Il progetto più simbolico – e più discusso – del ministro Matteo Salvini arriva a una svolta. Dopo anni di annunci, polemiche e riformulazioni normative, domani il Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) darà il via libera alla spesa pubblica per il Ponte sullo Stretto di Messina: 13,5 miliardi di euro, coperti integralmente dal bilancio statale.
Nonostante l’assenza di un progetto esecutivo definitivo e le numerose criticità aperte, si procederà con la firma del contratto tra la società pubblica Stretto di Messina e il consorzio Eurolink, controllato in larga parte da Webuild. Si tratterà del primo vero passaggio operativo dopo la riattivazione del cantiere normativo nel 2023 con il cosiddetto “decreto Salvini”.
Contratto blindato: penali e vincoli per lo Stato
Con la delibera Cipess, il contratto potrà essere sottoscritto e con esso anche le clausole penali in caso di mancata realizzazione dell’opera. È su questo punto che si concentra il fuoco delle opposizioni. Il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli, denuncia un rischio concreto per le casse pubbliche: “Lo Stato potrebbe essere costretto a pagare fino a 1,5 miliardi di euro se il ponte non verrà costruito”, ha dichiarato, ricordando un precedente contenzioso del 2011 in cui i privati chiedevano un risarcimento pari al 10% del valore dell’opera.
La società Stretto di Messina ridimensiona l’allarme: le penali saranno al massimo del 5% sui lavori non eseguiti, e solo entro quattro quinti del valore residuo del contratto. “Una soglia dimezzata rispetto a quella prevista dal codice degli appalti”, fanno sapere i vertici della società pubblica, che si impegnano a rendere pubblici tutti i contratti.
Tuttavia, una cosa è certa: una volta firmato l’accordo, lo Stato avrà obblighi giuridici concreti verso i soggetti privati, con l’impossibilità di fare marcia indietro senza pesanti conseguenze economiche.
Un progetto senza tutti i permessi (e con tante incognite)
A oggi, il progetto esecutivo non è ancora completo. Il ministero dell’Ambiente ha dato l’ok con prescrizioni e la Commissione europea non si è ancora espressa sulla compatibilità ambientale, soprattutto per quanto riguarda le aree naturali non ripristinabili. Il governo italiano ritiene che Bruxelles non abbia voce in capitolo, ma gli ambientalisti e alcune forze parlamentari stanno lavorando per ottenere una presa di posizione ufficiale dall’esecutivo UE.
Intanto restano congelati i pareri dell’INGV, ISPRA e ANAC, che secondo Bonelli sono stati “esautorati” dalla procedura di valutazione. Proprio l’ANAC (Autorità Anticorruzione) ha recentemente sollevato dubbi sull’equilibrio del meccanismo contrattuale, giudicandolo “sbilanciato a favore dei privati”.
Anche sul fronte tecnico, si continua a ragionare per “stralci”: i cantieri potranno essere aperti a fasi, senza attendere l’approvazione del progetto completo. Una scelta che consente di accelerare i tempi, ma che aumenta i margini di rischio, anche normativo.
Salvini esulta: “Momento storico”, ma le incognite restano
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini parla di “momento storico”, ricordando come il progetto si fosse arenato già dai tempi del governo Berlusconi, e sottolineando che l’opera è ora considerata da Palazzo Chigi “strategica anche a fini militari nell’ambito NATO”.
Tuttavia, la configurazione attuale è ben diversa da quella del passato: il costo è interamente a carico dello Stato, e non più suddiviso con i privati. Il nuovo importo di 13,5 miliardi è stato determinato con un emendamento proposto dalla Lega, calcolando l’aumento dei prezzi delle materie prime rispetto ai valori del 2010.
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