Scienza e Giustizia: un nuovo esame del Dna per identificare il colpevole

In Italia, per la prima volta, è stato utilizzato il protocollo del laboratorio di genetica forense del Centro regionale antidoping, per un procedimento richiesto da un magistrato dopo che le analisi convenzionali non avevano dato alcun riscontro.

La scienza corre in aiuto della giustizia, con una tecnica che è stata utilizzata per la prima volta in assoluto in Piemonte e che ha consentito di individuare l’autore di un reato, riuscendo laddove le convenzionali analisi genetico-forensi non erano riuscite ad arrivare.

Tutto questo avviene nel laboratorio di genetica forense del Centro regionale antidoping Bertinaria, una struttura di riferimento internazionale per quanto concerne l’investigazione scientifica sulle tracce biologiche, in particolar modo per sulla presenza del Dna.

Le informazioni in sé sono riservate: è un’inchiesta per minacce che si rivolgono ad una personalità ben nota. La tecnica impiegata, tuttavia, è quella che conta.

Il nuovo protocollo tiene conto delle tracce biologiche, dei dati genetico-identificativi, della provenienza geografica, dell’aspetto e dei caratteri fenotipici. Da pochissime cellule di Dna sarà possibile avere un identikit del soggetto che ha lasciato il materiale genetico, anche con un contatto epidermico.

In particolar modo, da determinate tracce di contatto trovate su fogli di carta e su oggetti che sono già stati toccati, è stato possibile isolare i profili del Dna dello stesso soggetto, che sono stati inviati in banca dati nazionale, e che non hanno prodotto corrispondenza.

Il magistrato, a tal punto, ha proseguito le indagini genetico forensi con una nuova procedura ideata da Paolo Garofano, con degli ottimi risultati. Nella prima fase le tracce identificate appartenevano ad un cittadino italiano, con un’analisi effettuata sui profili genetici che sono già stati estrapolati.

Successivamente, con una strumentazione maggiormente sofisticata, si è riusciti ad ottenere dei dati fenotipici crudi (capelli castani e occhi azzurri). I campioni residui sono stati trattati con un pannello di marcatori maggiormente diversificato, che ha consentito di ottenere l’aspetto di chi aveva rilasciato le tracce da contatto.

Caratteristiche particolari relative all’aspetto di un individuo non sembrano essere ancora disponibili, anche se lo saranno in futuro.


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