.
Con questo termine si intendono una serie di video o audio falsi (fake), dove una persona dice o fa cose che non ha mai detto o fatto. Per realizzarli vengono utilizzate delle tecniche informatiche sofisticate, che si basano su algoritmi di AI e di deep learning (da qui il nome).
Questi algoritmi consentono di sovrapporre il volto di una persona ad un corpo che non è il suo, in modo tale che la persona “dica” o “faccia” quello che i deepfake creators vogliono.
Uno degli esempi più classici di deepfake è il video in cui Barack Obama parla dei pericoli della disinformazione e delle fake news – anche se Obama non ne ha mai parlato. I creatori del video hanno aggiunto un volto fake, elaborato al computer, partendo dalle espressioni dell’attore Jordan Peele.
Questo esempio ha reso nota la pratica a livello globale, ma già da tempo giravano sul web decine di video deepfake.
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Diversi tipi di deepfake
C’è chi studia il fenomeno a livello accademico, chi crea video deepfake per divertimento, chi li utilizza per scopi illeciti e video creati ad hoc dai media per metterci in guardia dai pericoli dei deepfake.
Un esempio accademico è “Synthesizing Obama” del 2017. Alcuni ricercatori dell’Università di Washington hanno preso un pezzo di un discorso di Obama e hanno creato diversi video, dove l’ex presidente americano pronunciava le stesse parole con un sincronismo perfetto tra video e audio.
Per la realizzazione del video è stata utilizzata una rete neurale artificiale, ovvero una serie di algoritmi che imitano il modo in cui funzionano i nostri neuroni.
Deepfake divertenti e amatoriali sono i video in cui Nicolas Cage recita in film in cui non ha mai recitato. In questo caso si tratta di test di giovani programmatori, che sperimentano e affinano le proprie capacità.
La vera preoccupazione risiede nei deepfake criminali, come, per esempio, montaggi pornografici di attrici e attori famosi. I criminali in questi casi chiedono al VIP una grossa somma di denaro per non diffondere il video in rete.
I deepfake realizzati dalla stampa, invece, attirano l’attenzione del pubblico sul tema. Un esempio famoso è il messaggio di Natale dove la regina Elisabetta II faceva balletti per TikTok. Alla fine del video è stato inserito anche il “dietro alle quinte”, per far comprendere agli spettatori come si creano i video deepfake.
Allenare gli algoritmi
Un deepfake criminale realizzato contro VIP ha poca credibilità, ma non possiamo dire lo stesso se i protagonisti del video fake sono persone comuni.
Se Mario Rossi diventa il protagonista di un deepfake dove insulta delle persone o si dichiara colpevole di un reato che non ha mai commesso, potrebbe rappresentare un grandissimo problema per lui. Dovrà dimostrare che il video è falso, perché non tutti gli crederanno.
Non servono molti soldi o abilità per creare deepfake, anzi: ci sono già decine di applicazioni (anche gratuite) per cellulare che creano deepfake amatoriali. Affinché questi gli algoritmi di AI e deep learning funzionino, è necessario che vengano addestrati, per fare in modo che riescano a processare audio e video.
I social forniscono tantissimo materiale gratuito per allenare questi algoritmi. Pensiamo ai video in stile TikTok, dove milioni di persone cantano la stessa canzone o compiono gli stessi gesti. Non c’è nulla di meglio di un archivio di video/audio standardizzato per creare deep learning.
I deepfake ingannano tutti
Anche alcuni utenti Binance sono finiti nel mirino di una truffa deepfake. Alcuni hacker, infatti, avrebbero utilizzato un deepfake del CCO di Binance, Patrick Hillmann, per truffare alcuni utenti. Secondo lo stesso Hillmann «il deepfake era così raffinato da convincere diversi membri della comunità crypto tra i più intelligenti in circolazione».
La truffa consisteva nel convincere gli utenti a pagare cifre elevate per vedere il proprio token su Binance. Di recente «c’è stata una crescita nel numero di hacker che fingono di essere impiegati di Binance e manager di altre piattaforme, come Twitter, LinkedIn e Telegram».
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