Potrebbe arrivare attraverso una legge delega la riforma della professione forense, su impulso di un disegno di legge promosso direttamente dall’avvocatura italiana. È quanto emerso ieri al Senato, durante il question time in cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiarito l’orientamento del governo, accogliendo con favore la proposta presentata dal Consiglio Nazionale Forense (CNF).
Un segnale politico di peso, che suggella il lavoro condiviso delle rappresentanze istituzionali e associative dell’avvocatura e che potrebbe presto tradursi in un provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri. Nordio ha definito il testo «una giusta spinta per la modernizzazione di questa nobile professione», sottolineando l’importanza di affrontare questioni cruciali come la regolamentazione della monocommittenza, la riorganizzazione delle incompatibilità, il tirocinio, l’esame di Stato e le collaborazioni continuative.
L’intervento di Nordio è arrivato in risposta a un’interrogazione del senatore Gianni Berrino, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia, che ha chiesto chiarimenti sulle finalità e i contenuti della riforma e sulla possibile introduzione della figura dell’avvocato nella Carta costituzionale. Il guardasigilli ha ribadito il proprio impegno per tutelare i diritti della difesa, ricordando anche la recente firma della Convenzione europea per la protezione degli avvocati.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente del CNF, Francesco Greco, che ha definito «positiva» l’apertura del governo e ha ripercorso il percorso unitario che ha condotto alla proposta: un lavoro collegiale nato su mandato del congresso nazionale forense e condiviso da Ordini, Unioni regionali, associazioni e organismi dell’avvocatura.
La convergenza registrata tra il ministero della Giustizia e il partito di maggioranza relativa rafforza le possibilità di una rapida approvazione. Lo stesso Berrino, avvocato di formazione, ha sottolineato l’urgenza di questa riforma, che — ha detto — «non è soltanto una questione per gli avvocati, ma per tutti i cittadini, perché riguarda il funzionamento della giustizia».
Nei giorni scorsi, lo stesso Ministro, nel corso del dibattito di Siracusa organizzato dal Consiglio nazionale forense e dalle istituzioni forensi siciliane, ebbe modo di spiegare che la riforma dell’ordinamento forense, pure da più parti attesa e sollecitata, resta subordinata al riconoscimento costituzionale della funzione difensiva quale pilastro della giurisdizione.
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