Per il vicepresidente del Copasir Cospito è «un influencer della mafia»

A Palazzo Chigi l’imbarazzo si è trasformato in preoccupazione, a causa delle parole pronunciate dal deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli, che hanno scatenato un putiferio all’interno dello stesso governo

Per poter attaccare le opposizioni che chiedevano chiarimenti sulla gestione, da parte del governo, del caso dell’anarchico Alfredo Cospito, Donzelli ha letto in aula delle intercettazioni segrete tra l’uomo e alcuni mafiosi detenuti al 41-bis, chiedendo al Pd se è dalla parte «dei terroristi o dello Stato».

Sarebbe stato il sottosegretario alla Giustizia di FdI Andrea Delmastro Delle Vedove a riferire queste informazioni riservate al collega.

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Cospito, che attualmente sta continuando il suo sciopero della fame contro il 41-bis, sarebbe entrato in contatto con alcuni mafiosi detenuti in carcere. Per Donzelli, il primo incontro di Cospito con un mafioso risale allo scorso dicembre. Per lui, l’anarchico è «un influencer che la mafia sta utilizzando per far cedere lo Stato sul 41-bis. È un terrorista, e lo rivendicava con orgoglio dal carcere».

Secondo i documenti, mentre passava da un ramo all’altro del penitenziario, Cospito avrebbe parlato con Presta, un «killer di rara freddezza, uno che ha messo in proprio una ‘ndrina, un boss della ‘ndrangheta».

Presta lo avrebbe spronato ad andare avanti. Cospito avrebbe risposto: «Fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni». Per Presta «sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l’ergastolo ostativo».

Ci sarebbe stato, a quanto pare, anche un incontro con uno degli esponenti del clan dei Casalesi, Francesco Di Maio. «Pezzetto dopo pezzetto, si arriverà al risultato, che sarebbe l’abolizione del 41-bis». L’anarchico avrebbe risposto che tutto questo «deve essere una lotta contro il regime 41-bis e contro l’ergastolo ostativo, non deve essere una lotta solo per me. Per me, noi al 41-bis siamo tutti uguali».

L’ira di Nordio

L’intervento in Aula di ieri doveva servire semplicemente a sottolineare come il trasferimento di Cospito dal carcere di massima sicurezza non c’entrava nulla con l’intransigenza del suo partito sul 41-bis. Tuttavia, Donzelli si è spinto oltre, al fine di attaccare l’opposizione.

Tutto questo ha provocato l’ira di Nordio, vista la fuga di notizie dal suo dicastero, costringendo il Presidente del Consiglio ad intervenire per tentare di limitare il danno.

L’unico che si è esposto per solidarizzare con Donzelli è stato Salvini: il resto del centrodestra, invece, ha preso le distanze, in silenzio, mentre Carlo Nordio chiedeva al gabinetto di verificare ciò che è accaduto.

Alla fine, il danno maggiore di questo scandalo politico ricade su Giorgia Meloni, che dovrà cercare di abbassare le tensioni e preservare i dirigenti del suo partito. La polemica, infatti, sembra destinata a crescere.

L’obiettivo dell’opposizione è quello di mettere in difficoltà il premier sul tema della giustizia. Secondo Costa (Terzo Polo): «Se è vero che mira a debellare l’uso mediatico delle intercettazioni, non può far passare che un suo esponente riveli notizie riservate addirittura in un dibattito parlamentare».

Secondo il vicepresidente del Copasir non sono state divulgate intercettazioni, «ma ho parlato di quanto riportato in una relazione al ministero di Giustizia di cui, in quanto parlamentare, potevo conoscere il contenuto. Non ho violato segreti».

Continua Donzelli nella sua intervista al Corriere della Sera: «Quelle che ho riferito non erano intercettazioni, ma una conversazione captata in carcere e inserita in una relazione del ministero della Giustizia del cui contenuto, in quanto parlamentare, potevo essere messo a conoscenza. Paradossale che i parlamentari del Pd, invece di spiegare perché sono andati a trovare Cospito e cosa pensano del 41-bis, attacchino me».

Non fa passi indietro, quindi. «Io ho solo chiesto ai parlamentari del Pd di essere chiari sul tema del 41-bis e nello specifico di Cospito al 41-bis. Loro balbettano. Usciti dal carcere, hanno detto che la pena deve essere umana. Ma Cospito non patisce alcun trattamento disumano. Si scusino loro, con gli italiani. Cospito sta facendo una battaglia per tutti i detenuti che vivono il suo stesso regime carcerario, e i mafiosi fanno il tifo per lui».

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